“Abbiamo un paese che è di parole. E tu parla, che io possa fondare la mia strada pietra su pietra.
Abbiamo un paese che è di parole, e tu parla, così che si conosca dove abbia termine il viaggio.”

Mahmud Darwish

giovedì 18 novembre 2010

Palestina: una terra cancellata dalle mappe. Dieci domande sul sionismo

Cosa è il sionismo? Tutti gli ebrei sono sionisti? Tutti i filo-sionisti sono filo-ebrei? Quali relazioni tra sionismo e politica internazionale? Perché politici e star italiane, quali Saviano e Raiz, ci tengono a propagandare lo Stato di Israele come bello e democratico? Cosa ha a che fare il sionismo con la cancellazione della Palestina e come la sta attuando?



Approfondimenti nel libro:

Palestina: una terra cancellata dalle mappe.
Dieci domande sul sionismo

Atti del Convegno di Roma (28 - 29 novembre 2009)
a cura del Forum Palestina


che sarà presentato a Bologna il 19 novembre 2010 ore 18,30
presso il Centro Zonarelli - via Sacco 14



"Perché dovremmo occuparci di sionismo? Il sionismo è storia, pura ideologia, e dobbiamo concentrarci sulla vera realtà politica, non sulle ideologie". Frasi del genere non sono inusuali nel movimento di solidarietà alla Palestina, e necessitano di una risposta, perché il sionismo non è né pura ideologia, né una questione del passato, ma un movimento politico esistente, incarnato dallo Stato di Israele e dalla sua politica.

Senza una chiara analisi sulla natura del sionismo, non si può capire il fallimento del "processo di pace" e il suo sistematico sabotaggio da parte dello Stato di Israele. Senza capire il sionismo, è quasi impossibile cercare di prevedere le prossime mosse della leadership israeliana.
Dalla relazione di Michael Warschawski (Alternative Information Center)


Ebraismo e sionismo indicano due realtà non necessariamente collegate, e confonderle è un grave errore. Prima della fondazione dello Stato di Israele ciò era molto chiaro, in quanto solo una parte del mondo ebraico, e neppure la più consistente, si identificava nel sionismo. Dopo il '48 lo Stato di Israele ha fatto di tutto per far apparire i due termini collegati e confusi, ma non tutti gli ebrei del mondo sono sionisti e neppure tutti gli ebrei israeliani. L'equiparazione dei due termini è un modo per vanificare ogni giusta critica all'operato dello Stato israeliano che si fonda sull'ideologia sionista.
Dalla relazione di Miryam Marino (Rete Ebrei Contro l'Occupazione)


I leader sionisti non sono mai stati interessati ad incontrare i palestinesi. (…) Theodorl Herzl (…) nel 1895 scriveva nel suo diario: “Dovremo incoraggiare questa misera popolazione ad andarsene oltre confine procurando loro un lavoro nei paesi di destinazione, e negandoglielo nel nostro. Sia il processo di espropriazione che quello di allontanamento dei poveri devono essere effettuati con discrezione e cautela”. (...) Nel corso della 17a riunione della Commissione [Commissione Sionista] Weizman dichiarava che “obiettivo del sionismo è il dominio ebraico su tutto il Medio Oriente” e che per realizzare gli obiettivi del sionismo: “Bisogna che siano inviate ad Allenby istruzioni per aprirci la strada qui; perché la popolazione ebraica della Palestina non possa essere classificata sullo stesso piano degli arabi.... noi dobbiamo essere trattati come i fondatori della sede nazionale ebraica e come i futuri padroni della Palestina”.
Dalla relazione di Wasim Dahmash (Ass. “Gazzella Onlus”)


Il sionismo è un movimento politico discriminatorio, razzista, coloniale, che ha commesso crimini di guerra e contro l'umanità per mano della sua creatura, Israele, utilizzando la pulizia etnica contro i palestinesi; la stessa politica si continua a perseguire a Gaza come in Cisgiordania. Basti pensare alla barbara aggressione contro Gaza, all'utilizzo del fosforo bianco contro i civili e all'embargo criminale contro la popolazione palestinese della striscia di Gaza.

Eppure il sionismo è storicamente estraneo a questa regione del mondo; sembrava il nostro destino, ma io spero che sia invece destinata a finire. Le sue vittime sono gli ebrei, e noi, assieme a loro, potremmo porgli fine, e vivere come abbiamo vissuto prima, in un paese pieno di beni che bastano per tutti, in pace, uguaglianza e fratellanza.
Dalla relazione di Bassam Saleh (Comitato Con la Palestina nel cuore)

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