“Abbiamo un paese che è di parole. E tu parla, che io possa fondare la mia strada pietra su pietra.
Abbiamo un paese che è di parole, e tu parla, così che si conosca dove abbia termine il viaggio.”

Mahmud Darwish

mercoledì 9 marzo 2011

8 marzo. Palestina: Libertà per le prigioniere politiche


Appello della ONG palestinese Addameer: 36 donne rimangono ancora rinchiuse nelle carceri e nei centri di detenzione israeliani, vittime di abusi fisici, verbali e psicologici. Alcune di loro usate in modo strumentale per arrestare mariti, figli, fratelli.

Ramallah, 08 Marzo 2011, Nena News

Secondo i dati diffusi da Addameer, la ONG palestinese nata nel 1992 a sostegno delle migliaia di detenuti palestinesi, circa 10.000 donne palestinesi sono state arrestate e detenute dal 1967 ad oggi, sottoposte ad ordini militari, applicati da Israele ai palestinesi che vivono nella Cisgiordania occupata.

Alla data del 1 febbraio 2011, 36 donne rimangono ancora rinchiuse nelle carceri e nei centri di detenzione israeliani, in strutture al di là dei territori occupati nel 1967, quindi in aperta violazione della Quarta Convenzione di Ginevra. Tre di loro poi sono in detenzione amministrativa.
La maggioranza di loro – come avviene per i prigionieri politici di sesso maschile – sono vittime di abusi fisici, verbali e psicologici, maltrattamenti durante l’arresto, la detenzione e gli interrogatori, che includono percosse, minacce, perquisizioni corporali.

Secondo i dati forniti da Addameer, i prigionieri di sesso femminile, vengono detenuti nelle carceri israeliane di Neve Tertza e Hasharon-Telmond, dove rimangono in detenzione nella stessa sezione o nella stessa cella con donne israeliane accusate di crimini anche molto gravi, come omicidi.
Inoltre le carceri israeliane mancano di un approccio di genere: le donne palestinesi si ritrovano in celle sovraffollate, private dei più basilari requisiti di igiene e assistenza sanitaria, senza la possibilità di avere visite specialistiche, di ricevere visite dai familiari o di accedere al sistema educativo.

Molte di loro infine vengono arrestate o sottoposte ad interrogatori in modo strumentale, per far pressione sui loro mariti, fratelli, figli. Soprattutto nel caso si tratti di minori. Lo aveva già evidenziato la ONG B’Tselem: in alcuni casi di minori arrestati a Gerusalemme Est, sono seguiti anche provvedimenti intimidatori nei confronti delle loro madri; come nel caso di Nabil, 12 anni e mezzo, del quartiere di Silwan, fermato il 17 ottobre 2010 e rilasciato lo stesso giorno agli arresti domiciliari; 4 giorni dopo sua madre è stata convocata e interrogata dal Ministero del Welfare israeliano per determinare la sua “negligenza” verso il figlio.

In occasione della Giornata Internazionale delle Donne, la ONG Addameer rilancia un appello per il rilascio immediato di tutte le prigioniere politiche palestinesi e invita a firmare la petizione online al seguente link:

http://www.thepetitionsite.com/6/free-Palestinian-women-political-prisoners/

Di seguito un video realizzato lo scorso anno dall’Alternative Information Center: è la storia di Hiba Hamidat e Jehan Dahada, due donne palestinesi interrogate al Russian Compound (il Compound Russo) a Gerusalemme e che hanno trascorso diversi mesi nelle carceri israeliane, con l’accusa di aver partecipato a manifestazioni politiche e alle attività di gruppi e movimenti in difesa dei prigionieri politici:

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