“Abbiamo un paese che è di parole. E tu parla, che io possa fondare la mia strada pietra su pietra.
Abbiamo un paese che è di parole, e tu parla, così che si conosca dove abbia termine il viaggio.”

Mahmud Darwish

giovedì 8 gennaio 2009

763 ancora non bastano??

Il card. Martino replica a Israele

''Dicano quel che vogliono. La situazione a Gaza e' orribile''. Lo ha dichiarato il cardinale Renato Raffaele Martino in passato nunzio vaticano all'Onu e ora presidente del Consiglio vaticano Giustizia e Pace, in un'intervista a 'Repubblica'. ''Io dico - aggiunge il Cardinale - di guardare alle condizioni della gente che ci vive. In condizioni contrarie alla dignita' umana. Quello che sta' succedendo in questi giorni fa orrore''. Il Cardinale Martino poi torna sulla polemica di ieri quando lo stesso porporato aveva paragonato Gaza a ''un grande campo di concentramento'' e dice: ''Certe accuse non mi toccano. Nelle mie parole non c'e' nulla che possa essere interpretato come antisraeliano''.

Il Premio Nobel Maguire torna a insistere: "Un tribunale internazionale per giudicare l'operato di Israele a Gaza"

intervista di Gianfranco Belgrano (Misna)
"Ho scritto al segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon perché prenda seriamente in considerazione la creazione di un Tribunale penale internazionale che indaghi sull'operato di Israele nella Striscia di Gaza": lo ha detto alla MISNA il premio Nobel per la pace nordirlandese Mairead Maguire che segue da tempo la questione palestinese e che aveva visitato Gaza lo scorso novembre aderendo a una iniziativa del movimento pacifista americano 'Free Gaza'. Scossa dalle immagini e dalle testimonianze che lei stessa sta ricevendo in questi giorni, la Maguire accusa Tel Aviv di applicare forme di punizione collettiva e indiscriminata contro la popolazione civile che affolla uno stretto corridoio di territorio: "Una vera e propria prigione – dice ancora alla MISNA – lunga 40 chilometri e larga 15 dove è praticamente impossibile non colpire i civili e dove Israele sta violando tutte le convenzioni di Ginevra che impongono la difesa della vita degli innocenti". Già a novembre, il premio Nobel aveva parlato di una emergenza umanitaria di grande scala e aveva constatato la carenza di qualunque genere di prima necessità. "Allora mancava di tutto, gli ospedali andavano avanti grazie alla buona volontà del personale, non c'era corrente elettrica sufficiente, gli scaffali dei pochi negozi erano vuoti; solo attraverso i tunnel che passavano sotto Rafah si riusciva a far entrare qualcosa di più oltre agli aiuti umanitari regolati dalle autorità di Tel Aviv che intanto bloccavano i confini. Quella esperienza mi ha scioccato e non oso immaginare cosa stia succedendo adesso: dopo un assedio durato due anni che ha costretto alla fame un milione e mezzo di persone, ora la popolazione è costretta anche a subire la violenza di una guerra condotta con bombardamenti indiscriminati come abbiamo visto con le vittime della scuola del campo profughi di Jabaliya". Un campo che la Maguire conosce molto bene per averlo visitato e che già a novembre le era sembrato una sorta un luogo ai limiti della sopravvivenza: "Ho visto palestinesi costretti a vivere in tuguri – continua – bambini giocare tra acque di scolo in uno stato di povertà assoluto; a questa gente mancava già tutto allora, la guerra non fa altro che peggiorare la loro situazione e allontanare la pace". Per tutti questi motivi e per quelle che considera plateali violazioni del diritto internazionale, Mairead Maguire ha chiesto a Ban Ki-moon la creazione di un Tribunale internazionale che indaghi anche sul tipo di armi usate dagli israeliani: "Dovesse essere provato che vengono utilizzati ordigni vietati e armi non convenzionali, come affermato da diverse fonti mediche, l'avvio di un'inchiesta internazionale sarebbe ancor più pressante e necessaria se davvero vogliamo che si continui a parlare di pace in Medio Oriente; contro la popolazione palestinese si stanno commettendo crimini di guerra, non si può rimanere indifferenti".
BRIAN ENO E' SCESO IN PIAZZA SABATO SCORSO A LONDRA CON ANNIE LENNOX E BIANCA JAGGER CONTRO ISRAELE: VUOLE ESSERE VITTIMA QUANDO E' OPPRESSORE
Anche il mondo del rock, almeno quello britannico, manifesta contro la ennesima aggressione militare di Israele contro l'inerme popolazione palestinese. Sabato scorso a Londra è sceso in piazza anche il leggendario produttore musicale Brian Eno. Nella stessa manifestazione erano presenti anche Annie Lennox e Bianca Jagger, che hanno condannato le azioni dell'esercito israeliano definendo l'operazione militare come "il massacro e l'assassinio sistematico" degli arabi che vivono nella zona. Eno ha preso la parola durante la manifestazione stigmatizzando l'atteggiamento israeliano: "A Gaza - ha detto- stiamo assistendo ad una nuovo tipo di provocazione dell'esercito israeliano: prendete un milione e mezzo di persone e ammassatele in uno spazio ristretto, negate loro il cibo, l'acqua e i servizi igienici, le medicine e le strutture sanitarie e poi sorprendetevi quando diventano ostili. Ma voi volete questa ostilità perchè vi dà modo di fare le vittime. Israele pretende di essere la vittima in una situazione in cui è l'oppressore", ha aggiunto Eno. "E' tragico -ha concluso- che un Paese che è nato dalle ceneri dell'Olocausto si comporti cosi'. E' una cosa che spezza il cuore".

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