“Abbiamo un paese che è di parole. E tu parla, che io possa fondare la mia strada pietra su pietra.
Abbiamo un paese che è di parole, e tu parla, così che si conosca dove abbia termine il viaggio.”

Mahmud Darwish

sabato 11 aprile 2009

da Gaza all'Abruzzo senza ritorno

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ANSA

Kader è ancora sotto le macerie: era scappato da Gaza lasciandosi alle spalle la distruzione della guerra per cercare nello studio un futuro migliore: uno qualunque, sempre meglio delle bombe e della paura. Alle 3,32, quando la terra ha tremato per 20 lunghissimi secondi, lui era lì, nella Casa dello Studente dell'Aquila, sbriciolata come cartapesta.

Quanti altri ce ne sono, lì sotto con Kader, nessuno lo sa di preciso: al completo, l'edificio può ospitare 140 ragazzi, ma alcuni dicono che la scorsa notte ce ne fossero un'ottantina. Per le vacanze di Pasqua in molti erano partiti già venerdì e si sono salvati. Anche altri hanno avuto fortuna, come i sei ragazzi che dopo 15 ore sono stati estratti, feriti ma vivi. Le voci si sono rincorse per tutto il giorno: prima li hanno dati nella Casa dello Studente, poi in una palazzina a 100 metri di distanza, abitata sempre da studenti e crollata per intero. Ovunque fossero, è un mezzo miracolo in una giornata buia e triste. Li hanno tirati fuori scavando a mani nude o con i picconi: pezzo dopo pezzo, blocco di cemento dopo blocco di cemento.

7 aprile 2009

http://www.associazionezaatar.org/index.php?option=com_content&task=view&id=577&Itemid=1

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