“Abbiamo un paese che è di parole. E tu parla, che io possa fondare la mia strada pietra su pietra.
Abbiamo un paese che è di parole, e tu parla, così che si conosca dove abbia termine il viaggio.”

Mahmud Darwish

sabato 10 gennaio 2009

Gaza, Perché odiano tanto l’Occidente, ci domanderemo?

di Robert Fisk *
E così Israele ha nuovamente aperto le porte dell’inferno per i palestinesi: morti 40 civili che si erano rifugiati dentro una scuola delle Nazioni Unite, altri tre in un’altra. Non male per una notte di lavoro da parte dell’esercito che crede nella "purezza delle armi". Ma perché dovremmo essere sorpresi?
Abbiamo dimenticato i 17.500 morti – quasi tutti civili, la maggior parte dei quali donne e bambini – dell’invasione israeliana del Libano nel 1982; i 1.700 civili palestinesi morti nel massacro di Sabra e Shatila; il massacro di 106 civili libanesi che si erano rifugiati in una base dell’Onu – più della metà bambini - a Qana nel 1996; quello dei rifugiati di Marwahin – ai quali gli israeliani avevano ordinato di lasciare le proprie case nel 2006 – e che sono poi stati massacrati dall’equipaggio di un elicottero israeliano; i 1.000 morti di quegli stessi bombardamenti e dell’invasione del Libano nel 2006, quasi tutti civili?
Quello che è incredibile è che così tanti leader occidentali, così tanti presidenti e primi ministri, e. temo, così tanti direttori di giornali e giornalisti, si siano bevuti la vecchia menzogna: che gli israeliani fanno molta attenzione per evitare le vittime civili. "Israele fa ogni sforzo possibile per evitare le vittime civili", aveva detto l’ennesimo ambasciatore israeliano solo poche ore prima del massacro di Gaza. E tutti i presidenti e i Primi ministri che hanno ripetuto questa menzogna come pretesto per evitare un cessate il fuoco hanno le mani sporche del sangue della macelleria di ieri notte. Se George Bush avesse avuto il coraggio di esigere un cessate il fuoco immediato 48 ore prima, quei 40 civili - le donne, i bambini, e i vecchi - sarebbero vivi.
Quello che è successo non è solo vergognoso. E’ stata una indecenza. Crimine di guerra sarebbe un termine troppo forte? Perché è così che definiremmo questa atrocità se a commetterla fosse stato Hamas. Quindi temo che si sia trattato di un crimine di guerra. Dopo aver visto così tanti omicidi di massa da parte degli eserciti del Medio Oriente – dei soldati siriani, di quelli iracheni, di quelli iraniani, di quelli israeliani – suppongo che dovrei reagire in modo cinico. Ma Israele sostiene di stare combattendo la nostra guerra contro il "terrorismo internazionale". Gli israeliani affermano che a Gaza stanno combattendo per noi, per i nostri ideali occidentali, per la nostra sicurezza, per la nostra incolumità, secondo i nostri standard. E quindi anche noi siamo complici della barbarie che adesso si abbatte su Gaza.
Ho riferito i pretesti che l’esercito israeliano ha servito in passato per questi scandali. Dal momento che potrebbero benissimo essere tirati fuori di nuovo nelle prossime ore, eccone alcuni: che sono stati gli stessi palestinesi a uccidere i loro rifugiati, che i palestinesi hanno riesumato i corpi dai cimiteri e li hanno collocati fra le rovine, che in definitiva la colpa è dei palestinesi perché hanno dato il proprio sostegno a una fazione armata, o perché alcuni palestinesi armati hanno intenzionalmente usato i rifugiati innocenti come copertura.
Il massacro di Sabra e Shatila fu commesso dai Falangisti della destra libanese alleati di Israele, mentre i soldati israeliani, come ha rivelato la stessa commissione di inchiesta israeliana, rimasero a guardare per 48 ore senza far nulla. Quando venne attribuita la responsabilità a Israele, il governo di Menachem Begin accusò il mondo di “oltraggio del sangue” [blood libel – il termine originale inglese – indica l’accusa rivolta agli ebrei di commettere omicidi per utilizzare il sanguer delle vittime a scopo rituale NdT] . Dopo che l’artiglieria israeliana aveva sparato colpi di mortaio all’interno della base Onu di Qana nel 1996, gli israeliani affermarono che nella base si erano rifugiati anche combattenti di Hezbollah. Era una menzogna. Gli oltre 1.000 morti del 2006 – una guerra iniziata quando Hezbollah aveva catturato due soldati israeliani sul confine – vennero liquidati semplicemente come responsabilità di Hezbollah. Israele sostenne che i corpi dei bambini uccisi in un secondo massacro a Qana potevano essere stati presi da un cimitero. Era un’altra menzogna. Per il massacro di Marwahin non venne mai fornito alcun pretesto. Alla gente del villaggio era stato ordinato di andar via: obbedirono agli ordini israeliani, e poi vennero attaccati da un elicottero da combattimento israeliano. I rifugiati avevano preso i loro bambini e li avevano fatti stare in piedi attorno al camion sul quale stavano viaggiando in modo che i piloti israeliani vedessero che erano innocenti. L’elicottero israeliano li falciò a distanza ravvicinata. Sopravvissero solo in due, fingendosi morti. Israele non presentò neppure le scuse.
Dodici anni prima, un altro elicottero israeliano aveva attaccato una ambulanza che stava trasportando dei civili da un vicino villaggio – ancora una volta dopo che Israele aveva ordinato loro di andar via – uccidendo due donne e tre bambini. Gli israeliani sostennero che nell’ambulanza c’era un combattente di Hezbollah. Non era vero. Ho seguito tutte queste atrocità, ho indagato su tutte, ho parlato con i sopravvissuti. E così hanno fatto alcuni miei colleghi. Naturalmente, ci è toccata la più calunniosa delle diffamazioni: siamo stati accusati di essere antisemiti.
E ora scrivo ciò che segue senza il minimo dubbio: sentiremo nuovamente queste fabbricazioni scandalose. Avremo la menzogna “la colpa è di Hamas” – sa il cielo, di colpe ne hanno abbastanza senza dover aggiungere questo crimine – e potremo benissimo avere la menzogna dei corpi riesumati dal cimitero, e quasi certamente avremo quella “nella scuola delle Nazioni Unite c’era gente di Hamas”, e avremo certamente la menzogna dell’antisemitismo. E i nostri leader faranno grandi dichiarazioni, e ricorderanno al mondo che è stato Hamas a rompere per primo il coprifuoco. Non è vero: lo ha fatto Israele - prima il 4 novembre, quando un suo bombardamento ha ucciso sei palestinesi a Gaza, e di nuovo il 17 novembre, quando un altro bombardamento ne ha uccisi altri quattro.
Sì, gli israeliani meritano la sicurezza. Venti israeliani morti in 10 anni attorno a Gaza sono in effetti una triste cifra. Ma 600 palestinesi morti in poco più di una settimana, migliaia negli anni dopo il 1948 – quando il massacro israeliano di Deir Yassin contribuì a mettere in moto la fuga dei palestinesi da quella parte della Palestina che sarebbe diventata Israele – sono su una scala del tutto diversa. Che ricorda non un normale bagno di sangue in Medio Oriente, ma una atrocità a livello delle guerre dei Balcani degli anni ‘90. E, naturalmente, quando un arabo inizierà a non potere più frenare la sua ira, e rivolgerà la propria collera incendiaria e cieca contro l’Occidente, diremo che questo non ha nulla a che vedere con noi. Perché ci odiano, ci domanderemo? Non diciamo però di non conoscere la risposta.

da The Independent, 7 gennaio 2009

(Traduzione di Ornella Sangiovanni)

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