“Abbiamo un paese che è di parole. E tu parla, che io possa fondare la mia strada pietra su pietra.
Abbiamo un paese che è di parole, e tu parla, così che si conosca dove abbia termine il viaggio.”

Mahmud Darwish

lunedì 27 dicembre 2010

27 DICEMBRE 2008, A GAZA IL CIELO SI OSCURO’

Gli aerei israeliani colpirono per tutto il giorno la Striscia. Era l’inizio di «Piombo fuso» che dopo tre settimane avrebbe lasciato sul terreno 1.400 palestinesi morti, tra i quali centinaia di donne e bambini. Oggi a Roma la commemorazione delle vittime.


Gerusalemme, 27 dicembre 2010, Nena News – Apparvero in cielo all’improvviso intorno alle 11.30, le decine di cacciabombardieri israeliani che il 27 dicembre di due anni fa colpirono massicciamente e in più punti la Striscia di Gaza facendo strage in particolare di agenti di polizia riuniti per una cerimonia ufficiale.

...non dimenticate il muro

Natale in Cisgiordania

Anche Babbo Natale contro il muro


da Nena-news del 25 dicembre 2010

domenica 12 dicembre 2010

Urgentissimo! Solidarietà con Enzo Iacopino!

Riceviamo da Freedom Flotilla - Roma, roma@freedomflotilla.it:


Care compagne e cari compagni,
come certamente sapete, per domani mattina (13 dicembre 2010) è convocata una conferenza stampa a Roma per presentare la Freedom Flotilla 2, con la presenza di alcuni compagni della Coalizione Internazionale. La conferenza stampa si terrà presso la sede nazionale dell'Ordine dei Giornalisti, In Via Parigi n. 11, dalle ore 11.00.

Da alcuni giorni, la Israel Lobby si è scatenata contro il Presidente dell'Ordine, Enzo Iacopino, chiedendone le dimissioni, perchè "colpevole" di ospitare la nostra conferenza stampa. La canea, guidata dai soliti Fiamma Nirenstein, Claudio Pagliara, Dimitri Buffa e dal sito Informazione Corretta, è fatta anche da un massiccio invio di mail di protesta.
Il Presidente Iacopino non si è lasciato intimidire ed ha confermato l'ospitalità nella sede dell'O.d.G. per la conferenza stampa. E' assolutamente necessario ed urgente manifestare solidarietà al Presidente Iacopino, per cui, chiediamo a tutte e tutti di inviare immediatamente a nostra volta mail ai seguenti indirizzi:

enzo.iacopino@odg.it e, per conoscenza (Cc) a enrico.paissan@odg.it e giancarlo.ghirra@odg.it

Di seguito, una proposta di testo che ognuno può rielaborare come meglio crede. L'importante è che le mail partano subito e che siano tantissime, per cui l'invito è a diffondere questo appello a quanta più gente possibile.

Gentile Presidente Iacopino,
a fronte degli attacchi strumentali che Le vengono rivolti per aver consentito lo svolgimento di una conferenza stampa per illustrare la prossima Freedom Flotilla che dirigerà verso la Striscia di Gaza, Le esprimiamo i sensi della nostra solidarietà e della nostra stima per la sensibilità democratica dimostrata.
Garantire il diritto di informazione è una delle più nobili manifestazioni di democrazia e ci auguriamo che in molti seguano il Suo esempio.

sabato 4 dicembre 2010

...A PROPOSITO DI ACQUA BENE COMUNE

La questione dell'acqua rappresenta un aspetto fondamentale della strategia di occupazione israeliana nei Territori Palestinesi Occupati, nel Golan, e nella Striscia di Gaza. Il mito sionista di "far fiorire il deserto", infatti, è attuato impedendo ai Palestinesi di accedere alle risorse idriche legalmente, tecnicamente e fisicamente e creando condizioni che li spingano ad abbandonare le loro terre.

Israele si è appropriato di tutte le risorse idriche ed i palestinesi sono costretti a pagare la propria acqua alla azienda idrica israeliana, Mekorot, a prezzi superiori rispetto a quelli vigenti per gli israeliani. Il consumo medio annuale di un israeliano (357 mc) è quattro volte più elevato di quello di un Palestinese di Cisgiordania (84,6 mc). La Mekorot, rifornisce gli israeliani, compresi quelli delle postazioni militari israeliane e delle colonie, ininterrottamente. I Palestinesi, invece, a causa di interruzioni arbitrarie di erogazione, sono obbligati a fare riserva di acqua piovana e ad usare camion‐cisterna, facendo rincarare il prezzo dell’acqua.
Mentre i coloni israeliani utilizzano l’acqua per piscine, prati e per “far fiorire il deserto”, i palestinesi impiegano l'acqua prevalentemente in agricoltura. La quantità d’acqua a disposizione degli agricoltori della Cisgiordania è molto inferiore a quella impiegata dai coloni.
I Palestinesi non hanno il diritto di perforare pozzi senza l’autorizzazione militare israeliana, mentre i coloni lo possono fare e sempre più a grandi profondità. Con vari espedienti Israele cerca di sottrarre o distruggere i pozzi palestinesi. Lo stesso tracciato del Muro è stato concepito anche con l'intento di separare i pozzi dalle terre, provocando l’abbandono dei territori e la loro confisca da parte di Israele.

La politica di appropriarsi delle risorse è chiaramente parte del progetto sionista.

Comitato Palestina Bologna

mercoledì 1 dicembre 2010

Dabka BDS



Responsabilità e il Movimento BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni)
La legge internazionale vieta la discriminazione e il trasferimento forzato sulla base della nazionalità, etnicità o religione. Le risoluzioni ONU affermano il diritto all'auto-determinazione del popolo palestinese e il diritto per gli sfollati al risarcimento, includendo il loro diritto al ritorno alle loro case e alle loro proprietà. Gli Stati e le Nazioni Unite hanno fallito nel sostenere la responsabilità di Israele e nel tutelare i diritti del popolo palestinese. Le organizzazioni della società civile di tutto il mondo sono intervenute per esprimere solidarietà con i palestinesi e far rispettare la responsabilità. Esse vogliono il perseguimento dei colpevoli di crimini di guerra e crimini contro l'umanità e lavorano per la campagna per il BDS contro Israele fino a quando non sarà conforme al diritto internazionale.
(dal calendario di BADIL)

domenica 28 novembre 2010

FREEDOM FLOTTILLA 2



La prossima primavera decine di navi da tutto il mondo tenteranno di rompere l'assedio nella Striscia di Gaza. Ne farà parte anche una nave italiana che porterà il nome di Stefano Chiarini.

La campagna italiana per Freedom Flottilla 2 è stata presentata a Roma il 27 novembre scorso. In tale occasione è stato consegnato a Vauro, che ha disegnato il logo per questa campagna, il biglietto n.1



Il manifesto della Freedom Flottilla 2

mercoledì 24 novembre 2010

Sionismo. Un tabù depassè

di Sergio Cararo

La discussione e la denuncia del sionismo non è oggetto di scontro politico e polemiche solo in Italia ma lo è da tempo anche nelle sedi internazionali.

Il 16 dicembre 1991, in un clima politico internazionale, caratterizzato dalla dissoluzione dell’URSS e dall’esito della prima Guerra del Golfo contro l’Iraq, con due righette che recitavano testualmente – “L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite decide di revocare la determinazione contenuta nella propria Risoluzione 3379 del 10 novembre 1975” – veniva approvata una nuova risoluzione – la 4686 – che revocava una precedente risoluzione dell’ONU, quella appunto che riteneva il sionismo una forma di razzismo. Caso forse unico nella storia, l’ONU abrogava una sua stessa risoluzione.

giovedì 18 novembre 2010

CONFERENZA PUBBLICA

VENERDI 19 NOVEMBRE ORE 18.30
Centro Interculturale Zonarelli
Via Giovanni Antonio Sacco, 14 Bologna


Intervengono:
Vera Pegna (Fondazione Lelio Basso - sezione internazionale)
Fausto Gianelli (Giuristi democratici)
Vincenzo Brandi (Forum Palestina)
Collettivo Autorganizzato Universitario - Napoli


Promuovono:
Comitato Palestina Bologna
Ass. Sopra i Ponti
Bologna Prende Casa

Palestina: una terra cancellata dalle mappe. Dieci domande sul sionismo

Cosa è il sionismo? Tutti gli ebrei sono sionisti? Tutti i filo-sionisti sono filo-ebrei? Quali relazioni tra sionismo e politica internazionale? Perché politici e star italiane, quali Saviano e Raiz, ci tengono a propagandare lo Stato di Israele come bello e democratico? Cosa ha a che fare il sionismo con la cancellazione della Palestina e come la sta attuando?



Approfondimenti nel libro:

Palestina: una terra cancellata dalle mappe.
Dieci domande sul sionismo

Atti del Convegno di Roma (28 - 29 novembre 2009)
a cura del Forum Palestina


che sarà presentato a Bologna il 19 novembre 2010 ore 18,30
presso il Centro Zonarelli - via Sacco 14


martedì 16 novembre 2010

Capire le ragioni della resistenza palestinese vuol dire capire cosa è il sionismo

Capire le ragioni della resistenza del popolo palestinese, vuol dire capire contro cosa combattono. Il sionismo è il vero ostacolo alla pace in Palestina, essendo una ideologia razzista e colonialista. E’ per queste ragioni che il Comitato Palestina Bologna organizza una conferenza pubblica venerdi 19 novembre alle ore 18.00 presso il Centro Interculturale Zonarelli in via G.A.Sacco n.14 a Bologna dal tema: PALESTINA, UNA TERRA CANCELLATA DALLE MAPPE - 10 DOMANDE SUL SIONISMO. Alla conferenza parteciperà Vera Pegna della Fondazione Lelio Basso-sezione internazionale, Fausto Gianelli dei Giuristi Democratici, il collettivo autorganizzato universitario di Napoli e Vincenzo Brandi del Forum Palenstina. All’interno della conferenza verranno presentati gli atti del convegno di Roma dello scorso novembre a cura del Forum Palestina sul sionismo.



domenica 14 novembre 2010

Una video - lettera a Israele

di Lauren Booth
(attivista britannica, a bordo della Freedom Flotilla attacata a maggio dalle forze armate israeliane)

L' "industria dell'Olocausto" in tribunale

Finisce davanti al tribunale di New York l'industria dell'Olocausto denunciata da Norman Filkestein nel suo libro*



da Il Sole 24 Ore dell'11 novembre
«Truffa al fondo per la Shoah» di Claudio Gatti

I falsi invalidi, i falsi braccianti agricoli, i falsi pensionati, tutto già visto e già fatto. Ma i falsi superstiti dell'Olocausto? Spacciarsi per invalido al fine di incassare un'indennità non dovuta è prassi diffusa un po' ovunque, ma farsi passare per ebreo e vittima della persecuzione nazista per truffare il governo tedesco non è da tutti.

sabato 13 novembre 2010

Il castello rosso e la linea senza legge a Oslo

di Ilaria Lupo

Ramallah, 10 novembre 2010, Nena News - The Red Castle and the Lawless Line è il titolo dell’ esposizione di Decolonizing Architecture – in collaborazione con UNESCO e AlQuds University/Bard Honors College – presentata presso lo Spazio 0047 di Oslo in occasione della Triennale di Architettura.


Ilan Pappe: cambiare il proprio vocabolario con Israele

Lo storico, in Cisgiordania lunedì scorso davanti a una platea di oltre 400 persone, ha sottolineato la necessità di cambiare il proprio "dizionario" quando si parla di Israele. Che, afferma con decisione, ormai e' uno Stato "criminale e razzista".


lunedì 25 ottobre 2010

Brigate Internazionali pacifiste o nuovo metodo eurocentrico di ingerenza nella resistenza palestinese?

di Fernando Casares *
Noi che appoggiamo la degna e giusta causa palestinese dall’estero facciamo parte di un movimento internazionale. Un movimento ha la caratteristica di essere un’organizzazione di persone che si associano seguendo un’idea e iniziativa precisa (o varie di esse) e indubbiamente rappresenta i più diversi settori della società nel suo spettro ideologico.

domenica 17 ottobre 2010

Collaborazioni scientifiche israelo-palestinesi e riconciliazione

Le collaborazioni scientifiche israelo-palestinesi rappresentano un surrettizio paravento del contesto nel quale esse si svolgono: l’asimmetria perdurante tra uno stato oppressore e un popolo oppresso.


DI ANGELO STEFANINI *

È stato praticamente ignorato in Italia il comunicato di studenti e professori palestinesi[1] che disapprova un progetto di collaborazione tra l’università La Sapienza di Roma, l’università palestinese Al Quds di Gerusalemme e tre università israeliane, iniziativa patrocinata dal Ministero degli Esteri italiano e Unesco. Nessuna meraviglia per tale silenzio in un momento in cui, nonostante la campagna di boicottaggio contro Israele[2] stia crescendo visibilmente a livello internazionale, i principali media italiani se ne tengono prudentemente a distanza. Per un sostenitore della teoria del complotto tutto ciò ha un chiaro significato.

La Repubblica Ebraica di Israele

Prestare giuramento ad uno Stato ebraico può essere determinante per il destino dello Stato stesso. Si rischia di trasformare il Paese in una teocrazia come l'Arabia Saudita.

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Gideon Levy
Ricordate questo giorno. È il giorno in cui Israele cambia la sua natura. Di conseguenza, il suo nome potrebbe trasformarsi in “Repubblica Ebraica d'Israele”, proprio come la Repubblica Islamica dell'Iran. La proposta di legge sul giuramento di fedeltà che il Primo Ministro Benjamin Netanyahu sta cercando di far passare sarà rivolta soltanto ai nuovi cittadini non-ebrei, ma avrà in concreto effetti sul futuro di tutti noi.

sabato 16 ottobre 2010

Caro Saviano.... una video - lettera per i "disinformati"

Giovedi 7 ottobre scorso a Roma è stato celebrato lo Stato di Israele in un evento a cui hanno partecipato personaggi noti, alcuni filo-sionisti di antica data, altri emergenti di recente adesione. Tra scrittori ed artisti partecipanti all'iniziativa "Verità per Israele": Roberto Saviano, Raiz (ex cantante di Almamegretta), Lucio Dalla (http://www.forumpalestina.org/news/2010/Ottobre10/01-10-10LetteraAperta.htm; vedi alcuni firmatari).

Perché ci sorprende la partecipazione di questi personaggi ad un evento simile?

Di seguito la video lettera di Vittorio Arrigoni a Roberto Saviano ed i riferimenti di altre lettere a Raiz ed ai partecipanti all'iniziativa sionista... i destinatari potrebbero essere tanti



Ecco cosa scrive Raiz , firmatario dell'appello “Verità per israele”. Decidete voi se continuare ad ascoltare uno così...
Botta e risposta tra Collettivo Autorganizzato di Napoli e Raiz

Lettera aperta agli amici di Israele che vanno a manifestare il 7 ottobre di Myriam Marino

Per la verità dei fatti - Comunicato Stampa della Rete Romana di Solidarietà con la Palestina

Scontro di civiltà e apartheid di Massimo Mandolini Pesaresi

lunedì 4 ottobre 2010

Michel Platini: Israele fuori dalla UEFA!

Posizione ferma del Presidente dell’Unione delle Federazioni Calcistiche Europee: “Israele deve scegliere: consentire allo sport palestinese di crescere oppure assumersi le responsabilita’ per i suoi comportamenti.”

Ramallah, 4 ottobre 2010 red Nena News
Secca la minaccia di Michel Platini, il presidente della UEFA : “Israele rischia l’espulsione dall’Unione se continua a impedire al calcio palestinese di crescere e svilupparsi.” A causa delle restrizioni israeliane ai movimenti dei calcaitori palestinesi, il presidente della UEFA Michel Platini potrebbe riconsiderare l’adesione di Israele. Critiche che arrivano dopo che le autorita’ israeliane hanno negato a 6 giocatori della squadra palestinese di uscire da Gaza per disputare una partita contro la Mauritania, prevista nel mese di agosto. “Motivi di sicurezza”, cosi avrebbero dichiarato le autorita’ israeliane, spiegando che i suddetti giocatori non erano in possesso del giusto permesso. Diverse proteste si sono tenute in Cisgiordania, soprattuitto ad Al- Ram (vicino Ramalah dove ha sede lo stadio inaugurato nel 2008) e il Presidente della Federazione Calcio palestinese Djibril Rajoub ha chiesto alla UEFA e alle altre organizzazioni sportive internazionali di prendere provvedimenti in proposito, chiedendo “la rimozione di Israele”.

domenica 3 ottobre 2010

Lettera aperta a chi oggi tace sull'antisemitismo e il machismo di Berlusconi

di Cinzia Nachira *
Albert Einstein, pochi giorni prima di essere costretto a lasciare la Germania e nel momento in cui fu escluso dall'insegnamento universitario perché ebreo, disse una frase che ancora oggi non è stata smentita: "Può essere che l'universo sia finito, la stupidità umana al contrario è infinita".

Può sembrare un eccesso scomodare Einstein per la «battuta» antisemita e quella machista con cui Berlusconi ha sfoggiato la sua infinita stupidità.
Sottolineiamo che essere stupidi non è un'attenuante.



Il Premier si sente israeliano

di Piergiorgio Odifreddi

Nella sua replica di ieri al Senato, in risposta a una battuta sgraziata del senatore Ciarrapico, il premier Berlusconi ha dichiarato testualmente: “Da ragazzo ho avuto amici ebrei, che mi hanno raccontato le sofferenze delle loro famiglie. Ho abitato per molti anni, a Milano, proprio di fronte a una scuola israeliana: era anche generosità, perchè ho offerto spesso pranzi e cene. E la visita al campo di sterminio di Auschwitz, insieme all’orrore per la barbarie dell’olocausto, mi ha trasmesso un sentimento di solidarietà incancellabile. Da allora, l’ho detto e lo ripeto, anch’io mi sento israeliano”.

Chi sono gli amici di Israele e perché continuano a tacere sulle sofferenze e le ingiustizie contro i palestinesi?

LETTERA APERTA


Giovedi 7 ottobre a Roma, la Israel Lobby italiana, resa più attiva dalla presenza in Parlamento dell’on. Fiamma Nirestein, (che in Israele vive nella colonia illegale di Gilo a Gerusalemme), ha organizzato un evento apertamente a sostegno dello Stato di Israele e della sua politica.

Che l’establishment israeliano si senta con l’acqua alla gola nelle sue relazioni internazionali e con il comune senso della giustizia che fortunatamente ancora agisce nell’umanità, era evidente da tempo. Ma gli "amici di Israele" in Italia non possono sottrarsi al senso di realtà che mette in contraddizione la politica israeliana con i più elementari criteri di giustizia.

domenica 26 settembre 2010

"I palestinesi partecipano ai negoziati sotto pressione"

Una intervista del quotidiano basco "Gara" a Meir Hirsh *

di Alberto PRADILLA
Al rabbino Meir Hirsh nessuno può dire che è un «ebreo che odia se stesso», come l’establishment israeliana è solita bollare chi si oppone all’occupazione della Palestina. Nato a Brooklyn ma emigrato a Gerusalemme all’età di un anno, Hirsh è un rabbino ortodosso che si definisce rappresentante del «vero giudaismo». Per lui, un ebreo è «chi segue i dettami della Torah che ci furono tramandati nel Sinai 3.000 anni fa». Tutto ciò che esula da questo, ne è fuori.

Gli Ebrei in Iran stanno meglio dei Palestinese sotto il tallone di ferro sionista dello stato d'Israele. Vivere nella dignità con i benefici della cittadinanza

di Mike Whitney

25 000 Ebrei vivono in Iran. È la più grande popolazione ebraica nel Medio Oriente fuori da Israele. Gli Ebrei iraniani non sono perseguitati, né subiscono abusi da parte dello stato, anzi, sono protetti dalla Costituzione iraniana. Sono liberi di praticare la loro religione e di votare alle elezioni. Non vengono fermati e perquisiti ai posti di blocco, non vengono brutalizzati da un esercito di occupazione, e non vengono ammassati in una colonia penale densamente popolata (Gaza) dove vengono privati dei loro mezzi di sussistenza di base. Gli Ebrei iraniani vivono nella dignità e godono dei diritti della cittadinanza.

Il riconoscimento di Israele come stato ebraico da parte dei Palestinesi. Perché ?

di Monzer Zimmo *
Perché Benjamin Netanyahu, Avigdor Lieberman e altri leader sionisti insistono nel dire che “senza il riconoscimento da parte dei Palestinesi che Israele è lo stato del Popolo Ebraico, non ci sarà la pace”? Si sono autoproclamati tali. Godono del sostegno di molte nazioni europee nonché di Stati Uniti, Canada, Australia e molti altri paesi nel mondo che non hanno alcun problema a descrivere lo stato di Israele in quei termini.

sabato 25 settembre 2010

ONU: raid su Freedom Flottilla “brutale

Le uccisioni dei 9 civili sulla Mavi Marmara sono paragonibili alle “esecuzioni sommarie”: denunciano gli esperti ONU nel rapporto di 56 pagine che indaga sul sanguinoso assalto al convoglio umanitario.

Ramallah 23 settembre 2010 red Nena News – E’ stato presentato ieri il rapporto redatto dai tre esperti del Consiglio Diritti Umani delle Nazioni Unite, per indagare sul sanguinoso attacco della marina militare israeliana al convoglio umanitario della Freedom Flotilla, attacco che all’alba del 31 maggio scorso ha causato la morte di 9 persone (8 di nazionalita’ turca e un turco-americano) e il ferimento di molti altri civili, sulla Mavi Marmara e sulle altre 5 imbarcazioni che componevano il convoglio.

Nucleare: AIEA respinge mozione araba

Con 51 voti contrari contro 46 favorevoli, la conferenza annuale dell’Aiea ha detto «no» alla risoluzione che chiedeva l’adesione al Trattato di non proliferazione nucleare a Israele, unico paese nel Vicino Oriente a possedere la bomba atomica
Vienna, 24 settembre 2010, Nena News – Alla fine hanno vinto Israele e gli Stati Uniti. I 151 membri dell’Aiea (Agenzia internazionale per l’energia atomica) hanno respinto con 51 voti contrari contro 46, la mozione presentata dai paesi arabi che chiedeva allo Stato ebraico l’adesione al Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp) e l’apertura dei suoi impianti atomici alle ispezioni internazionali. Israele è l’unico paese del Medio Oriente a possedere la bomba atomica (tra le 100 e le 200 testate secondo gli esperti), sebbene non lo abbia mai riconosciuto apertamente. Tel Aviv mantiene la cosiddetta «ambiguità nucleare», non ha mai negato nè ammesso di possedere ordigni atomici, limitandosi a dichiarare che non userà mai per primo l’arma nucleare.

venerdì 24 settembre 2010

Liberate Ahmad Sa’adat! Agite contro l'isolamento dei prigionieri palestinesi!

Giorni per azioni a livello internazionale

OTTOBRE 5-15, 2010



http://www.israeli-occupation.org/2010-09-07/take-action-against-isolation-free-ahmad-saadat/

http://freeahmadsaadat.org/
E' prevista una nuova udienza per il leader politico palestinese Ahmad Sa’adat a metà ottobre. Sarà l'occasione di protestare contro il suo isolamento e contro quello di tutti i prigionieri politici palestinesi. Scrivete lettere di protesta ed organizzate azioni di protesta nel periodo che va dal 5 al 15 ottobre 2010 in sostegno dei prigionieri politici palestinesi e della loro lotta per la libertà, richiedete la fine del loro isolamento!

martedì 14 settembre 2010

DEPUTATA PALESTINESE MALATA DI CANCRO. MA ISRAELE NON LA FA USCIRE

di Michele Giorgio
Il Manifesto, 9 Settembre 2010
OCCUPAZIONE ISRAELIANA

Un detenuto palestinese in carcere in Israele ha diritto alle cure mediche, un membro del parlamento palestinese nemmeno a quelle. Khalida Jarrar, del Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp), ha scoperto che essere una deputata può rivelarsi una condizione persino peggiore di quella di un prigioniero politico quando si vive sotto occupazione straniera.

mercoledì 25 agosto 2010

Proseguono senza sosta le demolizioni di case palestinesi

Lo dicono i dati di Ocha (Onu). A luglio le ruspe si sono accanite maggiormente: durante questo mese le autorità israeliane hanno demolito ben 140 strutture, tra case, tende, baracche, stalle, cisterne d’acqua, presidi medici e costruzioni commerciali.

Gerusalemme, 14 agosto 2010, Nena News
Circa 550 palestinesi sono finiti in strada nelle ultime settimane: questo il risultato della politica delle demolizioni di case a Gerusalemme est e nelle aree C della Cisgiordania (60 % del territorio, sotto il pieno controllo di Israele), secondo i dati diffusi dall’Ocha, l’ufficio dell’Onu che si occupa di coordinare gli affari umanitari nei territori occupati palestinesi. Il mese di luglio è stato quello in cui le ruspe si sono accanite maggiormente: durante questo mese le autorità israeliane hanno demolito ben 140 strutture, tra case, tende, baracche, stalle, cisterne d’acqua, presidi medici e costruzioni commerciali. Il 13 luglio 7 case son state abbattute a Gerusalemme est, lasciando senza un tetto 25 persone, di cui 14 bambini. Allo stesso modo il 19 luglio, il villaggio Al Farisiye, nella Valle del Giordano, è stato interamente distrutto.

Flottilla: ora sono sette i soldati ladri

I furti di computer, carte di credito e telefoni cellulari erano stati denunciati subito dagli attivisti arrembati dai commando israeliani. Intanto domenica sera salpa per Gaza la nave libanese Mariam, a bordo solo donne.


Roma, 20 agosto 2010, Nena News
Ora sono sette i militari israeliani coinvolti nei furti di computer, carte di credito e telefonini degli attivisti che erano a bordo delle sei navi della Freedom Flotilla arrembata lo scorso 31 maggio in acque internazionali dalla Marina militare israeliana - con un bilancio di nove civili turchi uccisi – mentre cercava di rompere il blocco marittimo della Striscia di Gaza. Secondo l’edizione online del quotidiano Haaretz, gli ultimi a finire in manette sono stati un tenente, sospettato di aver rubato e ricettato diversi laptop, e due soldati (poi rilasciati, ma comunque rinviati alla Corte marziale) accusati di averglieli comprati. In precedenza era stato arrestato un altro tenente, per il furto di almeno 4 computer, mentre tre soldati erano stati fermati ed interrogati per averlo aiutato nella ricettazione di parte del bottino.

Gaza. "Un sit-in con le candele. Hamas fa caricare, percosse e fermi"


di Michele Giorgio
È terminata con percosse e 13 fermi la manifestazione di protesta contro le continue interruzioni nell’erogazione dell’energia elettrica organizzata martedì sera a Gaza city dal Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (Fplp, sinistra marxista). La polizia del governo di Hamas ha disperso con la forza alcune centinaia di dimostranti che si erano radunati pacificamente nella Piazza del Milite Ignoto, davanti al Parlamento di Gaza, con delle candele in mano.

venerdì 20 agosto 2010

Inaugurato il Centro di documentazione sulla Palestina... ora inviate tanti libri e documenti e visitatelo!

Carissimi amici,

Invictapalestina in Calabria è stato un grande successo: partecipazione calorosa, grande accoglienza, decine di siti web hanno riportato l'evento e molti giornali locali hanno parlato di Palestina. Per la prima volta in una piazzetta di Pentone è stata letta una poesia in arabo e per la prima volta gli abitanti si sono lasciati coinvolgere dai balli e dalle musiche portate dai palestinesi ospitati durante la "due giorni".

Ong denuncia: “Le foto di soldati che scherniscono prigionieri palestinesi sono la normalità”

Soldatessa congedata mette su facebook sue foto vicino a detenuti palestinesi ammanettati e bendati. "Il miglior periodo della mia vita", "Ucciderei con piacere gli arabi - li macellerei anche", scrive.
di Marco Santopadre *
Postare su Facebook foto di militari israeliani accanto a prigionieri palestinesi ammanettati e bendati rappresenta "la norma e non l'eccezione" per le forze armate di Israele: lo ha affermato l'organizzazione umanitaria israeliana Breaking the Silence, smentendo quanto si legge in un comunicato dell'esercito che deprecava l’ultimo caso e lo descriveva come eccezionale e isolato. Scrive oggi il quotidiano israeliano Ha'aretz che l'ong - che raccoglie le testimonianze dei militari in merito agli abusi commessi nei Territori Palestinesi Occupati - sottolinea come quanto fatto dalla soldatessa Eden Abergil non rappresenta "il comportamento crudele di una sola persona", come sostengono invece le forze armate. In una pagina di Facebook l'organizzazione ha raccolto numerose foto scattate da altri militari israeliani nel corso degli ultimi dieci anni, sottolineando come si tratti solo di "una prima tranche" di immagini.
E dopo le critiche che l’hanno subissata ha reagito oggi con una mezza richiesta di scuse, accompagnata da espressioni di vittimismo e autocommiserazione, la giovane ex soldatessa israeliana finita ieri nell'occhio del ciclone per aver pubblicato sul suo profilo di Facebook alcune foto che la ritraevano in una posa di scherno dinanzi a dei prigionieri palestinesi ammanettati e bendati. Criticata da numerosi attivisti per i diritti umani oltre che da un portavoce dello stato maggiore e da quasi tutti i giornali israeliani, la ragazza - Eden Abargil, congedata qualche mese fa - si é fatta viva per giurare sulla sua ''buona fede'' e raccontare di aver ricevuto anche ''minacce di morte'' nelle ultime ore. ''Mi scuso se ho offeso qualcuno, ma posso assicurare di aver agito in tutta innocenza'', ha dichiarato l’ex militare originaria di Ashdod, a sud di Tel Aviv, aggiungendo di non aver mai maltrattato i detenuti. Però la giovane nelle foto è ritratta mentre sbeffeggia gli ignari detenuti o fa smorfie a pochi centimetri da loro. «Qui sei supersexy», commenta uno dei suoi amici di Facebook, al che lei risponde «Eh sì, che giorno è stato quello, hahaha...». Quando invece a scrivere - sdegnata - è la blogger pacifista Lisa Goldman, la replica diventa astiosa: «Con quelli di sinistra non parlo».
Dopo le accuse che le sono state rivolte, l’ex soldatessa ha scaricato in sostanza la responsabilità dello scandalo sui media e su chi l'ha criticata: ''Si trova sempre qualcuno pronto a ridire contro Eretz Israel, non siamo un popolo con molti amici e ci attaccano per la minima cosa'', ha detto usando la consueta e trita teoria del complotto contro lo ‘stato ebraico’. Eden non ha mancato di polemizzare neppure con lo stato maggiore, dicendo di essersi sentita sola, rivendicando d'aver ''servito Israele'' durante la leva e manifestando adesso il rimpianto di averlo fatto. Le foto - caricate su Facebook in un folder intitolato 'Il servizio militare: il periodo piu' bello della mia vita' - sono finite solo in parte sui media. Un portavoce militare le ha definite il prodotto di un comportamento ''vergognoso'', ma isolato, mentre il direttore del Centro israeliano contro la tortura ne ha parlato come del frutto d'una mentalità corrente e diffusissima di disprezzo dei detenuti, e dei palestinesi in genere, fra i rappresentanti a vario livello delle Forze Armate. Un rappresentante dell'Autorita' nazionale palestinese (Anp), Ghassan Khattib, ha dal canto suo espresso indignazione, descrivendo l'episodio come un esempio fra i tanti ''dell’atteggiamento di scherno con cui gli occupanti sono soliti umiliare i palestinesi''. E ha ipotizzato ora un'azione legale contro la ex militare.
Intanto due altre notizie apparse in queste ultime ore sulle agenzie di stampa la dicono lunga sullo stato di decadenza morale ed etica trasversale a tutti i settori della società ebraica israeliana. La prima riferisce di un tribunale israeliano che ha riconosciuto la responsabilità delle autorità di Tel Aviv nella uccisione di una bambina palestinese di 10 anni ed ha stabilito che ai familiari dovrà essere versato un risarcimento. La piccola nel 2007 venne colpita da un proiettile di gomma nella località di Anata, a nord di Gerusalemme, sparato da una guardia di frontiera israeliana in risposta ad un lancio di pietre da parte di alcuni giovanissimi palestinesi. Il tribunale ha stabilito che la reazione del militari fu allora eccessiva e ingiustificata. L’altra notizia invece riguada i lavoratori di un settore strategico di Israele. Infatti il Mossad, il servizio segreto israeliano, ha fatto fallire lo sciopero dei sindacati di riferimenti del corpo diplomatico di israele attuato per chiedere un aumento dei salari, organizzando al loro posto un viaggio del premier, il che ha scatenato la reazione dei lavoratori del settore: “Il servizio segreto israeliano non avrà più alcun appoggio da parte del corpo diplomatico - ha fatto sapere il sindacato che però poi ha chiarito – “a meno che non si tratti di eliminare persone scomode per Israele" (sic!). Lavoratori si, ma pur sempre israeliani...
* Radio Citta' Aperta
la notizia su Haaretz

ancora su Haaretz del 20/08/2010: "Ucciderei con piacere gli arabi - li macellerei anche"

la notizia su Mondoweiss

la notizia su ynet

il manifesto del 18/08/2010

Libano, piccolo storico passo

di Michele Giorgio
Approvata la legge per coloro che furono esiliati da Israele nel '48 Ora i rifugiati palestinesi potranno svolgere decine di lavori che gli erano preclusi
Un «passo modesto», un percorso ancora lungo. Smorzano gli entusiasmi, in Libano, i sostenitori dei diritti civili per i profughi. Due giorni fa il voto del Parlamento libanese ha trasformato in legge un decreto governativo che consente a centinaia di migliaia di palestinesi presenti nel paese dalla Nakba (1948), di poter finalmente svolgere decine di lavori finora preclusi. I commenti però sono tiepidi: nessuno nega l'importanza di uno sviluppo atteso da anni, ma troppe barriere continuano a condizionare l'ingresso dei rifugiati nel mondo del lavoro. Di fatto i cambiamenti potrebbero rivelarsi minimi, considerata la diffidenza che una larga porzione di libanesi continua ad avere nei confronti dei palestinesi.

Fino all'ultima Kefiah

di Barbara Antonelli, Hebron 14 Agosto 2010 (foto di ST McNeil)

Per oltre 50 anni l’azienda Herbawi ha prodotto a Hebron la kefiah, simbolo nazionale del popolo palestinese, commercializzata in tutta la Cisgiordania. Un mercato oggi in crisi a causa dell’import dalla Cina.

Se a qualsiasi tassista di Hebron dici Herbawi, vieni catapultato nella sfavillante fabbrica di materassi della famiglia Herbawi, un nome che appare su diversi cartelloni pubblicitari piazzati in bella mostra sulle curve della tortuosa e faticosa strada che attraversa Wadi Nar, tra Ramallah e Hebron (l’unica strada che i palestinesi possono percorrere, quella nota anche come del Container checkpoint, per raggiungere il sud della Cisgiordania).

Solo quando spieghi che vuoi comprare delle kefiah, vieni portato nella piu’ modesta fabbrica tessile, di Yasser Herbawi, a poche centinaia di metri dall’ingresso nella citta’ vecchia.

giovedì 15 luglio 2010

Israele non si “difende” solo in Palestina ma pratica il terrorismo anche in America Latina

di Marc Vandepitte *
Il mondo ha reagito con orrore per la strage recentemente compiuta da Israele contro il convoglio umanitario. Le brutalità dello Stato ebraico sono ben note, in particolare quando riguardano la Palestina. Meno noti sono invece gli interventi nelle guerre sporche svoltesi in America Latina negli ultimi cinquant’anni. (...)
Israele non ha le mani pulite nemmeno in Sudamerica. I popoli latinoamericani non hanno un buon ricordo dell’ingerenza dello stato ebraico nel continente. Fin dall’inizio Israele ha appoggiato un ampio ventaglio di regimi di destra e dittature militari. La lista dei paesi cui ha fornito armi, assistenza e formazione di militari e paramilitari è estesa: Argentina, Bolivia, Brasile, Colombia, Costa Rica, Repubblica Dominicana, Ecuador, El Salvador, Guatemala, Haiti, Honduras, Nicaragua, Panama, Paraguay, Perù e Venezuela.

Gli israeliani sono stati molto attivi in varie guerre sporche, mettendo a disposizione dei regimi più brutali le loro esperienze e conoscenze. In El Salvador negli anni sessanta hanno formato la polizia segreta, la stessa da dove sono poi nati gli squadroni della morte responsabili di decine di migliaia di vittime, specialmente civili. L’ufficiale più noto da loro istruito è Roberto D’Aubuisson, colui che ha diretto l’assassinio di Monsignor Romero e di migliaia di altri salvadoregni. In seguito, questo ufficiale ha poi tranquillamente mandato suo figlio a studiare in Israele.

Gli israeliani hanno mostrato il peggio di loro stessi anche in Nicaragua, fornendo fino all’ultimo armamenti al dittatore Somoza. Subito dopo la sua caduta, gli israeliani hanno addestrato i “contras” che operavano partendo dall’Honduras e dalla Costa Rica seminando terrore all’interno del Nicaragua e provocando migliaia di vittime civili innocenti.

La loro partecipazione è stata ancora più sanguinaria in Guatemala, questo dagli anni settanta fino agli anni novanta. Hanno fornito armi, equipaggiamenti militari - compresi aerei - e hanno perfino costruito una fabbrica di munizioni. Sono stati implicati in una delle più violente campagne controrivoluzionarie conosciute nell’emisfero occidentale dai tempi della conquista spagnola. In quell’operazione sono morte più di 200 mila persone, in gran parte indigeni. In quella guerra “l’esperienza” israeliana è stata molto utile. Come capitato ai palestinesi, gli indigeni sono stati deportati e i loro agglomerati urbani rasi al suolo.

La Colombia è il paese dell’America Latina in cui vi sono stati più uccisioni di sindacalisti, militanti per i diritti umani e giornalisti. In tutto ciò Israele non era certo assente. Carlos Castaños è stato (fino alla sua scomparsa) il capo della AUC (Autodifese Unite Colombiane) la milizia paramilitare di destra più forte mai esistita. Questa milizia supera in barbarie quelle di tutti i paesi del continente. Castaños ammette nella sua biografia: “In Israele ho imparato un sacco di cose... devo a quel paese buona parte della mia essenza, dei miei successi umani e militari... ho imparato il concetto di milizia paramilitare in Israele”.

I motivi per cui gli israeliani sono così attivi in operazioni di guerra sporca sono due. Anzitutto l’industria bellica. Da tempo questo paese è uno dei primi produttori di armi al mondo. Ogni anno vende armamenti per 3,5 milioni di dollari e il settore impiega 50 mila persone, ossia il maggiore datore di lavoro del paese, ed inoltre Israele ha la più alta spesa per armi pro capite del mondo.

La seconda ragione è strategica. Lo stato ebraico dipende dagli Stati Uniti. Senza l’appoggio finanziario e militare della Casa Bianca quel paese non sopravvivrebbe, né potrebbe essere una potenza dominante in Medio Oriente. Tel Aviv, in cambio, è disposto a fare il lavoro sporco per la potenza che la protegge. Si tratta dello stesso ruolo giocato dagli anticastristi a Miami. In cambio del sostegno di Washington le organizzazioni terroristiche fanno il lavoro sporco. In quasi tutte le operazioni militari e paramilitari più importanti in America Latina dagli anni settanta, si incontrano le facce dei “Miami boys”. Qualche esempio: nelle guerre dei “contras” contro i Sandinisti, più recentemente nel fallito golpe in Venezuela nel 2002 e in quello dell’Honduras nel 2009.

Non si tratta di una coincidenza che Israele sia implicato nel golpe in Honduras; quando la Casa Bianca non può intervenire direttamente per questioni d’immagine, fa regolarmente intervenire il suo alleato israeliano. Documenti declassificati dimostrano che gli USA hanno sostenuto la controrivoluzione in El Salvador e Guatemala. In un rapporto dell’infame colonnello Oliver North, un membro della sicurezza nazionale di Ronald Reagan, si può leggere: “Così come deciso ieri, ho chiesto alla CIA e ai Ministeri di Difesa e Interni di fornire assistenza a Guatemala e El Salvador. Potrebbero occuparsene gli israeliani”. In un altro documento si legge: “Abbiamo buone ragioni di credere che i nostri amici israeliani siano pronti - o che lo abbiano già fatto - a fornire importanti aiuti militari al governo del Guatemala”.

Sono d’accordo col presidente Chávez, Israele deve comparire di fronte alla Corte suprema internazionale. Ma secondo la mia opinione questo non vale solo per il recente massacro e per quanto fatto a Gaza e in molte altre operazioni in Palestina, ma anche per il ruolo giocato in America Latina.
* da Granma
da Forum Palestina del 17 giugno 2010

mercoledì 16 giugno 2010

MONDIALI: DIAMO UN CALCIO ALL’APARTHEID!

Mentre tutti gli occhi sono puntati sulle partite in Sudafrica una campagna chiede la fine dell’apartheid in Palestina.

Roma , 15 giugno 2010, (Nena News)
In concomitanza con la Coppa del Mondo di calcio in Sudafrica, è stata lanciata una campagna internazionale per mettere fine al sistema di apartheid nei Territori occupati palestinesi.

DEI BAMBINI MUOIONO A CAUSA DEI GANSTER DELLA BORSA

 ...."Se la Commissione Europea sospendesse per 15 giorni l’accordo di libero scambio, i generali israeliani tornerebbero immediatamente alla Ragione."...

da "Come don Chisciotte"

MICHEL COLLON INTERVISTA JEAN ZIEGLER
michelcollon.info/

Nei suoi libri, che hanno lasciato il segno sull’opinione pubblica, Jean Ziegler non ha mai smesso di denunciare il carattere assurdo e criminale delle politiche del capitalismo nei confronti dei popoli del terzo mondo. Egli è stato il referente speciale per il diritti all’alimentazione presso il Consiglio dei Diritti dell’Uomo delle Nazioni Unite, dal 2000 al 2008. Michel Collon l’ha intervistato a Ginevra sulla crisi, la Borsa, la fame, Obama, Israele…

Sinistra per Israele non mischi le carte in tavola

di Gustavo Pasquali *

Intervengo nel dibattito che si è aperto sulle pagine di Liberazione con l’articolo di Guido Caldiron del 6 giugno, sul successivo articolo di replica di Sergio Cararo per dire la mia in merito all’intervento di Massimo Chierici di Sinistra per Israele del 12 giugno.

Questo articolo, lo dico con estrema franchezza, non mi è piaciuto, perché non chiarisce nulla ed anzi genera confusione, una confusione che giova solo ad Israele ed al suo comportamento contro la legalità internazionale.

lunedì 14 giugno 2010

Un’aggressione al Diritto Internazionale


Mattias Gardell dopo il massacro a bordo del Mavi Marmara. Facciamo venire a galla la verità
da Aftonbladet, 8 giugno 2010

Israele ha violato ancora una volta il Diritto internazionale. Questa volta attraverso la pirateria sanzionata dallo stato: molto al di fuori dei confini del paese i militari israeliani hanno attaccato un convoglio umanitario che trasportava materiale di costruzione, impianti di desalinizzazione, generatori e materiale medico alla popolazione di Gaza rinchiusa nella striscia.

Casi di molestie sessuali su minori palestinesi

Accade nelle prigioni israeliane. Lo denuncia è di Defence For Children International. Ogni anno arrestati 700 ragazzi palestinesi processati in gran parte per lancio di sassi.

di Barbara Antonelli

Ramallah, 13 giugno 2010, Nena News
Ogni anno Israele arresta in media 700 minori palestinesi e li processa nelle corti militari. La maggior parte dei ragazzi arrestati subisce intimidazioni, violenze fisiche, maltrattamenti, sia prima che durante l’interrogatorio. L’accusa, nella quasi totalità dei casi, è di avere lanciato pietre.

domenica 13 giugno 2010

I «costi accessori» della Freedom flotilla


Michele Giorgio - il manifesto del 10 giugno 2010

USATA A TEL AVIV LA CARTA DI CREDITO CONFISCATA

Sequestrato in acque internazionali, portato a forza ad Ashdod, interrogato, maltrattato, sbattuto in cella e infine espulso senza complimenti . L'«esperienza» in Israele del fotoreporter Manolo Luppichini potrebbe fermarsi qui, ma con il passare dei giorni si arricchisce di nuovi particolari. Dopo aver visto soldati e poliziotti portargli via due telecamere e microfoni per un valore di 12mila euro - oltre alle immagini girate, soprattutto quelle delle ultime fasi della navigazione - il 31 maggio, poco prima dell'arrembaggio israeliano alle navi della Freedom Flotilla (costato la vita a nove civili turchi), Luppichini ora ha scoperto che qualcuno in Israele ha usato la sua carta di credito, confiscata come tutto il resto. Un danno di poco conto, poco più di 50 euro, ma aggiunge un tocco grottesco alla tremenda esperienza della «Flotilla». Era una carta di credito ricaricabile con dentro pochi spiccioli, un centinaio di euro in tutto, ma il fatto che qualcuno in Israele abbia pensato di fare shopping a spese di Luppichini lascia senza parole. Controllando i movimenti sulla carta, il fotoreporter ha scoperto che mentre lui era in manette nell'ufficio immigrazione dell'aeroporto Ben Gurion, qualcuno ha speso 10,5 shekel, poco più di un paio di euro, registrati come «Dually Vending - Tel Aviv». Il 3 giugno è stato rimpatriato a forza e messo su un aereo con la sottosegretario Stefania Craxi. Ma il 4 giugno la sua carta di credito ha registrato un'altra spesa in Israele: 52,61 euro, operazione registrata «R. M. Village Market Gedera», importo originario 240 shekel. Da non credere. La Free Gaza e le altre organizzazioni sponsor della Freedom Flotilla intercettata da Israele stanno indagando perché altri attivisti sequestrati in mare e poi messi in prigione hanno denunciato l'uso in Israele delle carte di credito confiscate.

Gli Stati Uniti accettano che sia solo Israele a condurre "l'inchiesta" sul massacro degli attivisti sulla nave diretta a Gaza


Gli Stati Uniti hanno dato il via libera alla commissione d'inchiesta israeliana per indagare sul sanguinoso raid contro la "Freedom Flotilla" al largo di Gaza. Lo riporta l'edizione online del quotidiano Haaretz precisando che in giornata il Primo ministro Benjamin Netanyahu annuncerà ufficialmente obiettivi e composizione della commissione che sarà chiamata a pronunciarsi anche sulla conformità del blocco israeliano nella Striscia al diritto internazionale. Israele attendeva da giorni l'assenso americano che è giunto dopo quattro giorni di consultazioni condotte dal vice presidente Joe Biden da parte Usa e dal ministro della Difesa Ehud Barak e dallo stesso Netanyahu da parte israeliana. Stando sempre ad Haaretz, sono stati gli Usa ad avere l'ultima parola sulla natura della commissione. Secondo anticipazioni del quotidiano, la commissione sarà presieduta da un ex giudice della Corte suprema e da giuristi israeliani specializzati in diritto internazionale oltre che da due osservatori stranieri, uno americano e uno europeo. Ieri Netanyhau aveva assicurato che la commissione indagherà sia sull'operato dei militari e del governo israeliano ma anche sul comportamento tenuto dagli attivisti a bordo della flottiglia. La commissione dovrà inoltre stabilire se l'intervento israeliano in acque internazionali sia stato legale.
da Forum Palestina

sabato 12 giugno 2010

La mortale chiusura mentale di Israele



di Ilan Pappè

E’ improbabile che il declino della reputazione israeliana dopo il brutale attacco alla Flotta di Gaza influenzi davvero i leader del paese.

Ehud Barak e Benjamin Netanyahu sono due delle figure di maggiori spicco nel sistema politico e militare israeliano. Ci sono loro due dietro al tremendo attacco alla “flottilla” che ha scioccato il mondo ma che sembra essere considerato da tutta l’opinione pubblica come un semplice atto di legittima difesa.

venerdì 11 giugno 2010

Appello dei sindacati palestinesi. Bloccate il carico e lo scarico delle navi israeliane


Comunicato stampa. Palestinian General Federation of Trade Unions, General Union of Palestinian Workers, Federation of Independent Trade Unions, Palestinian Professionals Association, Youth Workers Movement, Central Office for the Workers Movement, Progressive Workers Block, Workers Unity Block, Workers Struggle Block, Palestinian Federation of Unions of University Professors and Employees, Workers Libration Front, Labor Front Block, Workers Solidarity Organization, Workers Struggle Organization, 7 June 2010
da Electronic intifada

Sheikh Jarrah: palestinesi senza casa tra 45 giorni

Le famiglie Kanabi and Siyam-Idkadk si vedranno occupare l’abitazione dai coloni israeliani.


di Barbara Antonelli

Gerusalemme Est 09 giugno, Nena News

Da 42 anni, Karim Siyam-Idkadk vive con sua moglie, due figli e la madre vedova nella sua casa di Sheikh Jarrah, a Gerusalemme Est, ma un avvocato israeliano gli ha consegnato una notifica di sfratto esecutivo, per conto della compagnia legale Eitan Gabay. Se non lasceranno la loro casa entro 45 giorni, dovranno pagare una multa di 350 shekels al giorno alle autorita’ israeliane e subiranno lo sfratto forzato da parte della polizia.

Boicotta Israele!!!

Libano: Placebo, no grazie!

martedì 8 giugno 2010

Israele Stato terroristico


di Cinzia Nachira

L’assalto portato dalle truppe d’élite della marina militare israeliana contro la nave ammiraglia della Freedom Flotilla e alle altre cinque navi, in rotta verso Gaza assediata, ha due possibili definizioni, entrambe adeguate: terrorismo di Stato e pirateria internazionale.

Sulla Palestina e la guerra sono altri i circoli viziosi da rompere

Una replica all’articolo di Guido Caldiron su Liberazione del 6 giugno

di Sergio Cararo *

Il seguente intervento è stato inviato con richiesta di pubblicazione al direttore di Liberazione. (S.C.)

Intendo esprimere apertamente dissenso sull’articolo di Guido Caldiron pubblicato su Liberazione di Domenica 6 giugno. Le tesi espresse nell’articolo non sono nuove e rischiano di riprodurre dentro il movimento di solidarietà con la Palestina e il movimento No War lacerazioni e polemiche già vissute e - come era facilmente prevedibile – hanno trovato immediata sponda in Pigi Battista sul Corriere della Sera di oggi.

domenica 6 giugno 2010

L'intervista a Manolo Luppichini su Radio CIttà del Capo

Intervista del documentarista Manolo Luppichini che ha partecipato alla Freedom Flotilla.


Watch live streaming video from rcdc at livestream.com

“Porteremo Israele di fronte ai tribunali internazionali. E siamo determinati a ritornare a Gaza”

Intervista a Angela Lano, di ritorno dalla Freedom Flotilla


di Mila Pernice *

Buongiorno Angela e grazie della disponibilità, sappiamo che sei contattata da tanti giornalisti e agenzie di stampa in queste ore.
Si, è un continuo… ma va bene così, perché più si parla della situazione a Gaza e dei crimini israeliani, più la Freedom Flotilla ha raggiunto uno degli obiettivi..

Mavi Marmara, vittime crivellate di colpi

Proiettili sparati a bruciapelo, alla fronte, alla nuca. E’ questo l’esito agghiacciante delle autopsie svolte dai medici legali turchi sui corpi dei nove attivisti uccisi dai soldati israeliani

Roma, 05 giugno 2010, Nena News

I portuali svedesi: ‘Bloccheremo navi e merci di Israele nei nostri porti’. Altre 3 band musicali USA e GB annullano le loro date a Tel Aviv

di Marco Santopadre*
Israele ha espulso oggi sei attivisti malesi e un membro dell'equipaggio cubano che si trovavano a bordo della Rachel Corrie, la nave battente bandiera irlandese che ieri è stata abbordata dalla marina militare israeliana prima che riuscisse a raggiungere le coste della Striscia di Gaza, e scortata poi nel porto israeliano di Ashdod.

sabato 5 giugno 2010

Abbordata anche la «Rache Corrie»

La nave e gli attivisti a bordo portati ad Ashdod.

Roma 05 giugno 2010, Nena News
Ancora una volta la Marina militare israeliana ha sequestrato in acque internazionali una nave civile diretta a Gaza con aiuti umanitari. Stamani anche la nave pacifista «Rachel Corrie» è stata fermata dalle unità da guerra israeliane e costretta a dirigersi verso il porto di Ashdod assieme ad equipaggio e passeggeri.

The Guardian: gli attivisti della Freedom Flotilla uccisi da colpi ravvicinati

Il quotidiano inglese The Guardian ha pubblicato in esclusiva le analisi autoptiche effettuate dai medici legali incaricati dal governo turco sui corpi degli attivisti uccisi dall'esercito israeliano durante l'assalto alla Freedom Flotilla. I nove cadaveri portano i segni di almeno trenta di colpi d'arma da fuoco del calibro di 9 millimetri, sparati in molti casi da distanza ravvicinata, circa 45 centimetri, poco più della lunghezza di un avambraccio.

Ibrahim Bilgen, cittadino turco sessantenne, è stato colpito alla tempia, al petto, ai fianchi e alla schiena. Il cittadino statunitense Fulkan Dogan, di diciannove anni, è stato colpèito al volto, alla nuca, alle gambe e alla schiena.

Almeno cinque delle vittime sono state raggiunte da colpi alla schiena.
da PeaceReporter

La «Rachel Corrie» vicina a Gaza

E' seguita da unita' da guerra israeliane e si teme arrembaggio


Roma 05 giugno 2010, Nena News
E’ ormai a breve distanza dalla costa di Gaza la nave pacifista, battente bandiera irlandese «Rachel Corrie», che in sfida al blocco israeliano, intende consegnare alla popolazione palestinese centinaia di tonnellate di merci e generi di prima necessità. L’arrivo a Gaza city potrebbe avvenire tra le 9 e le 10 italiane, se non ci saranno ostacoli.

Mineo, Ovadia e la comunità ebraica romana

Ho appena seguito l'intervista fatta da Mineo a Moni Ovadia. Devo dire che mi ha lasciato molte perplessità l'appello finale di "solidarietà", a prescindere, con la comuunità ebraica romana, perché si pretende sarebbe stata "aggredita" dai manifestanti romani in solidarietà con i pacifisti trucidati dalla marina israeliana.

venerdì 4 giugno 2010

"I morti sono almeno diciannove e ci hanno trattato come animali"

Il video sul rientro degli attivisti italiani sequestrati dalle forze armate israeliane sulla Freedom Flottilla


Gli attivisti e i marinai uccisi dagli israeliani sarebbero 19 e non 9. 
Alcuni corpi gettati in mare. Dura denuncia al rientro in Italia

Diciannove morti e molti gettati in mare. Nel blitz dell'esercito israeliano "ci sono stati almeno 19 morti e parecchi cadaveri sono stati buttati in mare" ha riferito Manolo Luppichini appena rientrato all'aeroporto di Ciampino, a Roma. "Ho la testimonianza delle infermiere che stavano sulla nave, parecchi cadaveri sono stati buttati in mare e ci sono 170 feriti alcuni dei quali in gravissime condizioni". L'attivista ha raccontato di essere stato picchiato nell'aeroporto dall'esercito israeliano: "siamo stati lasciati senza acqua, trattati come bestie". Al suo arrivo in Turchia fallisi ha raccontato che Luppichini è rimasto coinvolto in una "violenta discussione" con le forze di polizia israeliane. "Un ragazzo di origine palestinese di nome Osama si è messo a discutere con la polizia, sono cominciate a volare parole grosse e qualche sberla, a quel punto Manolo è intervenuto per difenderlo. I poliziotti lo hanno portato via", ha detto. "Quando stavamo per muoverci per l'aeroporto, io ho chiesto che fine avesse fatto Manolo, la polizia mi ha risposto che sarebbe arrivato di lì a poco e invece non l'ho più visto".

mercoledì 2 giugno 2010

Flottilla; cominciata espulsione attivisti

In totale sono 679, tra i quali sei italiani.
Nicaragua sospende rapporti con Israele.

Tel Aviv, 02 giugno 2010, Nena News
Israele espellerà, probabilmente tutti entro oggi, i 679 gli attivisti internazionali che ha sequestrato in mare nella notte tra domenica e lunedì al termine del sanguinoso assalto che ha compiuto contro sei navi della «Freedom Flotilla» diretta a Gaza, in cui sono rimasti uccisi nove civili (quattro dei quali turchi). Lo ha annunciato oggi il ministero degli esteri israeliano.

martedì 1 giugno 2010

2 giugno di nuovo in piazza

Vi aspettiamo alle due iniziative di mercoledì 2 giugno

- ore 10 in Piazza XX Settembre

- ore 15 in Piazza dell'Unità insieme con la "Parata delle bande musicali" che si muoverà fino a Piazza del Nettuno

in solidarietà con gli attivisti della Freedom Flottilla e, sempre, con la resistenza palestinese e per :
- L’IMMEDIATO RILASCIO DEGLI ATTIVISTI INTERNAZIONALI DELLA FREEDOM FLOTILLA SEQUESTRATI NELLE CARCERI ISRAELIANE

- L’IMMEDIATA INTERRUZIONE DEGLI ACCORDI DI COOPERAZIONE FRA ITALIA E ISRAELE

- BOICOTTAGGIO, DISINVESTIMENTO E SANZIONI CONTRO L’ECONOMIA DI GUERRA ISRAELIANA

- LA FINE DEL BLOCCO DI GAZA

Comitato Palestina Bologna

“SONO TURCO, PALESTINESE, GRECO, IRLANDESE: SPARAMI ADDOSSO! ISRAELE, VERGOGNATI!”


Flotilla; la Rachael Corrie naviga verso Gaza

La nave pacifista «Rachel Corrie» procede la sua navigazione verso Gaza decisa a sfidare il blocco navale israeliano, nonostante il bagno di sangue dell’altra notte sul traghetto turco «Marmaris» dove i soldati israeliani hanno ucciso nove attivisti della «Freedom Flotilla».

«La Rachel Corrie sta andando verso Gaza e non si fermerà. Siamo gente normale, molti di noi non sono nemmeno più giovani e certo molti sono spaventati, ma non ci fermeremo. Non portiamo armi, tutti a bordo ha firmato una dichiarazione che dice che non porta armi con sè. Se (gli israeliani,ndr) arrivano, ci stenderemo sul ponte della nave a mani alzate e ci faremo arrestare». Lo ha dichiarato a CNRmedia Mary Hughes, del coordinamento «FreeGaza».

Israele sostiene che sono due le imbarcazioni pacifiste che si stanno dirigendo verso Gaza e il vice ministro della difesa Matam Vilnai ha ribadito che le forze armate interveranno di nuovo. Stavolta però, spiegano i media israeliani, non verranno attuati blitz armati, come quello dell’altra notte sfociato in una strage, ma verranno usate tecnologia e altri sistemi, non meglio precisati per bloccare le navi.

«Non ci faremo intimidire – ha proclamato Hughes – loro hanno il potere, le armi, gli elicotteri, le navi da guerra, sappiamo che possono fermarci, che possono arrestarci e anche ucciderci, ma ogni volta che lo fanno scopriamo che ci sono sempre più persone che vogliono arrivare a Gaza. Continuiamo a ricevere telefonate di gente che ci chiede quando organizzeremo i prossimi viaggi ».
(Fonte:NenaNews)

Attacco a Flotilla. Bilancio: 9 attivisti uccisi, 45 feriti
Sono nove gli attivisti internazionali uccisi nella notte tra domenica e lunedì dai soldati israeliani che hanno assaltato le sei navi della «Freedom Flotilla» dirette a Gaza con un carico di 10mila tonnellate di aiuti umanitari. I feriti sarebbero 45, in maggioranza turchi, alcuni dei quali in gravi condizioni (Israele parla anche di sei soldati feriti). Lo Stato ebraico intanto, attraverso le dichiarazioni fatte dal vice ministro della difesa Matan Vilnai, riafferma che non lascera’ passare altre navi con aiuti umanitari diretti a Gaza, facendo capire, nonostante la strage avvenuta, non esitera’ ad usare ancora la forza.

Il bilancio di morti e feriti, più basso rispetto a quello diffuso inizialmente, è stato aggiornato ieri in tarda serata. Secondo la radio di stato israeliana, 48 delle centinaia di attivisti arrestati verranno espulsi al più presto e sono già stati trasferiti all’aeroporto «Ben Gurion» di Tel Aviv. Altre fonti hanno riferito che sei pacifisti greci sono gia’ stati espulsi e sarebbero arrivati ad Atene con un volo israeliano.

Tra gli arrestati ci sono anche lo scrittore svedese Henning Mankell, 62 anni, autore di libri gialli che hanno venduto decine di milioni di copie nel mondo e lo sceicco Raed Salah, leader del movimento islamico in Israele, rimasto gravemente ferito. La stampa israeliana riporta oggi che Salah, che si trovava a bordo del traghetto turco «Mavi Marmari», dove è avvenuta la strage dei 9 attivisti, è stato interrogato dai servizi di sicurezzae questa mattina e’ entrato in un’aula di tribunale per una udienza preliminare insieme ad altri due attivisti palestinesi con passaporto israeliano: Hasan Zaidan e Hamad Abu Abis.

Nel frattempo non ci sono ancora notizie sui sei italiani arrestati tra i quali Manolo Luppichini, Manuele Zani, Angela Lano e Giuseppe (Joe) Fallisi. Le autorità diplomatiche italiane in Israele hanno riferito soltanto che non sono rimasti coinvolti nello spargimento di sangue. Di loro non si sa altro. Oggi i familiati di Angela Lano, giornalista torinese e direttrice dell’agenzia Infopal, hanno lanciato un appello alla immediata liberazione di tutti gli attivisti della Freedom Flotilla perche’ ”perchè sequestrati in acque internazionali”. Secondo quanto riferito dalla famiglia, Angela Lano potrebbe essere trattenuta più a lungo poiche’ ha rifiutato di essere liberata ed espulsa sulla base della condizione imposta dagli israeliani, ossia l ‘ammissione di responsabilita’».

Intanto un portavoce dell’istituto carcerario israeliano ha comunicato che sono 610 e non 487 gli attivisti della Freedom Flotilla arrestati tra domenica e lunedi’ durante il blitz contro la Flotilla. Sono detenuti nel nuovo carcere del di Beersheba, sistemati in celle da due o quattro letti. Il portavoce del ministero degli esteri, Yigal Palmor, da parte sua ha aggiunto che fino a ora circa 50 attivisti hanno fornito la loro identità. Tutti gli altri, saranno sottoposti a interrogatori. Sulla base delle loro dichiarazioni, ha detto Palmor, Israele deciderà chi sarà deportato e chi invece accusato formalmente. In sostanza chi non firmera’ una dichiarazione di responsabilita’ (o colpevolezza) verra’ processato.
(Fonte:NenaNews)

Israele continua a mantenere top secret la situazione degli attivisti arrestati
Circa 480 passeggeri di cui 6 italiani della flottiglia assaltata ieri sono ancora trattenuti in prigione ad Ashdod; altri 48 saranno espulsi nella giornata. Mentre 45, per la maggior parte turchi, sono stati portati all’ospedale. I sei gli attivisti italiani sono in attesa della pronuncia di un tribunale essendosi opposti- come numerosi altri stranieri - a un immediato provvedimento amministrativo di rimpatrio. I sei potranno incontrare solo oggi i rappresentanti del Consolato italiano a Tel Aviv.
Il governo Israeliano ha imposto la censura su tutta l’operazione : non è ancora possibile avvicinare gli attivisti, così come rimane tutt’ora incerto il bilancio delle vittime che secondo fonti palestinesi si aggira a 19 morti, mentre per le autorità israeliane sarebbero 9.

Mentre la comunità internazionale insorge contro il sanguinoso raid israeliano la Polverini riceve l'ambasciatore di Tel Aviv in Italia
Lazio
Fa discutere la concomitanza dell'incontro tra la presidente della Regione Lazio, Renata Polverini e l'ambasciatore israeliano in Italia proprio per in tutto il mondo si doffondevano le notizie e le condanne per il sanguinoso raid in acqua internazionali delle forze speciali israeliane contro gli attivisti della Flottiglia pacifista diretta a Gaza. Lunedi pomeriggio, presso la sede della Regione, l'ambasciatore d'Israele Ghideon Meir ha effettuato "una visita di cortesia" anche in vista dell'imminente viaggio del presidente Polverini in Israele, nell'ambito del progetto istituito dalla Regione Lazio per la Giornata della Memoria. Nel frattempo i due consiglieri regionali della Federazione della Sinistra (Nobile e Peduzzi) hanno annunciato una mozione per chiedere l'annullamento degli accordi commerciali bilaterali tra la Regione Lazio e il Matimop (ministero industria e commercio israeliano) siglati negli anni scorsi e che vede la regione lazio conferire centinaia di migliaia di euro all'economia di guerra israeliana. Il Forum Palestina denuncia come già da tempo fosse stato richiesto alle regioni italiane amministrate da giunte di centro-sinistra (Lazio, Emilia- Romagna, Toscana, Piemonte) di sospendere gli accordi bilaterali con le istituzioni israeliane per mandare un segnale preciso alle autorità di Tel Aviv contro la politica oltranzista e di apartheid verso i palestinesi.

L'ONU continua ad assicurare l'impunità ad Israele
Il Consiglio di sicurezza dell'Onu, riunito per oltre 12 ore, non condanna Israele ma soltanto condanna “l’incidente”, definendo così la strage compiuta all’alba di ieri dai militari israeliani contro i pacifisti internazionali. Al consiglio di sicurezza dell’Onu ha prevalso così la linea morbida-filo israeliana, indicata dagli Stati Uniti, rispetto alla posizione di ferma condanna espressa dalla Turchia che ha definito l’attacco della marina israeliana un atto di terrorismo di Stato, un atto di pirateria secondo il diritto internazionale. Il consiglio di sicurezza così ha partorito una risoluzione che lascia ancora una volta impunita la violenza e le continue violazioni delle leggi internazionali da parte di Israele. Anche la proposta di molti paesi arabi di revocare il blocco internazionale imposto alla popolazione di Gaza non è stata accolta all’interno del Consiglio di sicurezza dell’Onu, che ha richiesto soltanto un'indagine indipendente sull'attacco contro la Freedom flottiglia e la liberazione immediata delle navi e dei circa 700 pacifisti detenuti da Israele.

da Foruma Palestina

LIBERAZIONE DEGLI ATTIVISTI DELLA FLOTTILLA!!!

RITIRO
DELL'AMBASCIATORE ITALIANO IN ISRAELE!!!

Gaza: Israele attacca navi dei pacifisti

da Limes

di Umberto De Giovannangel
I commandos hanno attaccato la nave della Freedom Flotilla a 64 chilometri dalla costa, in acque internazionali, ma presidiate dalla marina israeliana.

Riferimenti news attacco Freedom Flottilla

Ridimensionato il numero delle vittime: 9 - 10, non 19
Speriamo che  il numero possa ulteriormente ridimensionato, ciò che ci preoccupa è che l'unica fonte in merito è Israele


SILENZIO sugli attivisti!!!
da comunicato di Filippo Landi su TG3 della notte:
35 persone ricoverate non si sa in quali condizioni
25 pare abbiano firmato il documento di espulsione
30 in carcere di Beersheba
di altri non si sa nulla!

lunedì 31 maggio 2010

Contro l'attacco di Israele e in solidarietà con la Freedom Flottilla

Contro l’aggressione israeliana alla Freedom Flottilla e in concomitanza con le manifestazioni che si svolgevano in oltre 20 città italiane, anche a Bologna si sono spontaneamente riuniti alle 17 in Piazza Nettuno quasi un migliaio di persone di varie realtà politiche e sociali della città solidali con la Palestina. Un corteo spontaneo, partito da Piazza Nettuno, si è mosso per via Ugo Bassi per raggiungere Piazza Prefettura da cui si è fatto ritorno in Piazza Nettuno. È stato denunciato l’inaudito attacco militare israeliano in cui sono stati assassinati 19 attivisti internazionali delle imbarcazioni della Freedom Flottilla dirette a Gaza per portare aiuti umanitari; è stata espressa solidarietà ai 700 attivisti internazionali aggrediti e con la resistenza palestinese; è stato chiesto un serio intervento di condanna internazionale su Israele; ci si è dati appuntamento domani 1 giugno alla 19,00 al Festival sociale delle culture antifasciste in via Togliatti  per un'assemblea cittadina e il 2 giugno alle 10 in Piazza Maggiore.

L’attacco terrorista israeliano in acque internazionali dovrebbe ormai lasciar da parte tutte le ipocrisie di chi ha sempre difeso e sostenuto la politica di occupazione, distruzione, massacri, apartheid e discriminazione messe in atto da Israele da oltre sessanta anni. È chiarissima del resto l’aggressività e l’arroganza di uno Stato che ha sempre agito nella consapevolezza della totale impunità a livello internazionale. Ultime dimostrazioni, giunte alla ribalta dei media, di tale arroganza vanno dal noto massacro di Gaza, allo sgombero dei palestinesi dalle loro case in Gerusalemme est, fino al recente rifiuto della firma dell’accordo di non proliferazione nucleare.

L’assassinio degli internazionali pesa sulla coscienza di Israele ma anche di tutti gli Stati che hanno avallato in silenzio, non solo il massacro di Gaza, ma anche il completo isolamento della Striscia di Gaza in cui le condizioni di sopravvivenza umiliano pesantemente la dignità umana. L’isolamento sta portando addirittura all’avvio della costruzione del Muro di acciaio sul confine tra la Striscia di Gaza e l’Egitto finanziato dagli Stati Uniti che isolerà materialmente questa striscia di terra ormai da anni definita prigione a cielo aperto.

Politici internazionali e italiani hanno preso le distanze dall’attacco ma ora ci aspettiamo che alle espressioni verbali di condanna seguano sanzioni internazionali contro Israele; chiediamo che l’Italia faccia pressione per l’attivazione di tali sanzioni e che interrompa tutte le collaborazioni con Israele. Chiediamo che aziende e istituzioni pubbliche, a partire dalla Regione Emilia Romagna, istituzioni accademiche, di ricerca interrompano le collaborazioni commerciali, scientifiche, culturali con Israele; invitiamo tutti al boicottaggio dei prodotti israeliani in solidarietà con la Freedom Flottilla e con la Resistenza Palestinese.

 Immagini da ZIC:
http://www.zic.it/in-centinaia-al-presidio-in-piazza-maggiore-in-aggiornamento/

x la palestina tutti in piazza!

FREEDOM FLOTILLA: MASSACRO ISRAELIANO NELLE ACQUE INTERNAZIONALI

Le 6 navi della Freedom Flotilla sono state attaccate dagli Israeliani verso le 5 di questa mattina. Il corrispondente di Al Jazeera riferisce di 16 morti e decine di feriti fra i passeggeri.
Gli squadroni della morte di Tel Aviv hanno assaltato le navi, che si trovavano a 150 chilometri dalla costa. Le navi sono state dirottate verso il porto israeliano di Haifa, anziché verso quello di Ashdod, originariamente previsto, perché i giornalisti in attesa non vedano quello che è accaduto.

Invitiamo tutte e tutti a scendere in piazza oggi stesso, in ogni città, per protestare contro lo Stato criminale di Israele e i governi complici, in solidarietà con gli attivisti internazionali sequestrati e con il popolo palestinese. A Bologna l’appuntamento è per le 17.00 in Piazza Nettuno

comitato palestina bologna

domenica 23 maggio 2010

COOP e NORDICONAD interrompono la commercializzazione dei prodotti dei territori palestinesi occupati

Un importante risultato della campagna di Boicottaggio Disinvestimento e Sanzioni (BDS) contro l’apartheid israeliana

Comunicato stampa - 22 maggio 2010
A seguito della campagna di pressione della coalizione italiana contro la Carmel-Agrexco, due importanti catene italiane di supermercati, COOP e Nordiconad, hanno dichiarato la sospensione della vendita dei prodotti Agrexco, principale esportatore di prodotti agricoli da Israele e dalle colonie israeliane illegali nei Territori Palestinesi Occupati.

Boicottaggio porta a porta, imprese dei coloni in rosso

di Michele Giorgio - GERUSALEMME

RAMALLAH - Campagna dell'Anp: palestinesi, non commerciate con i settler

«Questo boicottaggio è stupido e miserabile, i palestinesi devono interromperlo subito». Non è stato un capo dei coloni israeliani a pronunciare ieri parole tanto infuocate nei confronti della protesta che i palestinesi stanno attuando contro gli insediamenti ebraici costruiti in Cisgiordania (in violazione delle leggi internazionali) dopo l'occupazione militare nel 1967.
Ad alzare la voce è stata Dalia Itzik, ex speaker della Knesset e attuale capogruppo del partito «centrista» Kadima, a conferma che il boicottaggio delle colonie e dei loro prodotti, avviato inizialmente dalla campagna popolare «Karame» (dignità) e poi adottato dall'Anp, si sta rivelando un efficace strumento di pressione economica nelle mani dei palestinesi.

Campagna BDS: emblematico editoriale di una agenzia israeliana

Un editoriale di Ynet news (agenzia israeliana) rivela le preoccupazioni e le contromisure che l’establishment israeliano intende prendere contro la campagna di pressioni internazionali avviatasi con le iniziative BDS in tutto il mondo. Ultima in ordine di tempo nel nostro paese, l’iniziativa di contestazione alla multinazionale farmaceutica israeliana “Teva” alla Fiera Cosmofarma di Roma sabato scorso. L’editoriale di Ynet news è stato tradotto da Stephanie Westbrook.


Contrastare la guerra “soft”

Fayyad si rende conto del potenziale potere della guerra “soft” contro Israele; anche noi dovremmo

di Asher Fredman
ynetnews – 5 maggio 2010

Israele. Boicottare i “boicottatori”

di Gideon Levy

Mentre il boicottaggio internazionale contro l'apartheid del Sud Africa si ritiene che abbia contribuito alla caduta del regime, in Israele è considerato irrilevante e non confrontabile.


lunedì 10 maggio 2010

Incontri con OMAR BARGHOUTI

Membro fondatore della Palestinian Campaign for Academic and Cultural Boycott of Israel (PACBI)


Venerdi 14 Maggio
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Ore 11:15 - CNR di Bologna, Via Gobetti 101

Diritti negati in Palestina; il boicottaggio accademico di Israele è una soluzione?

Interverranno: E. Bartolomei (Univ. Macerata), G. Ruani (CNR)
Organizza: Scienziate/i Responsabili e Coord. Campagna BDS Bologna


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Ore 14:45 - presso AULA 6, Dip. Psicologia Università di Bologna, Viale Carlo Berti Pichat 5

Il boicottaggio accademico: una pratica lecita?

Interverrà: E. Bartolomei (Univ. Macerata)
Organizza: Coordinamento Campagna BDS Bologna


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In occasione dell'uscita del libro: "Pianificare l'oppressione. Le complicità dell'accademia israeliana"
(a cura di E. Bartolomei, N. Perugini e C. Tagliacozzo) SEB 27, Torino
http://dirittostudiopalestina.wordpress.com/

"INFILTRATI"

Dopo il decreto dell’esercito israeliano che ridefinisce la nozione di «infiltrati»
Costernazione del Cec per la direttiva dell'esercito israeliano

Il pastore Olav Fykse Tveit, segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese Cec), ha espresso la propria costernazione dopo aver saputo della direttiva dell’esercito israeliano che ridefinisce la nozione di «infiltrato» nei Territori palestinesi occupati [cfr Riforma n. 16, p. 16, ndr] e si è detto «preoccupato per gli ostacoli che tali misure potrebbero creare per il processo in vista di una pace giusta».

Deportati a Gaza

L’ ordinanza militare num. 1650, in vigore da qualche settimana in tutta la West Bank sta determinando conseguenze che stanno colpendo molte famiglie causando la deportazione di centinaia di palestinesi dalla West Bank alla Striscia di Gaza, molti di essi non sono bene accetti da Hamas e rischiano ritorsioni una volta tornati.
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Israele apre il fuoco contro due deportati a Gaza
Rimane bloccato al valico di Erez l’espulso Ahmed Sabah

Valico di Erez, 04 maggio (Nena News)
I soldati israeliani oggi hanno aperto il fuoco e respinto due palestinesi deportati il mese scorso a Gaza che, nei pressi del valico di Erez, hanno tentato attraversare la frontiera e di tornare a casa in Cisgiordania.

Droni, piloti in guerra con il joystick

Gli americani in Afghanistan e Iraq, gli israeliani a Gaza

Questo articolo riguarda l’Afghanistan non il Vicino Oriente ma l’uso dei droni (gli aerei senza pilota e guidati elettronicamente a distanza) è stato fatto in abbondanza dagli Stati Uniti anche in Iraq, e occasionalmente in Yemen, nonché da Israele contro i palestinesi a Gaza. Per questa ragione la Nena-News ha ritenuto opportuno tradurre in italiano e pubblicare questo interessante servizio del Los Angeles Times dello scorso febbraio sulla guerra nel terzo millennio versione USA, che assomiglia sempre più a un gioco elettronico ma che resta una guerra vera con morti e feriti tra civili innocenti.

Il prossimo 7 giugno l'AIEA si occuperà finalmente anche dell'arsenale nucleare israeliano- E' la prima volta

L'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (Aiea) si riunirà il 7 giugno prossimo per discutere anche sui programmi nucleari di Israele: è la prima volta che la questione rientra nell'ordine del giorno dell'Agenzia dal 1948 ad oggi. Fonti dell'Aiea hanno tuttavia sottolineato che l'agenda - di cui l'Associated Press ha ottenuto una bozza - potrebbe subire dei cambiamenti prima della riunione. Lo Stato ebraico - che non è firmatario del Patto di non proliferazione - non ha mai confermato né smentito di possedere armi atomiche, né ha mai permesso agli ispettori dell'Agenzia di visitare i propri impianti. L'Aiea di fatto ha sempre affermato di voler agire sulla base di una effettiva esistenza degli arsenali atomici di Israele, accreditato dagli esperti di circa 200 testate.

da Forum Palestina del 10 maggio 2010

domenica 2 maggio 2010

Il premier libanese Hariri respinge le ingerenze statunitensi e israeliane sul Libano

In un'intervista al quotidiano del Qatar Al-Watan, il primo ministro libanese Rafik Hariri ha accusato Israele di cercare scuse (i missili Scud siriani a Hezbollah) per una nuova guerra con il Libano. Hariri si è rifiutato di “chiedere a Hezbollah che smentisca formalmente il possesso di tali missili, per non mettere il Libano nella parte dell’imputato dando a Israele il diritto di lanciare accuse”. Nel frattempo il vice segretario generale di Hezbollah Naim Kassem si è chiesto in un’intervista “cosa si impicciano gli Stati Uniti con il fatto se noi ci armiamo o meno? Chi ha il diritto di decidere per noi la quantità e la qualità delle nostre armi?”. Dopo il suo incontro martedì con il ministro della difesa israeliano Ehud Barak, il segretario alla difesa Usa Robert Gates ha parlato delle forniture militari dalla Siria a Hezbollah: “Siamo arrivati al punto – ha detto – che Hezbollah ha più missili di quanti ne abbia la maggior parte dei governi del mondo”. Da parte sua, Barak ha parlato di un “probabile squilibrio di forze in conseguenza delle forniture di armi siriane”.


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