Il corteo nazionale del 14 maggio, con cui in migliaia a Roma hanno dimostrato tutto il sostegno alla Freedom Flotilla, ha ricordato la Nakba palestinese nel suo 63° anniversario, una faccia della storia che Israele vuole cancellare dai libri, dalle piazze, dalla memoria palestinese e da quella collettiva. Il massacro di oltre 20 palestinesi di domenica 15 maggio da parte delle forze di occupazione israeliane si inserisce in questo tentativo, unito alla negazione del diritto al ritorno sancito dalla risoluzione 194 dell’ONU, violata a partire dal 1948 insieme a oltre 70 altre risoluzioni di condanna delle politiche israeliane da parte del diritto internazionale.
Ma la pressione ai confini messa in atto da migliaia di profughi palestinesi in Libano, in Siria, a Gaza, le tante manifestazioni che hanno percorso le strade della Cisgiordania e dei “territori del ‘48”, nel giorno della rabbia palestinese, hanno lanciato un segnale che chiunque abbia a cuore una soluzione giusta della causa palestinese, ma soprattutto chi si batte per contrastarla, deve saper cogliere in tutta la sua evidenza: il popolo palestinese non è disposto a sparire dall’agenda politica internazionale, malgrado la decennale complicità dei governi occidentali e degli organismi internazionali impegnati a coprire i crimini israeliani, l’occupazione, l’apartheid, la pulizia etnica in atto a partire dalla catastrofe del ‘48.
Il movimento internazionale di sostegno alla lotta per l’autodeterminazione palestinese, da mesi lavora al progetto della Freedom Flotilla anche nel cuore di quell’Occidente garante dell’impunità e dell’ immunità di cui gode Israele. Non senza sottolineare tutte le contraddizioni legate al modo con cui i paesi occidentali maneggiano un concetto di legalità e di diritti umani in “difesa” dei quali, ad esempio, si sganciano le bombe sulla Libia mentre si chiudono gli occhi di fronte ai crimini israeliani, il progetto della Flotilla sta lanciando un messaggio molto chiaro: se governi e organismi internazionali non sentono il compito di garantire la legalità internazionale in Palestina, è la società civile ad assumersi quest’impegno, prendendo ogni distanza da quel silenzio e da quella complicità, nella piena consapevolezza di scontrarsi con un apparato fatto di propaganda, pressioni politiche, azioni militari, un apparato che esattamente un anno fa non ha esitato ad attaccare in acque internazionali gli attivisti della Freedom Flotilla 1 uccidendone 9.
Sabato 14 maggio oltre 10 mila persone si sono idealmente imbarcate sulla Freedom Flotilla 2. Con il sostegno al progetto di mettere in mare la nave intitolata al giornalista del Manifesto Stefano Chiarini, che ha dedicato la sua vita alla lotta per l’autodeterminazione del popolo palestinese e di tutti i popoli oppressi, il movimento che ha sfilato a Roma ha lanciato un chiaro segnale anche al governo italiano, che ha annunciato di voler impedire la partenza degli attivisti italiani, e al Presidente Napolitano impegnato in questi giorni a sottolineare un’alleanza con Israele già consolidata nella politica, nel mondo della cultura e dell’informazione: c’è una società civile che non si sente rappresentata dall’omertosa complicità dell’Italia con Israele e che vuole dimostrarlo sostenendo la prossima missione internazionale che porterà oltre 20 navi e centinaia di attivisti a sfidare l’infame assedio della Striscia di Gaza per condannare il tentativo di cancellare i palestinesi dalla propria terra e la Palestina dalla storia.
Nella mente di tutti Vittorio Arrigoni, cui il corteo ha dedicato una piazza romana divenuta Largo Vittorio Arrigoni – Internazionalista. Un internazionalista, come ha sottolineato dal palco di Piazza Navona Vauro Senesi, intervenuto insieme al Coordinamento Italiano della Freedom Flotilla, alla Comunità Palestinese, a tante associazioni palestinesi in Italia e alla Rete degli Ebrei contro l’occupazione, che ha lasciato a tutti noi la parte viva di sé. La stessa che tornerà a Gaza a giugno con la flotta internazionale che, e lo ha voluto tutta la coalizione internazionale, oggi si chiama Freedom Flotilla – Stay Human.
Benvenuti a bordo – Gaza, Palestina, stiamo arrivando!
Comunicato del Coordinamento Nazionale della Freedom Flotilla - Stay Human
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