“Abbiamo un paese che è di parole. E tu parla, che io possa fondare la mia strada pietra su pietra.
Abbiamo un paese che è di parole, e tu parla, così che si conosca dove abbia termine il viaggio.”

Mahmud Darwish

lunedì 26 aprile 2010

La Giornata della Terra in Israele: L'Apartheid pitturato di verde

di Stephanie Westbrook
Il 22 aprile, nell'ambito delle celebrazioni globali per la Giornata della Terra, case, uffici ed edifici pubblici in 14 città israeliane hanno spento le luci per un'ora con lo scopo di "aumentare la consapevolezza della necessità vitale di ridurre i consumi di energia". Le celebrazioni per la Giornata della Terra comprendevano proiezioni di scene di prati verdi, generatori eolici e arcobaleni sulle mura della Città Vecchia di Gerusalemme, la premiazione Green Globe per "eccezionali contributi per la difesa dell'ambiente" e un concerto in Piazza Rabin a Tel Aviv alimentato da generatori ad olio vegetale, nonché dall'elettricità prodotta, pedalando, da 48 ciclisti.

L'ironia di tutto ciò non è passata inosservata al milione e mezzo di abitanti di Gaza che convivono da quasi tre anni con blackout giornalieri della durata di ore a causa dell'assedio israeliano. Il Coordinatore delle attività del governo israeliano nei Territori (COGAT) riferisce che ha permesso l'ingresso di oltre 100 milioni di litri di carburante a Gaza nel 2009, però, come fa notare Gisha, ammonta a solo il 57% del fabbisogno. Con l'avvicinarsi dell'estate e la domanda di picco, c'è una disperata necessità di pezzi di ricambio e di attrezzi per la riparazione delle turbine. Attualmente ci sono più di 50 camion carichi di materiale elettrico in attesa di essere autorizzati ad entrare a Gaza delle autorità israeliane.

Le costanti interruzioni delle furniture elettriche hanno portato molte famiglie a Gaza a contare su generatori di scarsa qualità limentati con combustibili di scarsa qualità, entrambi importati attraverso i tunnel dall'Egitto, provocando un forte aumento di incidenti con feriti e morti. Secondo l'Agenzia delle Nazioni Unite OCHA, nei primi tre mesi del 2010, 17 persone sono morte in incidenti legati ai generatori, tra incendi e asfissie da monossido di carbonio.

Il sindaco della cittadina israeliana di Ra'anana, di cui il 48% del suo territorio è riservato a parchi pubblici, si è impegnato a piantare migliaia di alberi come parte del suo piano per una città sostenibile. Anche i contadini palestinesi del villaggio Qaryut vicino a Nablus hanno piantato alberi per ricordare la Giornata della Terra, solo per poi scoprire che i 250 alberelli di ulivo erano stati sradicati dai coloni israeliani dell'insediamento Givat Hayovel. Altri 300 erano stati sradicati nella notte del 13 Aprile fuori dal villaggio palestinese di Mihmas dai coloni provenienti dal vicino avamposto Migron. Il Centro palestinese per la ricerca sulle terre stima che oltre 12.000 ulivi sono stati sradicati nella Cisgiordania nel 2009, di cui il 60% da parte delle autorità israeliane per liberare il terreno per gli insediamenti e la costruzione del muro, e il restante 40% da parte dei coloni.

A Gaza, la Giornata della Terra ha visto bulldozer blindati scortati da carri armati israeliani distruggere campi di grano invernale, segale e lenticchie nella località di Al Faraheen vicino a Khan Younis nella terra di nessuno imposta da Israele. I soldati israeliani hanno così tolto il sostentamento a una famiglia palestinese perché, come ha spiegato Max Ajl , che ha filmato l'intero vergognoso episodio, "Semplicemente possono". (http://www.maxajl.com/?p=3482).

Ma il terreno di Gaza era già tutto compromesso. La Mine Action Service delle Nazioni Unite ha scoperto e rimosso 345 ordigni inesplosi, tra cui 60 bombe al fosforo bianco, residuati bellici dell'assalto israeliano. Circa la metà sono stati trovati sotto le macerie dei palazzi distrutti.

Mentre il Ministero della Protezione Ambientale israeliano stava lanciando il programma "Coste Pulite 2010" per la Giornata della Terra, circa 60 milioni di litri di liquami non trattati o parzialmente trattati venivano versati nel Mar Mediterraneo dal depuratore di Gaza, sovracarico, con le casse vuote e senza manutenzione. A causa dei danni da attacchi aerei israeliani e dalla mancanza di energia elettrica e di pezzi di ricambio dovuta all'assedio, il depuratore non riesce a far fronte alla domanda dei 1.5 milioni di abitanti di Gaza; i liquami non trattati finiscono così nel mare ogni giorno con gravi pericoli per la salute.

Oltre ai Green Globe, il Ministero della Protezione Ambientale ha tenuto a marzo una sua propria annuale premiazione in cui assegna dei riconoscimenti a unità militari, singoli soldati e comandanti dell'esercito israeliano i quali hanno "dimostrato eccellenza nella tutela di ambiente, risorse naturali e paesaggio". Il tema di quest'anno è stato l'acqua e comprendeva progetti per la "protezione delle fonti d'acqua" e il "risparmio idrico".

Per i palestinesi residenti in Cisgiordania, la "protezione delle fonti d'acqua" è stata documentata nella relazione di Amnesty International Troubled Water: "La distruzione da parte dell'esercito israeliano degli impianti idrici palestinesi - sistemi per la raccolta
dell'acqua piovana, cisterne di accumulo, vasche agricole e fonti - effetuata perché costruiti senza i permessi dell'esercito è spesso accompagnata da altre misure che mirano a limitare o eliminare la presenza dei palestinesi da specifiche aree della Cisgiordania".

Il rapporto di Amnesty International rileva inoltre che per decenni, i coloni israeliani hanno invece "avuto un accesso virtualmente illimitato all'approvvigionamento idrico per sviluppare e irrigare le aziende agricole di grandi dimensioni che contribuiscono a sostenere l'economia degli insediamenti israeliani illegali". In nessun altro luogo è più evidente che nella Valle del Giordano. Occupata per il 95% da insediamenti, piantagioni e basi militari israeliane è dove "l'estrazione di acqua da parte di Israele all'interno della Cisgiordania è la più elevata".

Una delle aziende che contribuiscono a sostenere l'economia illegale degli insediamenti è la Carmel Agrexco, il più grande esportatore di prodotti agricoli freschi di Israele. I suoi stessi rappresentanti hanno ammesso che la società, per metà proprietà dello Stato di Israele,
esporta il 70% dei prodotti coltivati negli insediamenti israeliani in Cisgiordania. L'Europa è di gran lunga il suo mercato più grande, anche se i suoi prodotti arrivano fino nel Nord America e nell'Estremo Oriente. Agrexco si spaccia per una società ecologica, con un'attenzione all'uso di materiali ecologici e prodotti ortofrutticoli biologici, anche se il trasporto dei peperoni biologici da Israele agli Stati Uniti non è proprio ecologico. L'Agrexco vanta anche delle "navi verdi" che utilizza per trasportare i prodotti freschi in Europa i cui nomi, Bio-Top e EcoFresh, prentenderebbero di rifarsi all'ecologia.

Ma non c'è nulla di ecologico nell'occupazione e nella colonizzazione, niente di verde nella violazione dei diritti umani e della dignità. Ed è proprio per questo che una coalizione internazionale a sostegno dell'appello palestinese per il boicottaggio dei prodotti israeliani si è posto l'obiettivo di far sparire i prodotti della Carmel Agrexco da supermercati - e porti - in tutta Europa.

La Giornata della Terra ha le sue origini in delle mobilitazioni dal basso, proteste pubbliche per promuovere il cambiamento e la consapevolezza politica. Nelle celebrazioni della Giornata della Terra in Israele, la pittura verde non riesce a nascondere l'apartheid.

Originale in inglese: http://www.commondreams.org/view/2010/04/24-2

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