“Abbiamo un paese che è di parole. E tu parla, che io possa fondare la mia strada pietra su pietra.
Abbiamo un paese che è di parole, e tu parla, così che si conosca dove abbia termine il viaggio.”

Mahmud Darwish

mercoledì 16 giugno 2010

Sinistra per Israele non mischi le carte in tavola

di Gustavo Pasquali *

Intervengo nel dibattito che si è aperto sulle pagine di Liberazione con l’articolo di Guido Caldiron del 6 giugno, sul successivo articolo di replica di Sergio Cararo per dire la mia in merito all’intervento di Massimo Chierici di Sinistra per Israele del 12 giugno.

Questo articolo, lo dico con estrema franchezza, non mi è piaciuto, perché non chiarisce nulla ed anzi genera confusione, una confusione che giova solo ad Israele ed al suo comportamento contro la legalità internazionale.

Innanzi tutto, credo che Massimo Chierici debba chiarire ai lettori quali sono le forze dichiaratamente guerrafondaie che qualcuno all’interno del campo pacifista sostiene, e chi è questo qualcuno. A mio avviso Israele è una forza dichiaratamente guerrafondaia, e Sinistra per Israele lo sostiene. Sono perfettamente d’accordo, invece, con Massimo Chierici sul fatto che non si possono appoggiare progetti e posizioni teocratiche: cosa ci dice su Israele come stato ebraico per soli ebrei? Non è questa una posizione teocratica? Cosa ci dice a proposito del fatto che i sionisti rivendicano lo Stato di Israele in base a promesse ed affermazioni divine? Non è teocrazia, questa?

L’uso delle parole e della dialettica per mischiare le carte in tavola è un vecchio e collaudato modo di fare politica, ma io credo che nel caso del conflitto israeliano-palestinese sia più utile per tutti usare le parole in modo inequivocabile e per fare chiarezza: caro Massimo Chierici, come si fa a definire quanto accaduto alla Freedom Flottilla un “incidente”? Chiamiamo le cose con il loro nome: “azione di pirateria in spregio alle norme del diritto di navigazione internazionale, omicidio plurimo con l’aggravante della premeditazione, sequestro di persona ai danni di 600 esseri umani inermi” (il più grande sequestro di persona del mondo, altro che Anonima Sequestri calabrese!!!!).

In Palestina non ci sono due ragioni, in Palestina c’è un invasore (lo stato di Israele) ed un invaso (il popolo palestinese), in Palestina c’è un oppressore (lo stato di Israele) ed un oppresso (il popolo palestinese), in Palestina c’è un carnefice (lo stato di Israele) ed una vittima (il popolo palestinese). Parole dure? No, parole vere!

Israele vuole vivere in pace e sicurezza? Faccia allora una politica di pace e non di guerra, attui le deliberazioni delle Nazioni Unite, cessi di occupare Gerusalemme e la Cisgiordania, tolga l’assedio a Gaza, restituisca il Golan alla Siria e l’area delle fattorie di Sheba al Libano, garantisca per il ritorno dei profughi, perché senza giustizia non ci potrà essere pace. Parole dure? No, parole vere!

Ed invece di parlare di due Stati, perché non cominciamo a ragionare di un unico Stato dove vivano in pace ebrei, musulmani e cristiani? In fondo, in Palestina hanno convissuto in pace per centinaia e centinaia di anni, almeno fino all’invasione sionista. Che avvenire può avere uno stato che pratica l’apartheid nei confronti dei suoi cittadini arabi, come fa Israele? Nessun avvenire. Parole dure? No, parole vere!

Quali sono le vecchie forme di antisemitismo riproposte in chiave anti-israeliane ed anti-sioniste? Non giochiamo con le parole: l’antisemitismo è una cosa che non ci appartiene, l’antisionismo è ben altro, perché il sionismo è una ideologia politica, che come tutte le ideologie politiche può essere condivisa o avversata, che come tutte le ideologie politiche non si identifica tout-court in una opzione religiosa, ed infatti in tutto il mondo ci sono persone di religione ebraica che sono antisioniste e persone di religione diversa da quella ebraica che sono filosioniste.

Il sionismo nasce nel XIX secolo, in pieno periodo coloniale europeo, e del colonialismo ha i tratti ideologici peggiori, ed oggi pratica in Israele una forma di apartheid verso i suoi cittadini arabi; si può essere a sinistra perfettamente e coerentemente antisionisti, e per favore non mischiate la cosa con l’antisemitismo, che noi aborriamo.

Tra Shoa e Gaza e tra sionismo e nazismo non si gioca con equivalenze perverse, ma i fatti nudi e crudi stanno a dimostrare la similitudine. Parole dure? No, parole vere!

Sono perfettamente d’accordo con Massimo Chierici sul fatto di abbassare il linguaggio della violenza, se poi lo stato di Israele abbassa anche il proprio livello di pratica sconsiderata della violenza sarebbe un primo passo certamente positivo, perché tra chi usa un linguaggio violento e chi invece la violenza la pratica scientemente da prima della sua nascita una certa differenza c’è. A questo proposito, sarebbe estremamente gradito anche un abbassamento del livello delle provocazioni e dell’uso della violenza fisica da parte di alcuni non identificati appartenenti alla comunità ebraica di Roma, alla luce di quanto avvenuto a Roma a margine delle ultime manifestazioni a sostegno della Palestina e della Freedom Flottilla.

E per terminare voglio soffermarmi su Rifondazione Comunista: dopo le dichiarazioni di Paolo Ferrero e Fabio Amato, e dopo la legittima richiesta di parole chiare che Massimo Chierici fa a questo partito al termine del suo articolo, credo che Rifondazione debba scegliere in maniera netta e concreta con chi stare e in che forma starci, e credo che non possa stare che dalla parte degli oppressi, dalla parte degli occupati, dalla parte delle vittime, ed iniziare ad operare concretamente e a livello di massa nella campagna di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni dell’economia di guerra e di apartheid di Israele.

* co-fondatore del comitato “Con la Palestina nel cuore”
da Forum Palestina

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