“Abbiamo un paese che è di parole. E tu parla, che io possa fondare la mia strada pietra su pietra.
Abbiamo un paese che è di parole, e tu parla, così che si conosca dove abbia termine il viaggio.”

Mahmud Darwish

mercoledì 9 settembre 2009

Quella bandiera palestinese sul Campidoglio

Sergio Cararo *

Sono scesi martedì sera i senza casa che da una settimana si erano insediati sui tetti dei Musei Capitolini sulla piazza del Campidoglio a Roma. I senza casa erano stato sgomberati il 1 settembre dall’occupazione che durava orma da alcuni anni dell’ex ospedale Regina Elena abbandonato. Alcune centinaia di persone, tra cui donne e bambini, dopo lo sgombero erano state deportate e disperse in topaie definite centri di accoglienza dall’amministrazione comunale della Capitale.

Ma i senza casa e gli attivisti dei movimenti di lotta, la sera stessa si erano concentrati con delle tende sul piazzale michelangiolesco del Campidoglio e sette di loro si sono arrampicati sui tetti dei Musei Capitolini con striscioni e bandiere. Tra le bandiere che hanno portato con sé a sventolare sui tetti del primo colle capitolino, c’era anche la bandiera palestinese che ha sventolato ininterrottamente per otto giorni.

Ci hanno segnalato che la presenza di quella bandiera palestinese sulla stessa piazza in cui un ex giovane fascista diventato sindaco tiene esposta una grande foto del soldato israeliano Gilad Shalit, ha creato tantissima irritazione nell’entourage e tra “alcuni elettori” del sindaco Alemanno. Ma le richieste di togliere la bandiera palestinese dai tetti del Campidoglio non è stata accettata dai senza casa ed è rimasta lì a testimoniare tante cose:

1) La bandiera palestinese è testimone e simbolo della lotta di liberazione del suo popolo. Ciò viene vissuto come tale da tutti coloro che lottano per i propri diritti, anche per quelli sociali come la casa in un paese lontano come l’Italia. La bandiera israeliana e le immagini diffuse dalla sua propaganda come quelle del giovane soldato Shalit ancora prigioniero, non hanno e non avranno mai la stessa percezione tra la gente. Almeno fino a quando coincideranno con l’oppressione del popolo palestinese.

2) Una famiglia senza casa perché sfrattata, riconosce quasi naturalmente se stessa nella condizione a cui lo stato di Israele ha costretto centinaia di migliaia di palestinesi espulsi dalle loro case nel corso di questi sessanta anni

3) I movimenti sociali, i senza casa, i lavoratori che si oppongono ai licenziamenti – come i palestinesi - sanno che possono e debbono contare solo sulle proprie forze e sulla propria capacità autonoma di determinare e incidere su una agenda politica che contempli i propri interessi ed obiettivi

Quella bandiera palestinese sul Campidoglio, una bandiera che sventola in un momento così difficile per la lotta del popolo palestinese ritenuto ormai un popolo fatalmente destinato a subire l’oppressione di uno stato colonialista, è un segnale di straordinaria importanza e di grande incoraggiamento. E’ il segno che la resistenza sul campo e un costante lavoro di informazione e solidarietà in paesi come l’Italia ha creato radici, attenzioni e simpatie al di là del prevedibile per la causa palestinese.
Un grande ringraziamento va dunque a quei senza casa che hanno portato quella bandiera palestinese con sé sui tetti della Capitale per otto giorni.

* Forum Palestina
http://www.forumpalestina.org/news/2009/Settembre09/09-09-09BandieraPalestineseCampidoglio.htm

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