“Abbiamo un paese che è di parole. E tu parla, che io possa fondare la mia strada pietra su pietra.
Abbiamo un paese che è di parole, e tu parla, così che si conosca dove abbia termine il viaggio.”

Mahmud Darwish

mercoledì 22 luglio 2009

Esempi di "democrazia etnica":... dove la "democrazia" funziona a senso unico


Israele non rinuncia alle pretese su Gerusalemme e sfida la comunità internazionale

Rispedite ai mittenti le accuse rivolte ad Israele da Unione Europea e Russia sulla colonizzazione di Gerusalemme est. ''Israele ha agito ed agira' sempre in funzione dei suoi interessi nazionali e in particolare per cio' che riguarda Gerusalemme'', ha detto il vice ministro degli Affari Esteri israeliano Dany Ayalon. ''I nostri diritti su Gerusalemme, compreso il suo sviluppo, non possono essere contestati''. Il ministro dell'Interno e vice premier Elie Yishai ha aggiunto che Israele ''non e' la filiale di altri paesi. Il governo e lo stato di Israele hanno il diritto di perseguire i propri obiettivi''. Il comune di Gerusalemme ha infatti dato il via libera alla costruzione di un nuovo quartiere di insediamenti sul luogo dell'hotel Shepherd, un terreno confiscato da Israele nel '68, una volta di proprieta' della Giordania. L'obiettivo dei promotori di questa iniziativa e' quello di rendere ebrea la parte orientale di Gerusalemme, occupata e annessa da Israele nel 1967. Ma i palestinesi puntano a rendere proprio questa zona la capitale dello Stato a cui aspirano.Sono circa 190 mila gli israeliani che si sono insediati in una decina di quartieri a Gerusalemme Est dove vivono 270 mila palestinesi. La presidenza svedese della Ue aveva fatto appello oggi al governo di Tel Aviv affinche' si astenga da ogni eventuale ''azione provocatoria'' a Gerusalemme est. Il ministro russo degli Affari Esteri, Andrei Nesterenko, ha invitato a Israele a ''fermare immediatamente'' il suo progetto di insediamenti.

Via la nakba dai libri di scuola


di Michelangelo Cocco

La parola «nakba» (catastrofe in lingua araba) sarà bandita da tutti i libri di scuola d’Israele. L’annuncio di ieri del ministero dell’educazione rischia di compromettere le relazioni tra ebrei e minoranza araba (1,4milioni, il 21% della popolazione), sempre più tese dopo l'insediamento, il 31 marzo scorso, dell’esecutivo di estrema destra guidato da Benjamin Netanyahu.
Il termine Nakba - che indica l’esodo dalla Palestina durante il primo conflitto arabo-israeliano del 1948-’49 (cacciati dall’avanzata delle truppe dell’haganah o fuggiti dal conflitto) di oltre 700mila palestinesi, che divennero profughi - era stato accettato solo due anni fa, quando la ministra laburista Yuli Tamir ne consentì l’introduzione nei libri di testo destinati alle scuole arabe.
Nell’annunciare il dietrofront, il portavoce del ministero Gideon Saar ha dichiarato che «è inconcepibile che in Israele si parli della fondazione dello Stato come di una sciagura».
Deputato rappresentante la minoranza palestinese, Ahmed Tibi inquadra quello di ieri in «una serie di provvedimenti anti-arabi, come la legge che mira a proibire le commemorazioni della Nakba in Israele, ispirati da Lieberman (il ministro degli esteri, ndr) e dal suo partito, una formazione apertamente fascista». Secondo Tibi «in questa terra esistono due narrative, quella sionista e quella palestinese». «Ma - dice al manifesto il parlamentare del gruppo Ra’am-Ta’al - con questi provvedimenti vogliono impedirci di conoscere e tramandare la nostra storia».
E per contrastare i tentativi statunitensi di fermare la colonizzazione della Cisgiordania occupata ieri Lieberman ha dato il via a un’iniziativa clamorosa, ordinando a tutte le rappresentanze diplomatiche israeliane all’estero di dare massima pubblicità alla foto che ritrae Adolf Hitler a colloquio con il leader nazionalista palestinese Haj Amin al-Husseini nel 1941 a Berlino.
La scorsa settimana l’Amministrazione Obama aveva convocato l’ambasciatore israeliano a Washington per chiedere a Tel Aviv di fermare la costruzione di 20 appartamenti per coloni presso lo Shepherd Hotel di Gerusalemme est, un tempo di proprietà di al-Husseini.
Di qui il tentativo di equiparare con una campagna di pubbliche relazioni le rivendicazioni dei palestinesi alla figura di al-Husseini, che nel ’41 si alleò con Hitler. «È importante che il mondo conosca i fatti» ha dichiarato alla Bbc un portavoce di Lieberman. *

il Manifesto 22/07/2009
http://www.ilmanifesto.it/archivi/fuoripagina/anno/2009/mese/07/articolo/1157/

*a proposito di relazioni con i nazisti vi invitiamo a leggere il libro "Relazioni pericolose" di Faris Yaya traduzione di F. De Leonardis edizioni Città del Sole vedi introduzione del libro al seguente link:
http://www.forumpalestina.org/news/2009/Gennaio09/06-01-09ForzaFertile.htm

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