“Abbiamo un paese che è di parole. E tu parla, che io possa fondare la mia strada pietra su pietra.
Abbiamo un paese che è di parole, e tu parla, così che si conosca dove abbia termine il viaggio.”

Mahmud Darwish

domenica 28 settembre 2008

Salt of this Sea

Lunedì 29 settembre ore 17,45
Cinema Lumiére - via Azzo Gardino, 65 - Bologna
replica del film
SALT OF THIS SEA di Annemarie Jacir
(Palestina-Belgio-Francia-Svizzera-Spagna/2008)
Versione originale sottotitoli italiani
"Esordio nel lungometraggio della regista, scrittrice e produttrice palestinese Annemarie Jacir, Salt of this Sea è stato presentato quest’anno al festival di Cannes nella sezione "Un certain regard". Una giovane residente a Brooklyn fa ritorno in Palestina, terra d’origine dalla quale la sua famiglia era stata costretta a emigrare nel 1948: il film testimonia l’impatto con una realtà non semplice da affrontare, mentre il percorso della protagonista e quello dell’autrice sembrano a tratti intrecciarsi."
Un film che ci fa scontrare con le umilizioni imposte ai palestinesi dall'occupazione israeliana e ci consente di attraversare bellissimi paesaggi dall'entroterra al mare, da Ramallah, Gerusalemme, Haifa, Jaffa al villaggio di Dawayima completamente distrutto nel 1948 ed a cui il film è dedicato.

venerdì 26 settembre 2008

Lo stoccaggio di un "popolo di troppo" - i palestinesi

di Jeff Halper (http://www.icahd.org)

Il ritmo dei cambiamenti sistemici in quell'entità indivisibile, conosciuta come Palestina/Israele, è così rapido da superare, quasi, la nostra capacità di tenercene al corrente. La campagna deliberata, e sistematica, per cacciare i palestinesi dal Paese, nel 1948, è stata rapidamente dimenticata; la triste situazione di più di 700.000 profughi è divenuta qualcosa di invisibile, che neanche si pone come problema. Al contrario, un Israele impavido, europeo e “socialista” è diventato il beniamino di tutti, sinistra radicale compresa, eclissando completamente la pulizia etnica che aveva reso possibile creare lo Stato.

Allo stesso modo, l'occupazione da parte di Israele, nel 1967, della Cisgiordania, di Gerusalemme Est e di Gaza è rimasta un problema virtuale, che nemmeno si è posto, fino allo scoppio della prima Intifada, alla fine del 1987. L'unica parte del conflitto ad apparire sul radar pubblico è stata l'equazione fra palestinesi e terrorismo. [...]
Il ragionamento più efficace, contro la lotta palestinese, è l'idea, assai diffusa, che Arafat, a Camp David, abbia rifiutato la “generosa offerta” di Ehud Barak. Nell'interpretazione scompaiono i fatti reali: che non vi è mai stata una “generosa offerta”, e che, persino se Barak avesse proposto il 95% dei Territori Occupati - come Olmert ha di recente “offerto” il 93% -, uno stato palestinese costituirebbe poco più di un bantustan sudafricano tronco, economicamente non autosufficiente, su meno del 20% della Palestina storica. Tutto ciò che resta è la ri-demonizzazione di Arafat. Che Sharon abbia in seguito imprigionato il presidente palestinese in una stanza buia di un quartier generale demolito, eliminandolo politicamente, e, credo, pure fisicamente, non ha in pratica suscitato opposizioni, e neppure critiche, nella comunità internazionale.
[...]
La legge internazionale, infatti, definisce l'occupazione “una situazione militare temporanea”. L'aver istituito più di 200 colonie ed avamposti per soli ebrei nei Territori Occupati, organizzati in sette grandi “blocchi”, tutti legati inestricabilmente all'Israele propriamente detta da una rete massiccia di autostrade solo per israeliani, e, alla fine, la Barriera di Separazione, l'hanno resa permanente. Un indivisibile sistema di Israele, non più temporaneo o fondata sulla sicurezza, si è esteso fra il Mediterraneo e il Giordano. Chi di noi era risolutamente deciso a vedere ha scorto, davanti ai propri occhi, il vero: che ci si impegnasse o meno per una soluzione a due stati, l'Occupazione è stata trasformata in un sistema di APARTHEID PERMANENTE. Finora, è una realtà di fatto. Se il “Processo di Annapolis” funziona in base al piano israeliano, lo diventerà anche di diritto, venduto abilmente come una “soluzione a due stati”, e approvato da un leader collaborazionista palestinese. Nella realtà, tuttavia, Annapolis, non è importante. Israele sa che ne' i palestinesi, ne' la società civile internazionale accetteranno l'apartheid. La sua funzione è quella che si voleva avessero tutti gli altri “processi politici” degli ultimi quattro decenni: procrastinare ogni soluzione che richiederebbe da Israele concessioni significative, accordandole intanto la copertura politica ed il tempo per creare, sul terreno, fatti irreversibili.
La “Occupazione” da parte di Israele ha oltrepassato l'apartheid – termine che è divenuto superato quasi nel momento stesso in cui lo si è iniziato ad accettare, fra grandi proteste e strepiti. Ciò che si è sviluppato davanti ai nostri occhi – qualcosa che avremmo dovuto vedere, ma per il quale non avevamo termini di riferimento – è un sistema di stoccaggio, una situazione statica svuotata di ogni contenuto politico.
“Quel che Israele ha costruito”, sostiene Naomi Klein, nel suo nuovo e straordinario libro, The Shock Doctrine, "è un sistema, ... una rete di recinti a cielo aperto per milioni di persone, classificati come umanità eccedente.... I palestinesi non sono l'unico popolo al mondo ad essere stato categorizzato in questo modo.... Lo scartare dal 25 al 60 per cento della popolazione è stato il marchio di fabbrica della crociata intrapresa dalla Scuola [di Economia] di Chicago.... In Sud Africa, in Russia e a New Orleans, i ricchi costruiscono intorno a sé dei muri. Israele ha condotto ancora più avanti questo processo di rifiuto: ha costruito muri intorno ai poveri pericolosi” (p. 442).
I fatti israeliani sul terreno non sono altro che l'esprimere in modo fisico una linea che cerca di depoliticizzare, e quindi di normalizzare, il controllo esercitato. Lo scontro israelo-palestinese non è presentato come un conflitto che ha parti in causa ed una dinamica politica. È descritto, invece, come una “guerra al terrorismo”, una lotta con un fenomeno che elimina – o indica come irrilevante – ogni riferimento all'occupazione, che Israele ufficialmente nega di imporre. [...].
“Tenere in stoccaggio” è l'espressione migliore, anche se la più cupa, per quanto Israele sta attuando per i palestinesi dei Territori Occupati. È qualcosa di peggiore, per diversi motivi, dei bantustan sudafricani dell'era dell'apartheid. Le dieci “patrie”, economicamente non autosufficienti, istituite dal Sud Africa per la maggioranza africana nera sullo 11% soltanto del territorio del Paese erano, certo, un tipo di stoccaggio. Avevano lo scopo di fornire al Sud Africa manodopera a basso prezzo, liberandola della popolazione nera; questo rendeva possibile una “democrazia” dominata da europei. Questo è precisamente ciò a cui Israele mira - tramite un bantustan palestinese che comprende all'incirca il 15% della Palestina storica -, ma con un limite cruciale: ai lavoratori palestinesi non sarà permesso recarsi in Israele. Avendo scoperto una manodopera più a buon mercato - circa 300.000 lavoratori stranieri, importati da Cina, Filippine, Thailandia, Romania ed Africa Occidentale, con l'aggiunta dei propri cittadini arabi, mizrachi, etiopi, russi e dell'Europa dell'Est – Israele può permettersi di rinchiudere fuori i palestinesi, impedendo loro, nel contempo, di avere un'economia autosufficiente che sia la loro, legata senza ostacoli ai Paesi arabi circostanti. Da ogni punto di vista – storico, culturale, politico ed economico – i palestinesi sono stati definiti come una “umanità in sovrappiù”; l'unica cosa da fare con loro resta lo stoccarli, atto che la comunità internazionale, che se ne interessa, pare voler permettere ad Israele. Dal momento che lo stoccaggio è un problema globale, e che Israele ne presenta, pionieristicamente, un modello, quel che avviene ai palestinesi dovrebbe preoccupare chiunque. Potrebbe costituire un crimine interamente nuovo contro l'umanità, e come tale, dovrebbe essere soggetto alla giurisdizione internazionale dei tribunali del mondo, così come lo sono altre gigantesche violazioni dei diritti umani. In questo senso, la “Occupazione” israeliana ha implicazioni che oltrepassano di gran lunga un conflitto localizzato fra due popoli.
[...]
Guardare alla Palestina come ad un microcosmo di una più vasta realtà globale di stoccaggio ci rende capaci di identificare in modo più efficace gli elementi che compaiono altrove e di comprendere il modello che Israele sviluppa, per opporvisi meglio. In ogni caso, il nostro linguaggio, e l'analisi che questo genera, devono non solo essere onesti e privi di inutili riguardi: devono anche mantenersi al corrente delle intenzioni politiche e dei “fatti sul terreno”, che si espandono sempre più rapidamente.
Testo integrale su:
Tradotto da Paola Canarutto

Le imprese dell'Emilia-Romagna in missione in Israele

da
La missione imprenditoriale, in programma dal 25 al 27 novembre 2008, è organizzata da Confindustria Emilia-Romagna e dalla Regione Emilia-Romagna

Confindustria Emilia-Romagna e Regione Emilia-Romagna organizzano dal 25 al 27 novembre 2008 una Missione imprenditoriale in Israele nell'ambito di una importante missione nazionale promossa da Confindustria insieme ad ICE ed ABI.La missione nazionale, guidata dalla Presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, coinciderà con la visita di Stato del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Parteciperanno tra gli altri il Ministro allo Sviluppo economico Claudio Scajola, il Ministro degli Affari Esteri Franco Frattini, il Ministro alle Attività economiche israeliano e il Presidente della Regione Vasco Errani.«L'economia israeliana - ha affermato Sergio Sassi, Presidente Commissione Internazionalizzazione di Confindustria Emilia-Romagna - è per sua natura aperta al commercio internazionale e agli investimenti stranieri, che giocano un ruolo fondamentale nell'economia del Paese. La missione - ha sottolineato Sassi - si concentrerà su settori di particolare interesse per le nostre imprese: hi-tech, meccanica, elettronica, agroindustria, infrastrutture e trasporti, sicurezza, telecomunicazioni, energie alternative, beni di consumo. Come sistema Confindustria Emilia-Romagna, insieme alla Regione, svilupperemo progetti mirati alle esigenze delle piccole e medie aziende, nell'ottica di offrire loro specifiche occasioni di investimento e partnership».

La Regione Emilia-Romagna è a fianco di Confindustria in questa iniziativa nell'obiettivo di promuovere una serie di iniziative per favorire una più intensa collaborazione scientifica, tecnologica e industriale tra le imprese della nostra regione e quelle israeliane.

«Dal 2005 - ha affermato Ruben Sacerdoti, Responsabile del Servizio Sportello regionale per l'internazionalizzazione delle imprese della Regione Emilia-Romagna - abbiamo avviato un'intensa attività di scouting delle opportunità di collaborazione nel campo della R&S industriale con Israele, uno dei paesi al mondo più avanzati nella promozione del mix fra competenze tecnico-scientifiche e capacità di manageriali e finanziarie ASTER ha organizzato due missioni in uscita di ricercatori emiliano-romagnoli ed una in entrata, e ha garantito la partecipazione delle principali strutture della ricerca industriale israeliane a R2B. Oggi siamo pronti per fare un passo ulteriore: stiamo concordando direttamente con il Governo israeliano, nell'ambito dell'Accordo di collaborazione fra Italia e Israele del 2000, il lancio nel 2009 di un nuovo fondo di 800 mila euro per finanziare congiuntamente progetti di collaborazione fra imprese regionali e israeliane ad alta tecnologia. L'accordo sarà siglato a Tel Aviv durante la missione istituzionale di novembre».--

mercoledì 10 settembre 2008

APPELLO URGENTE DI ADDAMER


Detenzione amministrativa di Salwa Salah e Sara Siureh
Salwa Salah e’ nata il 10 novembre del 1991. Giovedi’ 5 giugno 2008 attorno alle 2 del mattino Salwa Salah (16 anni e mezzo) era in casa con la propria famiglia a Betlemme. All’improvviso qualcuno batte in modo molto violento sulla porta di casa. La madre di Salwa apre la porta e si trova di fronte a soldati israeliani e alla Israeli Security Agency (Agenzia di Sicurezza Israeliana, ISA). Un soldato donna che era presente dice a Salwa di vestirsi. Nel frattempo gli altri soldati interrogano la madre di Salwa e le chiedono di suo marito e dei suoi figli. Dopo aver interrogato anche Salwa il soldato donna la ammanetta, la benda e la prota di peso dentro ad una jeep militare.

Sara Siureh e’ nata il 20 novembre 1991. Giovedi 5 giugno 2008 attorno all’1 e 30 di notte Sara Siureh (16 anni e mezzo) era nella casa della sua famiglia con il marito a Betlemme. All’imprvviso sentono qualcuno battere violentemente sulla porta di casa. Il marito di Sara apre la porta e si trova di fronte a soldati israeliani ed agenti dell’ISA. Irrompono in casa ed un soldato donna girda a Sara di vestirsi dopodiche’ la trascinano fuori e la fanno salire su una jeep militare.

Le due ragazze sono cugine ed una di loro frequenta ancora la scuola. L’ISA ha affermato che le due ragazze sarebbero coinvolte in attivita’ militari. Sono state portate nella progione di Telmond e poi trasferite nella prigione di Ofer dove sono state interrogate per un ora. Nell’interrogatorio e’ stato chiesto loro che cosa facessero e se avessero dei contatti con qualche gruppo politico. Le ragazze non hanno confessato nulla. Dopo l’interrogatorio le due ragazze sono state riportate a Telmond e trattenute la per due giorni. La notte prima di essere portate di fronte alla Corte militare le ragazze sono state portate nella prigione di Ramle, scortate da una poliziotta. Piu’ tardi durante un incontro fra le ragazze e gli avvocati di ADDAMER e’ emerso che l’ufficiale di polizia ha mantenuto un comportamento brutale con le ragazze spingendole dentro la jeep militare e perquisendole in modo molto umiliante. Entrambe le ragazze sono ora nella prigione di Addamoun in Israele e sono trattenute assieme ad altre donne palestinesi arrestate. A nessuna delle due ragazze e’ stato permesso alcun contatto con la propria famiglia dal giorno dell’arresto, il 5 giugno 2008. Questa e’ la prima volta che delle ragazze minorenni vengono poste sotto regime di Detenzione Amministrativa. Per loro e’ stato stabilito un periodo di Detenzione Amminstrativa di 4 mesi che puo’ venire esteso per altri 6 mesi. Il regime di Detenzione Amministrativa puo’ essere rinnovato in modo indefinito. E’ stato presentato un appello contro questa decisione che pero’ e’ stato respinto. Il principio di proporzionalita’ ed il dovere di uno Stato di tenere in considerazione il benessere di un minore sono aspetti del diritto internazionale concernenti lo scopo, le limitazioni e le proibizioni nei processi sui minori. Le Regole per gli Standard Minimi stabilite dalle Nazioni Unite riguardo la giustizia per i giovani minorenni richiedono che ogni trattamento di un minore sottoposto ad arresto dovrebbe essere sempre “proporzionale sia alle circostanze dell’offesa che alla condizione del soggetto incriminato”. Un altro fondamentale principio del processo e’ che la privazione della liberta’, se viene praticata, debba essere utilizzata soltanto come ultima risorsa e per il piu’ berve periodo di tempo possibile (Art. 37b CRC). E’ evidente che questi principi non sono stati rispettati per queste due ragazze. La Corte non si e’ adeguata a questi standards legali stabiliti per la detenzione dei minori. Entrambe le ragazze non sono mai state in prigione prima.

Che cos’e’ la Detenzione Amministrativa?
Le autorita’ israeliane posso trattenere una persona in “Detenzione Amministrativa” per quanto desiderano. Non intendono portare questi detenuti di fronte ad un tribunale dichiarando che rappresentano un rischio per la sicurezza. Non informano i detenuti ne i loro avvocati sulle ragioni che spingono a considerare queste persone un rischio per la sicurezza. Le Detenzioni Amministrative vengono decise dal Comando Militare per periodi che possono durare fino a 6 mesi e vengono spesso rinnovate poco prima che scadano. Questo processo puo’ essere ripetuto indefinitivamente. La sofferenza mentale di essere trattenuti senza conoscere i termini della detenzione puo’ essere considerata tortura come definito dalla Convenzione dell’ONU contro la tortura. Inoltre un periodo cosi’ lungo di detenzione senza accuse ne processo costituisce una “detenzione arbitraria” che viola lo Statuto Internazionale sui diritti Civili e Politici (Art. 9(1)) e la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (Art. 9). Attualmente ci sono approssimativamente 750 Palestinesi in detenzione amministrativa di questi circa 10 sono minorenni.

AGISCI ORA PER SUPPORTARE SALWA E SARA:

Manifesta il tuo dissenso nei confronti di queste detenzioni senza processo. Scrivi al governo Israliano e alla autorita’ giudiziarie e militari pretendendo che Salwa e Sara vengano rilasciate immediatamente e che la loro Detenzione Amministrativa non venga rinnovata. In particolare le lettere dovrebbero essere inviate a Lt. Colonel Sharon Afek Legal Advisor to the Israeli Army in the West Bank Chief Military Attorney. P.O. Box 10482, Beit El, West Bank; Tel: 972...; Mobile: 972-50-551-1782; Fax: 972-2-997-7326. Fax: +972 2 997 7326.
Per favore copia ADDAMEER nell’indirizzo (addameer@p-ol.com) in modo da permettere di tenere un registro delle lettere inviate.
Altre lettere possono essere spedite a:
Mr. Ehud OlmertPrime MinisterOffice of the Prime Minister 3 Kaplan Street, PO Box 187Kiryat Ben-Gurion, Jerusalem 91919, Israel Fax: +972- 2-651 2631 e-mail: rohm@pmo.gov.il, pm_eng@pmo.gov.il
Mr Daniel FriedmannMinister of JusticeFax: + 972 2 628 7757; + 972 2 628 8618 Mr Menachem MazuzAttorney GeneralFax: + 972 2 627 4481; + 972 2 628 5438; +972 2 530 3367 Mr Ehud BarakMinister of DefenseFax: +972 3 697 6218 sar@mod.gov.il
Per favore scrivete anche alla International Bar Association chiedendo che i suoi membri e l’Istituto per I Diritti Umani esercitino pressioni sulla Israeli Bar Association affinche’ assicurino che a tutti i detenuti sottoposti alla giustizia israeliana vengano garantiti i principi base dello stato di diritto – un processo trasparente che non permetta una giustizia arbitraria. Principi ai quali l’Istituto per i Diritti Umani dell’IBA (HRI) afferma di dedicare i propri sforzi: “HRI e’ ora una voce in prima linea nella promozione dello stato di diritto a livello mondiale”.
Spedite le vostre lettere di protesta al Direttore dell’HRI Fiona Paterson e copiate l’indirizzo del presidente del Consiglio, l’Ambasciatore Emilio Cardenas (Argentina) e Richard Goldstone (Sud Africa).
Fiona PatersonDirector of Human Rights InstituteInternational Bar Association10th Floor1Stephen StLondon, W1T 1AT, United KingdomTel: +44 (0)20 7691 6868Fax: +44 (0)20 7691 6544
Scrivete anche all’Unione Europea chiedendo che l’UE eserciti pressioni su Israele affinche’ rilasci tutti i detenuti in Detenzione Amministrativa e ponga fine ad un sistema tanto ingiusto, arbitrario e barbaro di detenzioni senza processo.
Indirizzate le vostre lettere a:
Personal Representative for Human Rights (CFSP) of the EU Secretary General/ High Representative Javier Solana Ms. Riina Kionka 175 Rue de la Loi BE 1048 Brussels, Belgium Fax. : +32 2 281 61 90 Email : riina.kionka@consilium.europa.euThe Commissioner for External Affairs and European Neighbourhood Policy HE Ms. Benita Ferrero- Waldner Email: relex-enpinfo@ec.europa.euOppure mandate un commento a ec.europa.eu/external_relations/feedback/question2.htm

Ambasciate e consolati di Israele sul vostro territorio
Una lista di ambbasciate e consolati israeliani puo’ essere trovata sul sito del Ministero Israeliano per gli Affari Esteri attraverso il seguente link: http://www.mfa.gov.il/MFA/Sherut/IsraeliAbroad/Continents/

Qui sotto potete trovare una bozza della lettere da inviare:
Dear Colonel Afek:
I am writing with regards to the arrest of Salwa Salah and Sara Siureh on June 5, 2008 from the town of Bethlehem in the West Bank, Occupied Palestinian Territories. Both girls are juveniles who should not be tried or treated as an adult.
Both girls are currently detained in Addamoun Prison inside Israel. Article 49 of the Fourth Geneva Convention (1949) explicitly states that "[t]he occupying power shall not deport or transfer parts of its own civilian population into the territory it occupies." Israel signed the convention in 1949.

Under Article 78 of the Fourth Geneva Convention relative to the Protection of Civilian Persons in Time of War, the administrative detention of persons is allowed ‘for imperative reasons of security’. However, for many years the system of administrative detention has been abused by Israel to punish without charge, rather than as an extraordinary and selectively used preventative measure. In addition, the treatment of administrative detainees, including the location and conditions of detention, contravenes not only international human rights standards but also the provisions of the Fourth Geneva Convention.
I would like to voice my opposition to the detention of Salwa Salah and Sara Siureh unless they are charged with a recognizable offence and immediately brought to justice in a fair trial according to international standards. Their continued detention is clearly not in their best interest, nor is it in accordance with the articles outlined in the United Nations Convention on the Rights of the Child.
In the mean time, I urge you to allow Salwa and Sara to receive regular visits from their family members.
Sincerely,
{Egregio Colonello Afek,
Le scrivo a riguardo dell’arresto di Salwa Salah e Sara Siureh del 5 giugno 2008 a Betlemme nella West Bank nei Territori Occupati palestinesi.
Entrambe le ragazze sono minorenni e non dovrebbero essere trattate come fossero adulte. Entrambe le ragazze sono attualmente detenute nella prigione di Addamoun in Israele.
L’Art. 4 della Convenzione di Ginevra stabilisce chiaramente che: “La Potenza occupante non deve deportare o trasferire parte della propria popolazione civile nel territorio che occupa”. Israele ha firmato la convenzione nel 1949.

Secondo l’articolo 78 della Quarta Convenzione di Ginevra relative alla protezione di civili in tempo di Guerra, la Detenzione Amministrativa delle persone e’ permessa solo per “ragioni imperative di sicurezza”. Tuttavia per molti anni il sistema delle Detenzioni Amministrative e’ stato abusato da Israele per punire senza accuse, piuttosto che utilizzato come strumento selettivo e straordinario di prevenzione.
Vorrei manifestare la mia opposizione alla detenzione di Sara Siureh e Salwa Salah a meno che non vengano accusate di un crimine e immediatamente processate in modo trasparente secondo gli standards internazionale. La loro dtenzione non e’ chiarmente nel loro interesse e neppure in sintonia con quanto previsto dalla Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo.
Nel frattempo chiedo che sia possibile per Sara e Salwa ricevere regolarmente visite da parte della famiglia.}
(TRADUZIONE A CURA DI MIRCO TOMASI)
blogmasters g.40, gino pino, Ter