“Abbiamo un paese che è di parole. E tu parla, che io possa fondare la mia strada pietra su pietra.
Abbiamo un paese che è di parole, e tu parla, così che si conosca dove abbia termine il viaggio.”

Mahmud Darwish

mercoledì 25 agosto 2010

Flottilla: ora sono sette i soldati ladri

I furti di computer, carte di credito e telefoni cellulari erano stati denunciati subito dagli attivisti arrembati dai commando israeliani. Intanto domenica sera salpa per Gaza la nave libanese Mariam, a bordo solo donne.


Roma, 20 agosto 2010, Nena News
Ora sono sette i militari israeliani coinvolti nei furti di computer, carte di credito e telefonini degli attivisti che erano a bordo delle sei navi della Freedom Flotilla arrembata lo scorso 31 maggio in acque internazionali dalla Marina militare israeliana - con un bilancio di nove civili turchi uccisi – mentre cercava di rompere il blocco marittimo della Striscia di Gaza. Secondo l’edizione online del quotidiano Haaretz, gli ultimi a finire in manette sono stati un tenente, sospettato di aver rubato e ricettato diversi laptop, e due soldati (poi rilasciati, ma comunque rinviati alla Corte marziale) accusati di averglieli comprati. In precedenza era stato arrestato un altro tenente, per il furto di almeno 4 computer, mentre tre soldati erano stati fermati ed interrogati per averlo aiutato nella ricettazione di parte del bottino.


Gli attivisti avevano denunciato subito la sparizione di computer e telefonini, ma anche di portafogli ed effetti personali, sottratti dai militari durante l’arrembaggio. In particolare a protestare era stato il documentarista e giornalista Manolo Luppichini, uno dei sei italiani sequestrati in mare dai commando israeliani il 31 maggio e rimasto incarcerato per alcuni giorni. «Spesa di 52,61 euro, R. M. Village Market, Gedera (4 giugno, ore 11.14)», aveva trovato scritto sull’estratto conto della sua carta di credito Luppichini. Come era possibile? Si domandò visto che quel giorno il suo passaporto, le carte di credito, le videocamere e il materiale girato erano sotto sequestro delle autorità israeliane. «Sono rientrato in Italia il 3 giugno – raccontò Luppichini –e sono andato subito in banca per bloccare la carta, ma dai tabulati risulta che è stata utilizzata in Israele il 4 giugno, quando io ero già rientrato». Chi era andato a spendere quei soldi in un autogrill poco lontano da Ashdod, il porto dove erano state portate con la forza le navi pacifiste? «Non abbiamo idea di che cosa sia successo», replicò sdegnato il portavoce del ministero degli esteri israeliano Yigal Palmor che invitò Luppichini a rivolgersi alla sua banca. E invece, come si era capito sin dall’inizio, la risposta all’interrogativo era proprio in Israele.

Gli arresti di militari, ai quali potrebbero seguirne altri, gettano nuove gravi ombre sulle Forze Armate israeliane di solito descritte come “le piu’ morali del mondo” dai comandi israeliani e che, peraltro, negli ultimi anni, specialmente durante la guerra in Libano del 2006 e l’offensiva Piombo Fuso contro Gaza del dicembre 2008, sono state accusate da piu’ parti di crimini di guerra. A contribuire al “buon nome” all’esercito israeliano c’è anche Eden Abergail. L’ex soldatessa, dopo essere stata criticata ad inizio settimana per aver messo in rete foto che la ritraggono sorridente accanto a prigionieri palestinesi bendati e ammanettati, ha dato sfogo al suo ultranazionalismo scrivendo sul suo profilo in Facebook «Sarei felice di uccidere gli arabi – anche di massacrarli…nella guerra non esistono regole».

Intanto l’ambasciatore cipriota a Beirut ha avvertito che il suo paese rispedirà indietro la nave libanese «Mariam» con a bordo decine di donne, che domenica sera salperà dal porto di Tripoli per Cipro e subito dopo farà rotta per Gaza. L’organizzatrice della spedizione marittima, Samar al-Hajj, ha ribadito la volontà delle attiviste di rompere l’assedio navale israeliano. «Siamo determinate ad andare avanti nonostante la posizione cipriota – ha detto al Hajj – A bordo ci sono infermiere, dottoresse, giornaliste, donne cristiane e musulmane», ha spiegato. Tra loro anche la famosa cantante libanese May Hariri e un gruppo di infermiere dagli Stati Uniti.(red)
Nena News

Mariam non parte, Viva Palestina lo farà

Le attiviste libanesi costrette a rinviare la partenza per Gaza. Prosegue l’organizzazione dei convogli di “Viva Palestina”, anche con il sostegno di Shane MacGowan dei Pogues.

Nena News - Roma, 23 agosto 2010

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