“Abbiamo un paese che è di parole. E tu parla, che io possa fondare la mia strada pietra su pietra.
Abbiamo un paese che è di parole, e tu parla, così che si conosca dove abbia termine il viaggio.”

Mahmud Darwish

sabato 21 marzo 2009

"Per favore, boicottate Israele"

Lettera di ebrei israeliani al Consiglio comunale di una cittadina americana del Michigan

lettera che un gruppo di "ebrei israeliani" ha mandato al Consiglio comunale della città di Ann-Arbor, nello stato americano del Michigan

"Abbiamo appreso di un'iniziativa dei cittadini di Ann-Arbor perché il Consiglio comunale di Ann-Arbor lanci una campagna di disinvestimento dagli investimenti eventualmente fatti in compagnie o fondi che intrattengano rapporti con Israele. Noi appoggiamo con forza questa iniziativa. Tutti noi firmatari siamo ebrei israeliani. (...)

Ci sono molti ebrei israeliani come noi, attivisti per i diritti umani, fortemente impegnati in attività politiche dirette a persuadere il nostro governo a cessare immediatamente la sua occupazione militare sulla popolazione palestinese e della terra palestinese.

Molti di noi ricordano l'efficacia della campagna di disinvestimento del Sudafrica. Grazie in particolare al movimento per il disinvestimento, la popolazione nera del Sudafrica non deve più fronteggiare i carri armati e la polizia nell'esercizio dei propri diritti politici elementari.

Vogliamo ringraziare il Consiglio comunale di Ann-Arbor per il coraggio mostrato nel porsi a fianco della popolazione nera del Sudafrica, sofferente e costretta al silenzio. Noi sappiamo che nell'86 voi approvaste una risoluzione per il totale disinvestimento contro l'apartheid. (...)

Oggi molti attivisti israeliani per i diritti umani vi sarebbero molto grati se voi poteste rendere un analogo servizio umanitario alla popolazione palestinese. Come atto di semplice solidarietà.

Oggi, la maggioranza dei tre milioni di palestinesi vive sotto la più brutale occupazione militare israeliana.

È per questo che noi speriamo che voi approverete la più forte risoluzione possibile perché Ann-Arbor si ritiri da ogni investimento, transazione o fondi di pensione che eventualmente abbia in compagnie o fondi che intrattengano affari con Israele.

Noi speriamo che voi vi ricordiate quanto bene abbiate fatto per il Sudafrica, e che oggi facciate lo stesso per i milioni di palestinesi, che devono affrontare un analogo strangolamento razziale ed etnico, sotto il controllo di uno Stato estremamente potente e militarizzato.

La 'democrazia israeliana', di cui sentite molto parlare, non è assolutamente tale quando ha a che fare con questi tre milioni di palestinesi, che da generazioni vivono sotto l'occupazione militare israeliana. Il potere militare israeliano conta su armi nucleari, un'infinità di elicotteri e carri armati, e su miliardi di dollari elargiti ogni anno dal governo degli Stati uniti. Lo smisurato arsenale israeliano oggi è dispiegato contro una popolazione civile palestinese lasciata completamente sola, ogni persona sigillata nel suo villaggio dai tanks e dal filo spinato.

Lasciate che noi premiamo sul governo di Israele - più forte di tutti i suoi vicini messi insieme - perché liberi immediatamente la popolazione palestinese dalla più razzista delle occupazioni militari.

Noi non vogliamo che la popolazione palestinese rimanga ancora imbottigliata, alla mercé di una occupazione militare soffocante. (...)

È evidente che gli israeliani e palestinesi, che lavorano insieme contro questa occupazione militare violenta e razzista, saranno incoraggiati nel sapere che voi ci avete dato ascolto nel vostro Consiglio comunale. Per favore, decidete di disinvestire dalle compagnie e fondi che fanno business in Israele".

Seguono 21 firme fra cui Rony Armon, di Tel Aviv; Rachel Giora, professoressa di linguistica all'università di Tel Aviv; Jacob Katriel, professore all'Istituto israeliano di Tecnologia; Hanna Knaz, del kibbutz Gan Shmuel; Anat Matar, associato di filosofia all'università di Tel Aviv; Allegra Pacheco, magistrato; Tanya Reinhart, professoressa di linguistica dell'università di Tel Aviv; Aharon Shabtai, poeta; Gideon Spiro, giornalista di Gerusalemme.

Appello della Società Civile Palestinese

al boicottaggio, al ritiro degli investimenti e all'applicazione di sanzioni contro lo stato di Israele fino a quando non rispetterà il Diritto Internazionale ed i Principi Universali dei Diritti dell'Uomo

9 Luglio 2005

Un anno dopo lo storico parere consultivo della Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) che ha giudicato illegale il Muro costruito da Israele nei territori Palestinesi occupati, Israele continua la costruzione del Muro coloniale in totale disprezzo della decisione della Corte. Dopo 38 anni di occupazione della Cisgiordania Palestinese (compresa Gerusalemme Est), della Striscia di Gaza e delle alture siriane del Golan, Israele continua a espandere le colonie ebraiche. Israele si è annessa unilateralmente Gerusalemme-Est occupata e le alture del Golan e sta ora di fatto annettendosi per mezzo del Muro parti importanti della Cisgiordania.

Israele si sta anche preparando – all'ombra del suo previsto ritiro dalla Striscia di Gaza – a costruire e espandere le colonie nella Cisgiordania. Cinquantasette anni dopo che lo Stato di Israele è stato costituito sulla terra ripulita etnicamente dei suoi proprietari palestinesi, una maggioranza di palestinesi sono profughi, molti dei quali senza una nazione. Inoltre, il rafforzato sistema israeliano di discriminazione razziale contro i suoi cittadini Arabo-Palestinesi rimane intatto.

Alla luce delle sistematiche violazioni del diritto internazionale da parte di Israele, e

Dato che, dal 1948, centinaia di risoluzioni dell'ONU hanno condannato le politiche coloniali e discriminatorie di Israele come illegali e sollecitato immediati, adeguati e effettivi rimedi, e

Dato che tutte le forme di intervento internazionale e di peace-making hanno fino ad ora fallito nel convincere o forzare Israele a rispettare le leggi umanitarie, i diritti umani fondamentali e a porre termine alla occupazione e all'oppressione del popolo palestinese, e

In considerazione del fatto che persone di coscienza nella comunità internazionale si sono storicamente prese la responsabilità morale di combattere l'ingiustizia, come esemplificato dalla lotta per l'abolizione dell'apartheid in Sud Africa attraverso diverse forme di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni;

Inspirati dalla lotta dei Sudafricani contro l'apartheid e nello spirito di solidarietà internazionale, coerenza morale e resistenza all'ingiustizia e all'oppressione,

Noi, rappresentanti della società civile palestinese, chiediamo alle organizzazioni internazionali della società civile ed alle coscienze degli uomini di tutto il mondo di imporre ampi boicottaggi e realizzare iniziative di disinvestimento contro Israele simili a quelle applicate al Sud Africa nel periodo dell'apartheid. Noi facciamo appello a voi perchè facciate pressione sui vostri rispettivi stati per imporre embargo e sanzioni contro Israele. Noi invitiamo anche gli israeliani di buona volontà a sostenere questa richiesta, nell'interesse della giustizia e di una pace effettiva.

Queste misure punitive non-violente dovrebbero essere mantenute fino al momento in cui Israele fa fronte ai suoi obblighi di riconoscere il diritto inalienabile del popolo Palestinese all'autodeterminazione e di rispettare completamente le norme del diritto internazionale:

• Ponendo termine alla occupazione e alla colonizzazione di tutte le terre arabe e smantellando il Muro

• Riconoscendo i diritti fondamentali dei cittadini Arabo-Palestinesi di Israele alla piena uguaglianza

• Rispettando, proteggendo e promovendo i diritti dei profughi palestinesi al ritorno nelle loro case e nelle loro proprietà come stabilito nella risoluzione 194 dell'ONU

Questo appello è stato sottoscritto da oltre 170 organizzazioni (partiti politici, sindacati e associazioni) che rappresentano in modo integrato le tre parti del popolo Palestinese: i profughi palestinesi, i palestinesi sotto occupazione e i palestinesi cittadini di Israele.

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