Abbiamo un paese che è di parole, e tu parla, così che si conosca dove abbia termine il viaggio.”
Mahmud Darwish
martedì 19 aprile 2011
Il viaggio di Vittorio
Gaza City, 19 aprile 2011, Nena News
Oggi la camera ardente al Cairo e in serata una fiaccolata davanti all’ambasciata italiana nella capitale egiziana. Domani il feretro dell’attivista e volontario ucciso venerdì, arriverà in Italia. Intanto nella “sua” Gaza, si prepara a salpare “Oliva”, una barca con equipaggio internazionale per monitorare le violazioni ad opera della marina israeliana nelle acque palestinesi.
Hanno pianto ieri i giovani di Gaza, tantissimi giovani, uomini e donne, molti di quei giovani dei movimenti “End the Division”, il gruppo animatore delle manifestazioni organizzate il 15 marzo scorso, sia in Cisgiordania che a Gaza, per mettere fine alle divisioni tra Hamas e Fatah.
Hanno pianto e sventolato bandiere italiane e palestinesi, al passaggio del feretro di Vittorio che dall’ospedale Shifa, il principale ospedale della città di Gaza, scortato anche dai dirigenti di Hamas, è stato trasportato a Rafah, il valico con l’Egitto. Erano in migliaia a dargli l’ultimo saluto. Salutare un attivista, un compagno, un fratello, un amico. Ieri in serata, la salma di Vittorio Arrigoni ha raggiunto il Cairo, dove all’ospedale italiano della capitale egiziana, è stata allestita una camera ardente. Per ricordarlo, anche una fiaccolata nel tardo pomeriggio di oggi (martedi) davanti all’ambasciata italiana al Cairo, organizzata tramite face book, che come altri social network in questo momento stanno diffondendo le interviste, le parole, le immagini, gli scritti dell’attivista, volontario e giornalista. A riprova, per citare sua madre Egidia Beretta, di come “questo figlio perduto” sia vivo, “ma così vivo come forse non lo è stato mai”.
E un’altra folla si prepara ad attendere il suo corpo domani all’aeroporto internazionale di Romain Fiumicin Italia, dove la salma arriverà dall’Egitto, per essere poi trasportata e sepolta nel paese natale della sua famiglia, Bulciago (Lecco).
Intanto ieri (lunedì) il Ministro degli Interni di Hamas ha diffuso e pubblicato sul sito della polizia le foto e i nomi dei 4 uomini (poi ripubblicate dalle agenzie stampa) identificati come i sospetti del brutale assassinio di Vittorio Arrigoni, al momento fuggitivi. Sui ricercati le autorità di Hamas hanno messo una taglia, una somma non ficata, per chi fosse in grado di fornire informazioni utili alle indagini e alla cattura dei presunti colpevoli. Due uomini di quelli identificati sarebbero di Gaza, l’altro invece un giordano, Abd al-Rahman al Ordini. Ma il governo di Hamas non ha rilasciato alcun commento su come siano stati identificati i sospettati; nel frattempo i due ragazzi arrestati nei giorni precedenti (che all’inizio secondo le fonti venute da Gaza stessa avevano “confessato”) sono stati rilasciati perché non coinvolti. Le ipotesi, per ora solo ipotesi e nessuna certezza, sul perché Vittorio sia stato ucciso e su chi l’abbia ucciso, continuano ma soprattutto continuano ad affastellarsi i punti oscuri. Che i compagni di Vittorio a Gaza, ma anche ONG, associazioni e gruppi chiedono siano sciolti al più presto.
Debole come al solito la reazione del governo italiano. Il Ministro degli Esteri ha si definito il barbaro assassinio di Vittorio “un atto vile” ma si è subito affrettato a parlare di ripresa dei negoziati con Israele, per evitare il rischio che Hamas sia scavalcata da movimenti estremisti e radicali (riferendosi all’ipotesi della cellula impazzita riconducibile ai gruppi salafiti). Ma senza minimamente citare il continuo illegale assedio della Striscia di Gaza e la punizione collettiva alla quale è sottoposta la sua popolazione. I motivi per cui Vittorio era presente e con lui i volontari dell’International Solidarity Movement e di altre organizzazioni che affiancano, sostengono e documentano ciò che avviene quotidianamente nella Striscia ad opera delle forze armate israeliane. Nessun riferimento ai contadini che nella zona cuscinetto rischiano le pallottole israeliane ogni giorno, né ai pescatori di Gaza, impossibilitati a pescare nel proprio mare, anzi relegati a pescare in 3 miglia marine (anziché nelle 20 come quanto stabilito dalle clausole degli Accordi di Oslo) . Nessun riferimento neppure a come il governo italiano intenda proteggere quanti si imbarcheranno sulla nave italiana, la “Stefano Chiarini”, parte del convoglio Freedom Flotilla, oltre 15 navi provenienti da 25 paesi di tutti i continenti, che si dirigerà a Gaza a maggio per ribadire ancora una volta quanto quell’assedio sia illegale. Dopo le gravissime dichiarazioni, rilasciate del premier Berlusconi alla radio israeliana, che si é detto pronto ad “impedire che una flotilla diretta a Gaza parta nelle prossime settimane”.
E un’altra iniziativa è stata lanciata in questi giorni per Gaza, la nave “Oliva”, la presenza di una barca internazionale per monitorare i diritti umani in acque palestinesi; salperà il 20 di aprile dal porto di Gaza questa barca a motore di 8 metri, con equipaggio internazionale per il monitoraggio dei diritti umani. L’equipaggio del Civil Peace Service, che attualmente è composto da cittadini provenienti da Spagna, Stati Uniti, Italia e Belgio, accompagnerà i pescatori di Gaza in acque palestinesi. Verranno monitorate e documentate le violazione dei diritti umani; i materiali video e i dati saranno raccolti e diffusi. Un progetto nel quale era impegnato anche Vittorio. Nena News
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