“Abbiamo un paese che è di parole. E tu parla, che io possa fondare la mia strada pietra su pietra.
Abbiamo un paese che è di parole, e tu parla, così che si conosca dove abbia termine il viaggio.”

Mahmud Darwish

mercoledì 1 luglio 2009

Regione Emilia Romagna complice delle politiche coloniali di Israele

A partire dall’Accordo del 13 giugno del 2000 stipulato a Bologna, regioni come l’Emilia Romagna hanno avviato progetti congiunti con il MATIMOP, Centro Industriale Israeliano per la Ricerca e lo sviluppo, dipendente dal Ministero dell’Economia israeliano. Nel corso del 2008, ad esempio, la Regione Emilia Romagna ha siglato un accordo con il Matimop, finalizzato a varare un bando che prevede un finanziamento di 800mila euro, dei quali il 50% dall’Italia, per sostenere progetti congiunti hi-tech tra imprese della regione e aziende israeliane (http://giunta.regione.emilia-romagna.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1520). I progetti concernono attività di ricerca e sviluppo tecnologico in varie aree interessando anche micro e nanotecnologie necessarie allo sviluppo dei sistemi d’arma israeliani. L’ultimo massacro nella Striscia di Gaza, ad esempio, che ha ucciso 1500 palestinesi e provocato più di 5000 feriti, riducendo Gaza in macerie e costringendo la popolazione a condizioni di vita disumane, è stato realizzato con armi “misteriose” basate su nano sistemi (http://www.rainews24.rai.it/it/canale-tv.php?id=13561) utilizzando la popolazione civile bombardata come cavia.

Dall’anno 2005, inoltre, la Regione Emilia Romagna versa 400mila euro ogni anno nelle casse israeliane per finanziare il progetto “Saving children - la medicina al servizio della Pace”, con il quale Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Friuli Venezia-Giulia, Piemonte, finanziano la sanità israeliana per… curare i bambini palestinesi. L’accordo sottoscritto tra le Regione Emilia Romagna e il Peres centre for Peace per il triennio 2005-2007 e rinnovato sino al prossimo anno, si prefigge come obiettivo quello di “fornire ai bambini palestinesi, che pagano il prezzo più alto della guerra e della violenza, un’assistenza medica e di riabilitazione appropriata…”, di “promuovere il dialogo e l’incontro tra palestinesi e israeliani”, di “dimostrare i benefici della cooperazione umanitaria … al fine di promuovere la pace nel territorio”. Tali obiettivi ci sembrano quantomeno vuoti, quando non subdolamente ipocriti e adatti a legittimare l’occupazione della Palestina consolidando una situazione di sudditanza e dipendenza dei palestinesi da Israele. Non si comprende, infatti, perché tali finanziamenti non siano elargiti direttamente alle strutture sanitarie palestinesi; tra i firmatari dell’accordo non siano coinvolti organismi palestinesi. Le strutture ospedaliere israeliane partecipano al progetto applicando la riduzione delle tasse fino al 50%!!!! Non è chiaro, quindi, con quale somma Israele contribuisca al progetto, e non si comprende, inoltre, perché lo Stato OCCUPANTE di Israele, che dovrebbe salvaguardare la salute della popolazione del territorio occupato a proprio completo carico (IV Convenzione di Ginevra), sia addirittura aiutato economicamente a speculare su coloro “che pagano il prezzo più alto della guerra e della violenza” (http://www.arcipelago.org/palestina/dossier_sul_progetto.htm; http://rete-eco.it/it/gruppi-ebraici/ejjp/182-lettera.html).

Le politiche messe in atto da Israele perseguono il chiaro obiettivo di annichilire fisicamente e psicologicamente la popolazione palestinese mediante le ben note azioni criminali che contraddistinguono lo stato israeliano: occupazione, distruzioni e massacri. Collaborazioni economiche, analoghe a quelle messe in atto dalla regione Emilia Romagna con le strutture israeliane, rappresentano un pericoloso finanziamento complice di questa politica distruttiva e colonizzatrice.

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