Abbiamo un paese che è di parole, e tu parla, così che si conosca dove abbia termine il viaggio.”
Mahmud Darwish
domenica 20 marzo 2011
Nessuna complicità con l’intervento militare contro la Libia
Con i bombardamenti occidentali in Libia diventa chiaro che la posta in gioco in Libia non sono affatto i diritti del popolo libico quanto gli abbondanti giacimenti e rifornimenti di petrolio e di gas. Un obiettivo questo ritenuto strategico di fronte all’acutizzazione della crisi economica internazionale e dalla inevitabile escalation dei prezzi energetici nei prossimi giorni.
Di fronte agli aerei e alle navi militari che stanno bombardando la Libia per "proteggere i civili", non ci si può che indignare ricordando come niente di tutto questo fu messo in campo mentre le forze armate israeliane bombardavano senza pietà la popolazione palestinese rinchiusa nella gabbia di Gaza tra il 2008 e il 2009 (1.400 i morti, la metà civili inermi, quasi il quadruplo delle vittime di queste settimane in Libia). Due pesi e due misure?
No, complicità con i crimini di guerra e interessi strategici su gas e petrolio che prevalgono sistematicamente su ogni diritto umano e dei popoli. L’intervento militare delle potenze della NATO in Libia – le cui avvisaglie erano già state anticipate dall’utilizzo sul terreno di guerra di commandos e consiglieri militari occidentali - suona inoltre come monito e minaccia anche
contro i movimenti popolari in Tunisia, Egitto, Algeria, i quali hanno avviato processi di cambiamento importanti ma i cui esiti rappresentano ancora una incognita per gli interessi delle multinazionali statunitensi ed europee e per gli interessi geopolitici delle varie potenze.
Il futuro della Libia potrà anche fare a meno della leadership di Gheddafi e del suo inconseguente “anticolonialismo”, ma è del tutto inaccettabile che questo futuro venga ipotecato dagli interessi materiali e strategici degli Stati Uniti e dell’Unione Europea sulle risorse energetiche del paese e non dalla decisione della popolazione e dalle aspirazioni democratiche.
Affermiamo fin ora che non intendiamo essere in alcun modo complici dell’aggressione militare negli USA, delle potenze europee o dell’ONU contro la Libia. Appoggiamo senza se e senza ma qualsiasi azione di resistenza e di indipendenza del popolo libico contro l’aggressione colonialista occidentale. Le recenti esperienze in Jugoslavia e Kosovo ci dovrebbero aver insegnato cosa muove gli interessi occidentali. Le potenze imperialiste appoggiano solo i movimenti che garantiscono i loro interessi economici e strategici. Ciò implica una netta differenza tra gli insorti tunisini, yemeniti o i palestinesi stessi e gli insorti di Bengasi che oggi in territorio libico sventolano le bandiere delle potenze occidentali.
Chiamiamo il movimento studentesco alla mobilitazione contro la guerra per una resistenza antimperialista. A fianco degli eredi di Omar Al Mukhtar…fino alla vittoria.
Studenti comunisti Bologna
comunismorebell@yahoo.it
www.contropiano.org
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