“Abbiamo un paese che è di parole. E tu parla, che io possa fondare la mia strada pietra su pietra.
Abbiamo un paese che è di parole, e tu parla, così che si conosca dove abbia termine il viaggio.”

Mahmud Darwish

martedì 15 luglio 2008

Clandestino e apolide dopo 20 anni di prigione in Italia

Ibrahim Abdellatif Fatayer arrestato e condannato dai tribunali italiani a 25 anni di carcere per il sequesto dell'Achille Lauro, ha riacquistato la libertà. Dopo aver scontato la pena in carcere è stato poi rinchiuso nel cpt di Ponte Galeria ...se fino a ieri la sua bollatura si fermava a "terrorista", oggi è arricchita anche da quella di "clandestino"..

Ibrahim è uscito dal carcere nel 2005, dopo 20 anni di reclusione, momento dal quale ha tentato di rifarsi una vita in Italia, trascorrendo i suoi tre anni di libertà vigilata a Perugia, facendosi aiutare dalla Caritas e dandosi da fare. Il 9 aprile 2008 recandosi per l'ordinaria firma in questura, ha trovato l'ennesima sorpresa: nonostante nello stesso mese di aprile la magistratura abbia dichiarato Ibrahim un soggetto non più "socialmente pericoloso", la prefettura di Perugia ha decretato la sua espulsione, ritenendolo pericoloso e per di più clandestino.

Ibrahim è stato spedito nel cpt di Ponte Galeria, nell'attesa necessaria per capire in quale paese mandarlo (Libano? Stati Uniti?!), dove avrebbe dovuto rimanere 60 giorni, che sono diventati 120 in seguito all'espletazione da parte dei suoi avvocati della richiesta di asilo politico all'Italia.
Oggi Ibrahim Abdellatif Fatayer si trova nella condizione di non desiderato in Italia, con in tasca un ordine di allontanamento e la notifica del diniego dell'asilo politico, e di apolide, essendo il suo paese sotto occupazione da parte dello Stato d'Israele. Il ricorso fatto dagli avvocati gli concede altri 15 giorni di tempo per rimanere nei confini nazionali, poi si procederà con l'esplulsione, nonostante al momento si presenti come ineseguibile.

Ibrahim è nato in un campo profughi di Beirut, in quello di Tell El Zaatar, nel 1965 da una famiglia palestinese esplulsa dalla propria casa nel 1948, sotto la minaccia armata delle forze sioniste. E' cresciuto in Libano, come uno dei tanti bambini senza identità che hanno riempito i campi profughi di uno Stato libanese che li ha perennemente discriminati, tollerandoli ma lasciandoli nel loro oblio. Il Libano "non conosce" Ibrahim, non gli ha mai rilasciato la cittadinanza. L'Italia conosce benissimo Ibrahim ma se ne vuole liberare, dato che dopo 23 anni lo considera ancora un "clandestino".
tratto da:

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