“Abbiamo un paese che è di parole. E tu parla, che io possa fondare la mia strada pietra su pietra.
Abbiamo un paese che è di parole, e tu parla, così che si conosca dove abbia termine il viaggio.”

Mahmud Darwish

domenica 14 novembre 2010

L' "industria dell'Olocausto" in tribunale

Finisce davanti al tribunale di New York l'industria dell'Olocausto denunciata da Norman Filkestein nel suo libro*



da Il Sole 24 Ore dell'11 novembre
«Truffa al fondo per la Shoah» di Claudio Gatti

I falsi invalidi, i falsi braccianti agricoli, i falsi pensionati, tutto già visto e già fatto. Ma i falsi superstiti dell'Olocausto? Spacciarsi per invalido al fine di incassare un'indennità non dovuta è prassi diffusa un po' ovunque, ma farsi passare per ebreo e vittima della persecuzione nazista per truffare il governo tedesco non è da tutti.

Mercoledì scorso la procura di New York ha accusato 17 persone proprio di questo. Sei di loro erano dipendenti della Conference On Jewish Material Claims Against Germany, un ente creato dal governo tedesco nel 1951 per compensare gli ebrei sopravvissuti all'Olocausto con sedi a New York, in Germania e in Israele.

«Se ci sono fondi che dovrebbero essere immuni dalla frode, sono quelli creati per compensare e assistere i superstiti della persecuzione nazista», ha commentato il procuratore federale di Manhattan, Preet Bharara.

Gli inquirenti hanno invece scoperto ben 5.615 pratiche fraudolente, per un valore totale di oltre 42 milioni di dollari. Sostenute da una moltitudine di drammi e disgrazie inventate. Storie di fuga sotto i bombardamenti, di sopravvivenza nelle foreste o in nascondigli di ogni genere, dagli scantinati alle stalle. Tutte frutto della fantasia degli imputati. Però meticolosamente supportate da documenti contraffatti, fotografie di persone già morte e testimonianze non vere.

L'agente speciale dell'Fbi Steven Wintonick ha scoperto anche casi di vittime vere alle quali è stata invece negata l'indennità che spettava. Una di queste, dopo aver presentato una richiesta di compenso, aveva ricevuto una telefonata da Polina Breyter, un'impiegata della Conference, che l'aveva invitata a farsi aiutare nella pratica da un suo amico. Costui aveva poi avanzato una richiesta inaspettata: ti aiuto ma per velocizzare la pratica voglio una percentuale dell'indennità che avrai.

La persona aveva chiamato Breyter per dirle che non avrebbe mai accettato un ricatto del genere e questa, indispettita, aveva annunciato che avrebbe inviato la pratica in Germania affinché fossero i tedeschi a prendere la decisione finale, una procedura del tutto anomala visto che la sede di New York della Conference aveva il compito precipuo di selezionare e approvare le pratiche. Dieci mesi dopo, non avendo avuto notizie, la superstite aveva richiamato la Breyter per sollecitare una risposta e aveva scoperto che la pratica non era mai stata inviata in Germania e che senza l'aiuto del facilitatore consigliato non sarebbe mai andata avanti.

In combutta con i dipendenti della Conference c'era una mezza dozzina di persone che attraverso contatti personali o annunci su giornali in lingua russa per anni hanno setacciato la zona di Brighton Beach, un quartiere di Brooklyn popolato da ebrei russi e ucraini alla ricerca di persone a cui far presentare domanda di indennità o pensione. La maggior parte di queste erano di origine ebraica, anche se non tutte, ma non avevano i requisiti previsti per ottenere il risarcimento una tantum di 3.600 dollari o la pensione mensile di 411. A sistemare tutto con documenti contraffatti e poi approvare le pratiche ci pensavano Breyter e i suoi colleghi. In cambio, i beneficiari dovevano cedere la metà dell'indennità fraudolentemente ottenuta.

Ma che succederà adesso alle migliaia di falsi superstiti scoperti? Il procuratore Bharara è stato vago. Si è limitato a dire che l'inchiesta «è tuttora in corso».

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Per leggere il libro di Norman Filkestein su "L'industria dell'Olocausto" clicca su:
http://www.arcipelago.org/palestina/nostro_no_alla_censura_sionis.htm


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