“Abbiamo un paese che è di parole. E tu parla, che io possa fondare la mia strada pietra su pietra.
Abbiamo un paese che è di parole, e tu parla, così che si conosca dove abbia termine il viaggio.”

Mahmud Darwish

domenica 4 ottobre 2009

E' morto Marek Edelman, partigiano ebreo antisionista

E' morto, il 2 ottobre, Marek Edelman, vice-comandante dell'insurrezione del ghetto ebraico di Varsavia del 1943 contro i nazisti, divenne il reggente della rivolta dopo l'uccisione del leader Mordechai Anielewicz. Ebreo antisionista, nacque a Homel (oggi Bielorussia) nel 1919. Fece parte del Bund, il partito socialista operaio ebraico della Russia zarista, marcatamente avverso alla dottrina del sionismo. Nel 1942, come dirigente della gioventù del Bund, Edelman fondò, nella clandestinità, l'Organizzazione ebraica di combattimento, per la resistenza contro i nazisti.

Nei riguardi dell'epica insurrezione del 1943 Edelman ha sostenuto che, sebbene la sconfitta fosse inevitabile, la rivolta dimostrò le capacità di resistenza degli ebrei una volta sconfitta l'apatia e passività dei dirigenti tradizionali della comunità, passività che portò, prima della rivolta in breve tempo alla deportazione e morte dei due terzi delle 400 mila persone racchiuse dai nazisti nel ghetto della capitale polacca. Marek Edelman riuscì a salvarsi dalla distruzione completa del ghetto fuggendo attraverso le fognature aiutato dai partigiani dell'Armya Ludowa, l'esercito popolare, prevalentemente comunista, cui si associò continuando la resistenza e participando all'insurrezione di Varsavia nel 1944.

Dopo la fine della guerra si rifiutò di trasferirsi sia in Israele che negli Stati Uniti, studiò cardiologia a Lodz, diventando poi cardiochirurgo. Per nulla idialliaci i rapporti tra Edelman e Israele, che furono contraddistinti da una radicale critica dell'ex partigiano alle fondamenta dello Stato d'Israele così come da un laconico biasimo da parte dell'intellighenzia sionista nei suoi confronti. La contigenza più aspra si verificò nel 2002, nel quadro del processo mosso da Israele al leader palestinese Marwan Barghouti: Edelman scrisse una lettera alla resistenza palestinese, riconoscendola politicamente e definendola letteralmente come tale. (dal sito: infoaut.org)

giovedì 1 ottobre 2009

proiezione video-documentario


Sabra e Shatila

L’uscita recente di numerosi film tra cui Lebanon di Samuel Maoz (Israele 2009), mistificano il ruolo degli israeliani in Libano e Palestina. Si cerca attraverso una campagna mediatica di edulcorare le responsabilità militari degli israeliani nel massacro di Sabra e Shatila e più in generale sulla politica colonialista e razzista portata avanti dallo stato di Israele.
Se capovolgere l’invasore con l’invaso è aberrante, non di meno il metterli sullo stesso piano corrisponde a prendere la parte del più forte, l’invasore.
Per questi motivi è importante ricordare cosa successe tra il 16 al 18 Settembre 1982. Nel corso di due notti e tre giorni, furono assassinati nei campi profughi palestinesi di Sabra e Shatila in Libano  tra 1.000 e 3.000 civili palestinesi, soprattutto donne, bambini e anziani. Il numero esatto delle vittime è ancora sconosciuto. Questo massacro fu compiuto dalla milizie fasciste libanesi supportate dalle truppe dello stato di Israele. La logistica della strage fu pianificata dall'allora ministro della difesa Ariel Sharon.
E’ per questo che il Comitato Palestina Bologna organizza una serata dedicata ai tragici avvenimenti dell’82.

Proiezione
film-documentario

Massacro
Il film-documentario presenta interviste dirette ai carnefici che hanno partecipato al massacro. Il film collega le disposizioni psicologiche degli autori con il loro ambiente politico, e gli approcci dei loro racconti e il fenomeno della violenza collettiva.

Mercoledì 14 ottobre ore 21.00
HUB via Serra 2/G Bologna

COMITATO PALESTINA BOLOGNA
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