“Abbiamo un paese che è di parole. E tu parla, che io possa fondare la mia strada pietra su pietra.
Abbiamo un paese che è di parole, e tu parla, così che si conosca dove abbia termine il viaggio.”

Mahmud Darwish

giovedì 29 aprile 2010

"I provvedimenti israeliani ricordano le leggi in vigore sotto l'apartheid in Sudafrica"

Un documento del governo sudafricano sull'Ordinanza Militare n.1650 israeliana

Il governo del Sudafrica ha preso atto, con massima preoccupazione, dell'Ordinanza Militare israeliana n. 1650, dal titolo "Prevenzione delle infiltrazioni", che è entrato in vigore il 13 aprile 2010. Questa ordinanza aggrava ulteriormente la già fragile situazione in Palestina.

L’ALLEGRO REVISIONISMO DELL’ANPI

di Germano Monti*

Il comportamento dei vertici dell’ANPI nelle manifestazioni per il 25 aprile e nei giorni successivi è inaccettabile per ogni democratico e ogni antifascista, nonché per ogni persona che non consideri la Storia come uno strumento da piegare alle esigenze della contingenza politica, fino al punto di stravolgere la realtà.

martedì 27 aprile 2010

Da Israele un Ponte-shopping sullo Stretto

di Antonio Mazzeo

Giunge da Israele un nuovo progetto per il collegamento stabile nello Stretto di Messina. Si tratta di un Ponte basato su ” Piattaforme di calcestruzzo galleggianti” , dove travi e piloni saranno ancorati nell’acqua e ampi spazi del manufatto saranno destinati a centri commerciali, uffici, alberghi, parcheggi, parchi alberati, cinema, ecc..

MESSAGGIO DA PARTE DEI COMITATI POPOLARI NELL'AREA DI BETLEMME

Lettera scritta dai comitati popolari e rivolta ai partecipanti della marcia per la pace che si è svolta domenica qui a Betlemme e  che prevedeva, tra l'altro, l'incontro tra  pellegrini italiani (400) e il ministro del turismo israeliano (dall'altra parte del check point). Tale iniziativa faceva parte di tutta una serie di attività previste da un accordo tra opera romana pellegrinaggi e Ministero del Turismo Israeliano.

Un’immacolata concezione?

Joseph Massad, da The Electronic Intifada, 14 aprile 2010

L’Autorità Palestinese è incinta! Per essere precisi, ad essere incinto è Salam Fayyad, il primo ministro palestinese, non investito dal popolo e imposto dagli Stati Uniti. In una recente intervista, questi ha riferito al quotidiano israeliano Haaretz che "arriverà il tempo per questo bambino di nascere... e crediamo che arriverà intorno al 2011".

lunedì 26 aprile 2010

Il 25 aprile senza fascisti e sionisti alle nostre manifestazioni

Comitato “Palestina nel cuore”

A tutti gli antifascisti
Ai soci dell’ANPI
Agli iscritti all’ANPI giovani

Oggi a Roma il comizio convocato dall’ANPI a Porta San Paolo è stata l’occasione per assistere a una serie di gravissime provocazioni che come antifascisti e democratici non siamo disposti a tollerare e di cui chiediamo conto alla direzione dell’ANPI nazionale e romana.

Alla commemorazione del 25 aprile è stata invitata la neo-presidente della Regione Lazio Renata Polverini; un invito reso più grave all’imminenza del 7 maggio, giorno in cui il blocco studentesco ha convocato la sua marcia su Roma insultando la storia di una città medaglia d’oro della Resistenza: un merito riaffermato nel corso degli anni dalle lotte antifasciste delle generazioni di giovani che si sono susseguite. Renata Polverini è parte di una coalizione politica reazionaria, promotrice di politiche classiste, razziste, clericali e omofobe.

La Giornata della Terra in Israele: L'Apartheid pitturato di verde

di Stephanie Westbrook
Il 22 aprile, nell'ambito delle celebrazioni globali per la Giornata della Terra, case, uffici ed edifici pubblici in 14 città israeliane hanno spento le luci per un'ora con lo scopo di "aumentare la consapevolezza della necessità vitale di ridurre i consumi di energia". Le celebrazioni per la Giornata della Terra comprendevano proiezioni di scene di prati verdi, generatori eolici e arcobaleni sulle mura della Città Vecchia di Gerusalemme, la premiazione Green Globe per "eccezionali contributi per la difesa dell'ambiente" e un concerto in Piazza Rabin a Tel Aviv alimentato da generatori ad olio vegetale, nonché dall'elettricità prodotta, pedalando, da 48 ciclisti.

lunedì 12 aprile 2010

Il boicottaggio verso Israele

uno strumento non violento
in difesa della legge internazionale e dei diritti umani,
per una pace giusta in Palestina

14 aprile 2010 ore 20,30
Sala del Baraccano - via Santo Stefano, 119 – BOLOGNA

Interverranno all’assemblea:

Padre Raed Abu Shalia: Parroco di Taybeh (Cisgiordania, Palestina) e membro del Comitato Kairos Palestine che ha redatto il documento delle chiese cristiane di Palestina a sostegno della campagna BDS

Giorgio Forti: di Rete ECO – Ebrei Contro l’Occupazione, Professore Emerito di Biochimica Vegetale della Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali (Università di Milano)

Martina Pignatti: del Gruppo BDS Pisa e Stop Agrexco Italia, Docente di Peacebuilding e Peacekeeping (Università di Pisa)

Nel 2005 circa 170 organizzazioni della società civile palestinese hanno lanciato la Campagna per il Boicottaggio, il Disinvestimento e le Sanzioni (BDS) come
contro l’occupazione militare e la colonizzazione in Palestina e contro la politica
di apartheid dello stato di Israele verso i palestinesi.

La Campagna BDS è cresciuta in molti Paesi del mondo con la partecipazione attiva di organizzazioni della società civile, sindacati e gruppi religiosi, trovando anche l’adesione di organizzazioni israeliane, della comunità cristiana palestinese, e di organizzazioni ebraiche internazionali, come l’European Jews for a Just Peace (EJJP).
In Italia la campagna BDS ha preso il via in maniera significativa nel 2009, dopo l’assemblea nazionale di Roma in febbraio e quella di Pisa in ottobre.
Il Coordinamento Campagna BDS Bologna propone a tutti i soggetti interessati, associazioni e singole/i, di lavorare assieme per sviluppare iniziative di boicottaggio efficaci sul territorio.

Coordinamento BDS Bologna:
Donne in Nero, Comitato Palestina Bologna, Pax Christi, Mashi – Orme in Palestina, Ya Basta, Federazione RdB, Gruppo Studio Politecnico 09.

lunedì 8 marzo 2010

IL 30 MARZO ANCHE IN ITALIA UNA GIORNATA BDS CONTRO L'APARTHEID ISRAELIANO


contributo del Forum Palestina

Il prossimo 30 marzo, in occasione della Giornata della Terra in Palestina, che commemora l'anniversario dell'uccisione di sei giovani palestinesi da parte delle forze di sicurezza israeliane nel 1976, in tutto il mondo si terranno iniziative in solidarietà con il popolo palestinese, per il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni (BDS) ai danni di Israele.
L’appello del Comitato Nazionale Palestinese per il Boicottaggio invita a costruire mobilitazioni per il boicottaggio e il disinvestimento ai danni delle corporation israeliane e di quelle internazionali che sostengono l’apartheid, il colonialismo e l’occupazione. Particolare attenzione viene rivolta al boicottaggio culturale, accademico e sportivo ai danni di Israele e delle istituzioni sue complici.
Il Forum Palestina, che fu tra le prime realtà italiane ad aderire alla campagna BDS sin dal 2005, invita tutte le associazioni e i comitati di solidarietà con il popolo palestinese ad attivarsi affinché anche in Italia la giornata del 30 marzo sia un momento di visibilità del movimento che si oppone all’apartheid israeliano, all’occupazione della Palestina e all’assedio della Striscia di Gaza.
La campagna di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni ai danni di Israele vede crescere il suo consenso di giorno in giorno fra i lavoratori, gli studenti, i giovani in Europa, negli Stati Uniti, in Africa e nell’Estremo Oriente. Dalle Trade Union inglesi alla Confederazione dei Sindacati del Sud Africa, dalla Francia alla Malesia, dove gli interessi israeliani e filoisraeliani sono ormai quotidianamente oggetto di proteste e manifestazioni.
Anche in Italia, la campagna BDS comincia a farsi sentire, attraverso il boicottaggio delle aziende israeliane operanti nel nostro Paese, delle aziende italiane attive in Israele e la denuncia degli accordi di cooperazione fra lo Stato e gli Enti Locali con Israele. In particolare, ribadiamo la denuncia dell'accordo di cooperazione militare Italia-Israele e degli accordi stipulati da alcune Regioni – Toscana, Emilia-Romagna, Friuli – Venezia Giulia, Umbria e Lazio – per finanziare la sanità israeliana attraverso il progetto Saving Children, dei finanziamenti erogati dalla Regione Lazio al Matimop di Israele per la ricerca sulle nanotecnologie, largamente impiegate a fini militari, degli accordi industriali tra Regione Emilia-Romagna e istituzioni israeliane.
Il boicottaggio accademico, culturale e sportivo ai danni di Israele non solo è parte integrante della campagna BDS, ma costituisce un elemento centrale della campagna stessa, perché contribuisce a ad affrontare l’apparato coloniale israeliano proprio sul piano ideologico (un piano strategico per l'occupante), a rendere cioè visibile la natura di apartheid dello Stato di Israele, uno Stato che non ha alcun senso definire “democratico”, uno Stato che occupa la terra di un altro popolo, uno Stato che discrimina i suoi stessi cittadini su base religiosa, uno Stato che disprezza il Diritto internazionale e i Diritti Umani.
Le istituzioni accademiche israeliane sono pienamente corresponsabili della politica israeliana, poiché in una struttura sociale fortemente militarizzata, partecipano alla ricerca scientifica anche in campo militare, senza alcuna distinzione con la ricerca civile. Il “dual use” nei centri di ricerca e in tantissimi ricercatori israeliani è la norma e non una eccezione.
Sosteniamo, quindi, tutte le iniziative di docenti e studenti per il boicottaggio accademico ai danni di Israele, e riteniamo in tal senso contraddittorie le prese di posizione di chi ritiene “priva di senso” una campagna di boicottaggio delle università israeliane, sostenendo che bisogna limitarsi ad intervenire in favore degli atenei palestinesi. Non è risicando qualche finanziamento per le università palestinesi che si può affrontare la natura criminale dell’apparato di apartheid israeliano. L’apparato coloniale israeliano – inclusi i suoi apparati ideologici di stato - vanno combattuti su tutti i terreni, esattamente come è avvenuto con la vittoriosa campagna internazionale contro l’apartheid sudafricano. Recenti dichiarazioni degli ambasciatori israeliani hanno confermato come il danno che temono principalmente dalle campagne di boicottaggio sia soprattutto quello per l'immagine di Israele. Continuare ad avere paura delle parole – e boicottaggio è una di queste – non aiuterà lo sviluppo di un movimento per il BDS ampio anche nel nostro Paese.
Per questi motivi, il Forum Palestina invita le associazioni e i comitati di solidarietà con il popolo palestinese a fare del prossimo 30 marzo una grande giornata di mobilitazione per il Boicottaggio, il Disinvestimento e le Sanzioni ai danni di Israele.
Con la Palestina nel cuore, fino alla vittoria.
Il Forum Palestina – Campagna italiana per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzion

domenica 28 febbraio 2010

2 marzo presidio x la palestina

PER LA PALESTINA BOICOTTA ISRAELE
PRESIDIO MARTEDI 2 MARZO ORE 16.00
VIALE A.MORO SEDE REGIONE EMILIA ROMAGNA

Israele crea Apartheid agendo con metodi e mezzi, basati sulla logica sionista, finalizzati alla distruzione della Palestina, alla discriminazione dei palestinesi ed all'annichilimento del popolo palestinese anche mediante massacri. Fingere ipocritamente di mettere sullo stesso piano carnefici e vittime equivale unicamente a sostenere il più forte rendendosene complice.
La Regione Emilia Romagna in questi anni ha commerciato e avuto relazioni politiche con lo stato occupante di Israele, addirittura aprendovi un proprio ufficio di rappresentanza. Si susseguono ormai da anni scambi legati allo sviluppo tecnologico (http://giunta.regione.emilia-romagna.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1520), ambito in cui l’applicazione militare israeliana è tra le più efficienti e che prevede l'utilizzo dei palestinesi come cavie (vedi le armi “misteriose” basate su nano sistemi impiegate a Gaza durante l'operazione “Piombo Fuso”: http://www.rainews24.rai.it/it/canale-tv.php?id=13561). Inoltre, l'Emilia Romagna e altre Regioni italiane supportano con ingenti contributi finanziari la fondazione Peres (The Peres Center for Peace) attraverso cui, tatticamente, Israele cerca di spacciarsi come stato di pace gestendo il progetto sanitario Saving Children – Medicine in the Service of Peace finalizzato a... curare i bambini palestinesi: il carnefice cura le sue vittime!!! Se questa è pace? In particolare la sola Regione Emilia Romagna ormai dal 2005 contribuisce al progetto Saving Children con 400.000 euro all'anno spacciando questi contributi come cooperazione umanitaria e promozione all'incontro tra palestinesi e israeliani: a) perché non finanziare direttamente le organizzazioni sanitarie palestinesi per curare i loro? b) Perché, se si vuole promuovere il dialogo, l'accordo di programma non è firmato anche dai palestinesi?
Tra poche settimane si voterà il nuovo governo regionale, chiediamo a tutte le forze politiche che si dichiarano solidali con la Palestina, di adoperarsi affinché si annullino gli scambi commerciali tra la Regione Emilia Romagna e Israele, e che venga stralciato ogni rapporto politico a sostegno dell'occupazione, sottomissione e discriminazione del popolo palestinese.
Sostenere Israele vuol dire aiutare uno stato razzista che si è macchiato di innumerevoli stragi ai danni del popolo palestinese
BOICOTTARE DISINVESTIRE SANZIONARE ISRAELE
FERMIAMO GLI ACCORDI COMMERCIALI E POLITICI TRA ISRAELE E LA REGIONE EMILIA ROMAGNA

PRESIDIO MARTEDI 2 MARZO ORE 16.00
VIALE A.MORO SEDE REGIONE EMILIA ROMAGNA
Comitato Palestina Bologna
comitatopalestinabologna@gmail.com
http://comitatopalestinabologna.blogspot.com/

giovedì 18 febbraio 2010

CON LA PALESTINA NEL CUORE


venerdì 26 febbraio ore 21.00 ** VAG61 - Via Paolo Fabbri 110

ASSEMBLEA PUBBLICA

*Cronaca e bilancio di una importante esperienza di lotta internazionalista: Gaza Freedom March

* Le ragioni del popolo palestinese di fronte alle frasi e gesti filo-sionisti di Berluconi in Israele

* La campagna BDS (Boicottaggio Disinvestimento Sanzioni) alla politica ed economia dello stato di Israele: cosa si può fare sul territorio?

interviene MILA PERNICE del Forum Palestina

martedì 9 febbraio 2010

NON IN NOSTRO NOME

Appello del Forum Palestina

Il governo italiano, con la recente visita del premier Berlusconi in Israele, ha reso il nostro paese complice dell’oppressione del popolo palestinese e delle possibili escalation di guerra israeliana in Medio Oriente.

L’Italia sta fornendo ufficialmente armamenti, investimenti economici, collaborazioni scientifiche al governo israeliano condannato dalle istituzioni internazionali per la costruzione del Muro di segregazione, per i crimini di guerra a Gaza e l’occupazione coloniale dei Territori Palestinesi

Noi, in quanto cittadini italiani, non accettiamo di essere considerati complici di questa politica di oppressione e di guerra

Per questi motivi

Chiediamo la revoca degli accordi militari, commerciali, scientifici, culturali tra le istituzioni italiane e quelle israeliane

Chiediamo la revoca della partecipazione italiana ed europea al vergognoso embargo contro la popolazione palestinese di Gaza ormai da quattro anni sotto assedio

Non c’è pace duratura senza giustizia
Per le adesioni all’appello “Non in nostro nome” scrivete a: noninostronome@libero.it

Sottoscrivete, fate sottoscrivere e fate circolare questo appello di indignazione

vedi prime adesioni

martedì 2 febbraio 2010

sul BDS

Le autorità di Israele sempre più preoccupate dalla campagna internazionale di Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni (BDS). Un interessante articolo di un giornale economico israeliano


Ambasciatori israeliani: "gli investimenti economici sono essenziali anche per la sicurezza nazionale e nel campo politico"
Ambasciatori israeliani identificano la promozione delle relazioni economiche ai livelli più alti come un pilastro centrale del loro lavoro, che possono anche aiutare nel portare avanti le relazioni politiche. In un incontro con il giornale israeliano The Marker, hanno rotto il silenzio circa le campagne di boicottaggio delle merci provenienti da Israele, e parlano della lotta contro il boicottaggio.


Gli ambasciatori israeliani all'estero non vedono più lo sviluppo e il rafforzamento delle relazioni economiche e commerciali con i paesi in cui sono rappresentanti come un obiettivo minore di quello di sviluppare e rafforzare le relazioni politiche. Al contrario, secondo loro, una combinazione di questi due obiettivi permette una maggiore efficienza nel raggiungimento degli obiettivi politici per i quali sono responsabili. L'interesse economico che si crea per la tecnologia israeliana, per esempio, li aiuta a mettere da parte gli appelli per il boicottaggio di Israele. Gli ambasciatori lavorano a stretto contatto con gli addetti commerciali del Ministero del Commercio, dell'Industria, del Lavoro e delle Finanze. Secondo loro, il contributo dell'ambasciatore è quello di aprire le porte ai più alti livelli, che gli addetti non raggiungono.

In molti paesi in cui esiste una stretta connessione tra i settori commerciali e di governo, come in Cina, un funzionario politico di alto livello coinvolto nella promozione delle imprese e doppiamente importante. Tuttavia, anche in stati competitivi come la Francia, in cui gli uomini d'affari vengono fotografati più spesso salendo sull'aereo del Presidente prima di un volo congiunto piuttosto che davanti alle loro fabbriche, l'ambasciatore ha un notevole peso nella promozione delle imprese.


In una recente riunione convocata da The Marker, i partecipanti comprendevano l'Ambasciatore in Gran Bretagna, Ron Prosor, l'Ambasciatore in Francia Daniel Shek, l'Ambasciatore di Colombia Meron Reuben, il Console Generale a Shanghai, Jackie Eldan, il Console Generale a Boston Nadav Tamir, il Console Generale a Mumbai Orna Sagiv, e il vice direttore generale degli Affari economici per il Ministero degli Esteri, Irit Ben Abba.


Nel giugno 2008, un incontro è stato condotto tra più di 100 alti funzionari della British Telecom e rappresentanti di 19 società start-up israeliane nel settore delle comunicazioni nel tentativo di creare partnership commerciali. "Ho aperto la porta al CEO della British Telecom, Iain Livingston", ha detto l'ambasciatore Prosor. "Dopo l'incontro, le cose cominciarono decollare", ha aggiunto, e non dimenticate di dare credito all'addetto commerciale di Londra, Gil Erez, "che fa un ottimo lavoro".


E, infatti, questa settimana, la British Telecom ha firmato un accordo aziendale con il Responsabile Tecnico Scientifico del Ministero dell'Industria, del Commercio e del Lavoro, nel quale la British Telecom collaborerà con start-up israeliane con il finanziamento congiunto di entrambi le parti.


Per l'ambasciatore Prosor, il modello da imitare è Dick Cheney, Vice President statunitense sotto il presidente George W. Bush. "Dick Cheney chiamò Efraim Sneh, che a quel tempo era il Ministro dei Trasporti, e gli ha parlato dell'importanza dell'acquisto di aerei Boeing (realizzato negli Stati Uniti, ndr) e non Airbus (made in Francia, ndr). Sneh non aveva altra scelta e ha capito quale doveva essere la decisione", ha detto l'ambasciatore Prosor.


"È da anni che sto cercando di recuperare da questa storia dell'Airbus", ha dichiarato Shek, l'Ambasciatore in Francia. "Ho visto Martin Indyk, l'ex ambasciatore statunitense in Israele, lavorando per conto di società statunitensi per aprire le gare governative alle loro auto in Israele. Questo è il modello da seguire", ha aggiunto. Shek ha anche un suggerimento pratico. Secondo lui, le rappresentanze all'estero costano e si può anche misurare il proprio successo quantitativamente in denaro che portano a un risultato di partnership commerciali. Secondo lui, le ambasciate devono coprire i costi del loro mantenimento in questo modo, e l'ambasciatore deve essere in prima file in quest'impresa.


Legislazione contro il boicottaggio


Il 2009 è stato caratterizzato da due crisi sul fronte diplomatico- economica israeliano. La crisi economica globale ha ridotto le esportazioni israeliane di circa il 20 per cento. Inoltre, a seguito dell'operazione "Piombo fuso" a Gaza all'inizio del 2009, e la mancanza di progressi nei negoziati politici, la pressione di gruppi filo-palestinesi sui consumatori in tutto il mondo a boicottare i prodotti israeliani è aumentata. Questa pressione è apparsa, tra altri luoghi, in Gran Bretagna, Sud Africa, Francia, Turchia, Dubai, negli Stati Uniti e la Malaysia.


Gli appelli per il boicottaggio dei consumatori si faceva su una larga gamma di beni, da cibi e bevande nei supermercati a sistemi di comunicazione della Motorola, da sistemi di sicurezza da Elbit Systems a diamanti dai negozi di lusso di Lev Leviev. Fino ad ora, e sotto la pressione degli industriali, le relazioni pubbliche israeliane hanno scelto di ignorare gli appelli per il boicottaggio, con il presupposto che è meglio non parlarne, in quanto qualsiasi pubblicità data alla campagna rischiava di aumentare il fenomeno. Su questo sfondo di negazione, la volontà di Shek e Prosor a parlare di come affrontare gli appelli a boicottare Israele è notevole.


Shek: "Parigi è una versione "light" confronto a Londra dal punto di vista delle richieste di boicottaggio, ma non si può dire che non ci siano tentativi di imporre un boicottaggio. In Francia si sono concentrati sulle questioni economiche, mentre a Londra il boicottaggio è anche accademico e culturale. In Francia è del tutto marginale da un punto di vista economico, anche se ha un impatto più che consistente sull'immagine. Ogni poche settimane dei prepotenti entrano nei supermercati, al fine di gettare le casse di avocado e gridare ai clienti di non acquistare beni israeliani. Queste azioni non compoteranno una diminuizione nel lavoro di Agrexco in Francia, ma potrebbe causare danni cumulativi all'immagine di Israele. Io percepisco il ruolo degli ambasciatori come quello di conservare un ambiente favorevole per gli industriali e gli esportatori. Questo dunque fornisce un ampio spettro di attività di pubbliche relazioni. In un paese in cui l'atmosfera generale nei confronti di Israele è positivo, gli esportatori hanno una migliore possibilità di successo. Pertanto, non trascuro le implicazioni, e abbiamo diverse azioni d'iniziativa che l'ambasciata coordina, ma non conduce.


"Per esempio, ci aiutano organizzazioni quali le camere di commercio e le organizzazioni di amicizia con Israele e non lasciano che queste azioni passino senza un risposta. Godiamo di un ambiente giuridico favorevole in quanto la Francia ha una severa legislazione contro il boicottaggio, e noi incoraggiamo le organizzazioni di citare in giudizio chi organizza il boicottaggio. Conduciamo attività politiche presso l'ambasciata direttamente con i ministri, le organizzazioni, gli studenti e i consumatori, che si stanno svegliando. Questo è stato fatto. In ogni caso, stiamo attenti a non spingere troppo, in quanto al momento la campagna non ha ancora ampia esposizione mediatica e io non voglio essere colui che fornisce una massa critica necessario per sfondare all'opinione pubblica generale."


Prosor: "In Gran Bretagna, l'oggetto del boicottaggio accademico e culturale è stata espresso al Festival di Edimburgo, nel boicottaggio da parte dei sindacati e altri inviti a boicottare. Questo è un argomento molto importante, in quanto, dal mio punto di vista, è l'inizio di una valanga che deve essere fermata con azioni intelligenti e mirate prima che diventi troppo grande, senza fornire però, esposizione mediatica. Lo osserviamo nella sua interezza. Oggi il clima nei confronti di Israele in Gran Bretagna è tale che necessità di azioni dappertutto al fine di consentire un'atmosfera buona nella qual lavorare. C'è una relazione tra le buone relazioni economiche e l'impatto del boicottaggio. Vediamo le differenze in Galles e in Scozia. In Galles, attraverso un lavoro concentrato dell'ambasciata, siamo riusciti a creare la cooperazione nel settore delle apparecchiature mediche e del acqua tra israeliani e le imprese locali. È chiaro che quando ci si concentra su una zona con vantaggi economici e si creano le connessioni con l'industria israeliana, questioni periferiche hanno un minore impatto.


"A parte gli appelli al boicottaggio da parte di sindacati e di altri gruppi, in pratica non vi era alcun danno per le esportazioni israeliane. Ci sono appelli a boicottare Israele e ci sono azioni sporadiche, anche nei supermercati. Un mese fa, il governo britannico ha deciso di etichettare prodotti che vengono dagli insediamenti, e questa decisione non viene attuata. Le chiamate a boicottare la fabbrica Eden Water in Scozia (a partire dalla fine del 2008) non hanno in questa fase effettivamente danneggiato le vendite, e stiamo lavorando in modo che non ci siano effetti sulle vendite. Al momento, non vedo che il boicottaggio nuoce alle esportazioni israeliane, ma dobbiamo essere preparati".


Tamir: "L'aspetto economico crea un discorso diverso da quello politico. Quando si organizzano eventi al MIT o Harvard su argomenti relativi alle innovazioni di Israele, si crea un discorso positivo su Israele, che spinge l'aspetto politico ai margini".


Gli israeliani tornano


Tamir da Boston: "Abbiamo imparato che gli investimenti economici sono una componente centrale della sicurezza nazionale, con i quali dobbiamo trattare e che ci trasformano in protagonisti importanti nel campo politico. È possibile creare la sinergia tra tutti i campi, ma quello economico è centrale".


"Per esempio, Edward Markey, deputato del Congresso statunitense che si concentra sulle questioni dell'ambiente e delle energie alternative, è una persona importante per i rappresentanti israeliani in campo politico. Con la mediazione dell'ambasciata, ha invitato Shai Agassi ad un'audizione nella sua commissione del Congresso. Ora aspettiamo che in futuro sarà più facile promuovere le questioni politiche con Markey."


Ben Abba dal Ministero degli Esteri: "Se possibile, dobbiamo creare eventi o interesse nel mondo in prodotti israeliani unici. In Cina e in India questo sta funzionando bene. Dimostra come una massa critica viene creata che porta a dire «vogliamo quella tecnologia e non ci importa se viene da Israele». Questo è il nostro compito nel Ministero degli Esteri, promuovere le tecnologie più avanzate".


Col senno di poi, mentre il 2009 ha visto cacciare la maggior parte degli investitori israeliani dall'India, è stato anche un momento in cui, attraverso agevolazioni fiscali, decine di israeliani, alcuni dei quali puittosto ricchi, sono tornati in Israele da Londra e da Shanghai. Quelli che sono tornati comprendono Saul Zakkai, Arnon Milchan, Sami Ofer, Shai Agassi, Yoav Gutsman e Teddy Sagi.


"Negli ultimi due anni, non ho visto nuovi investimenti israeliani in India", ha detto Sagiv, Console Generale a Mumbai. "Al momento ci sono investimenti israeliani in India di circa 3 miliardi di dollari. I più importanti sono Moti Ziser in immobiliari, agricoltura e scienza della vita, e Meshulam Levinstein in immobiliari. Nei primi tre trimestri del 2009, c'è stato un calo di circa il 40 per cento delle esportazioni verso l'India e il 35 per cento delle importazioni da esso. L'anno scorso, abbiamo cercato di sostenere gli esportatori attraverso il programma Shavit (attuato da un istituto di esportazione con finanziamenti governativi). "


Innovazione israeliana


Scambi con la Francia sono anche diminuiti - a un più moderato 20 per cento - ma allo stesso tempo l'interesse delle grandi aziende francesi di investire in Israele è cresciuto. "Ci sono nuove società francesi che sono interessate ad entrare in Israele, e questo trend lo noteremo nei prossimi due anni ", ha dichiarato Shek. "È iniziato con Renault. La Renault è estremamente orgogliosa del fatto che Israele sarà il primo paese in cui le sue auto elettriche saranno commercializzate. Inoltre, una società controllata dalla azienda elettrica francese, che si concentra sulle energie alternative, sta cominciando a competere in gare per il solare in Israele".


I rapporti calorosi tra le comunità di scienze della vita di Israele e Boston si sono raffreddati durante la crisi economica e c'è stato un brusco calo in investimenti statunitensi in società israeliane, ma viene compensato da diverse direzioni. "Con noi, la questione è partenariati strategici e investimenti ", ha detto Tamir." Nel 2009, una sostanziale riduzione degli investimenti è stata percepita, ma vi è un notevole interesse per l'innovazione israeliana, soprattutto nei settori in cui gli Stati Uniti mettono l'enfasi, come energie alternative, oltre alla sicurezza e alla scienza della vita".


In Cina la crisi ha danneggiato il lavoro delle aziende israeliane nei settori dei microchip e dell'elettronica. Secondo Eldan, il Console Generale a Shanghai, anche se nella seconda metà del 2009 gli ordini importanti sono tornati, alcuni degli israeliani che hanno lasciato con la chiusura delle linee di produzione non sono tornati a Shanghai quando sono state riaperte.


Nel 2009, le società israeliane hanno iniziato a scoprire il mercato del Sud America e la Colombia. L'azienda Telrad ha inviato un rappresentante permanente in Colombia e la Merhav ha realizzato il più grande investimento - di US $250 milioni - nella attuazione di una fabbrica per la produzione di etanolo da zucchero con un partner brasiliano.


La caratteristica distintiva della comunità d'affari israeliana in Gran Bretagna è quella di "tornare a casa". Secondo Prosor, la crisi economica, il cambiamento in materia fiscale britannico e il rapido cambiamento nelle politiche fiscali israeliane hanno portato ad "un esodo piuttosto massiccio" di alti funzionari del business che stanno tornando in Israele.


Questo articolo è apparso in The Marker mercoledì, 27 gennaio 2010.
Tradotto dall'ebraico dal Alternative Information Center (AIC).


Originale in inglese: http://www.alternativenews.org/english/2411- israeli-ambassadors-economic-investments-are-also-central-to- national-security-and-the-political-field-.html

Traduzione di Stephanie W.
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