“Abbiamo un paese che è di parole. E tu parla, che io possa fondare la mia strada pietra su pietra.
Abbiamo un paese che è di parole, e tu parla, così che si conosca dove abbia termine il viaggio.”

Mahmud Darwish

sabato 28 novembre 2009

saremo migliaia

"La Gaza Freedom March non si limiterà a deplorare la brutalità israeliana, ma agirà per fermarla”.


A GAZA A FINE DICEMBRE SAREMO MIGLIAIA PER DIRE BASTA CON L'ASSEDIO



A fine anno, migliaia di volontari provenienti da tutto il mondo si sono dati appuntamento al valico di Rafah, il confine della Striscia di Gaza con l’Egitto, in quella che si annuncia come la più grande operazione di solidarietà internazionale della storia recente. Con la Gaza Freedom March, In tutto il mondo ci si sta mobilitando per porre fine alla tortura del popolo palestinese di Gaza, rispondendo all’esortazione contenuta nell’appello dell’associazione statunitense Code Pink: “Con la Gaza Freedom March, l’umanità non si limiterà a deplorare la brutalità israeliana, ma agirà per fermarla”.

Ad oggi, la Gaza Freedom March vede l’adesione e la partecipazione di associazioni, comitati e forze sociali dalla Francia, dalla Gran Bretagna, dall'Italia, dall’Irlanda, dal Belgio, dalla Svizzera, dalla Spagna, dalla Grecia, dalla Germania, dalla Svezia, dalla Danimarca, dalla Finlandia, insomma da tutta l’Europa, oltre che dagli Stati Uniti, dal Canada, dal Messico, dalla Nuova Zelanda e dall’Australia. Non mancherà, inoltre, la presenza di volontari dal mondo arabo e quella di attivisti israeliani contro l’occupazione.

La partecipazione italiana sarà all’altezza della situazione. Ancora una volta senza alcun sostegno da parte di partiti o istituzioni decine di volontari hanno risposto all’appello del Forum Palestina e si sono organizzati autonomamente, come autonomamente sono state organizzate tutte le iniziative di solidarietà con il popolo palestinese di questi anni, comprese le grandi manifestazioni durante l’operazione Piombo Fuso.

Alla Gaza Freedom March hanno aderito molte personalità autorevoli della cultura e della politica. Jimmy Carter e Nelson Mandela sono fra quelli di cui è stata annunciata la presenza alla Marcia, ma l’elenco delle adesioni comprende Omar Barghouti (fondatore della Campagna Palestinese per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni - BDS), Mustafa Barghouti (deputato del Consiglio Legislativo Palestinese), Noam Chomsky, il deputato inglese George Galloway, Arun Gandhi, i registi Aki Kaurismak, Ken Loach e Oliver Stone, gli scrittori Naomi Klein e Gore Vidal, il Premio Nobel per la Pace Mairead Maguire, Jeff Halper (fondatore del Comitato Israeliano Contro la demolizione delle Case) e moltissimi altri. Fra i sostenitori italiani della Marcia, gli eurodeputati Luigi De Magistris e Gianni Vattimo, l’ex vicepresidente del Parlamento Europeo Luisa Morgantini, gli ex europarlamentari Vittorio Agnoletto e Marco Rizzo, oltre ad esponenti della cultura, dell’associazionismo e del sindacalismo di base.

Dobbiamo lavorare ancora affinché il sostegno alla Gaza Freedom March cresca e per non permettere che su questa iniziativa cali la solita censura del silenzio, perché portare il nostro messaggio di solidarietà direttamente al popolo palestinese è importante, ma è fondamentale la battaglia politica qui, in un Paese dove la quasi totalità del mondo politico e dell’informazione è letteralmente schiacciata sul sostegno all'oocupazione sionista e alla sua terroristica concezione della sicurezza. Cominciamo a liberare Gaza dall'assedio.



Con la Palestina nel cuore, fino alla vittoria!



Il Forum Palestina


Mail: forumpalestina@libero.it
Sito: http://www.forumpalestina.org

domenica 8 novembre 2009

Le nuove posizioni dell'ANP

Il passo indietro dell'ANP sulla soluzione dei "due popoli due stati" e l'impellenza di un confronto sullo "Stato unico" per la Palestina
Comunicato del Forum Palestina

La dichiarazione dello scorso 5 novembre con cui Saeb Erekat, il capo negoziatore dell’Autorità Nazionale Palestinese, ha definito come fallita la soluzione dei “due popoli per due Stati” e come inevitabile l’alternativa dello “Stato unico”, segna in sé un passaggio significativo.


Arriva da un’istituzione in difficoltà, che ha al suo vertice un presidente in crisi di popolarità e di credibilità agli occhi del suo popolo, Abu Mazen, che dopo aver assecondato negli anni il percorso inaugurato dagli Accordi di Oslo e basato sulla “pace in cambio di terra”, non ha fatto che favorire l’indebolimento della lotta palestinese sul terreno politico e la progressiva espansione delle colonie senza ottenere in cambio alcuna pace. E’ un messaggio rivolto all’esterno, agli USA di Obama, piuttosto che alle organizzazioni politiche e della società civile che l’ANP vuole rappresentare, e in quanto tale esercita una pressione non pienamente maturata a livello collettivo. Ma pone senz’altro le basi affinché finalmente l’unica soluzione possibile per una pace che sia anche giusta sia inserita nell’agenda politica palestinese come terreno di lotta e di negoziato credibile.


Ci siamo confrontati più volte con attivisti, intellettuali ed esponenti politici palestinesi, ma anche israeliani antisionisti, in merito alla soluzione dello Stato Unico, sottolineando proprio come quella che appare come l’unica ipotesi realistica per la fine del colonialismo sionista non trovi ancora ufficialmente spazio nella piattaforma politica dei partiti palestinesi. Oggi in qualche modo il passo indietro dell’ANP obbliga a rivolgere l’attenzione alla possibilità di uno Stato che, senza coincidere con la “Grande Israele” auspicata dai fondatori dell’ideologia sionista, sia realmente democratico con pari diritti per tutti i suoi cittadini.


Da Oslo a Camp David e a Madrid, tutti gli accordi internazionali basati sulla soluzione dei due popoli per due Stati (mentre porzioni sempre più ampie di territorio palestinese venivano strappate dal Muro e dalle colonie) hanno sempre fatto da paravento all’obiettivo sionista di ampliare il territorio israeliano, di rendere sempre più puramente ebraico il carattere dello Stato di Israele, e di mantenere in piedi l’immagine di Stato democratico di fronte alla politica internazionale e all’opinione pubblica mondiale. Ormai la realtà dei fatti dimostra da tempo che è proprio mettendo in discussione i presupposti di Oslo, su cui fino ad oggi si sono fondati i cosiddetti “negoziati di pace” con il coinvolgimento delle potenze occidentali complici dell’occupazione, che la lotta per l’autodeterminazione palestinese potrà concretamente mettere in discussione i presupposti su cui si basano il sionismo e la sua strategia colonialista.


La dichiarazione di fallimento che arriva dal negoziatore palestinese e dai vertici dell’ANP spalanca una finestra sulla realtà e sulla possibilità di ridefinire su nuove basi gli obiettivi strategici della lotta di liberazione palestinese offrendo un’ulteriore occasione di riflessione anche al movimento di solidarietà internazionale che attraverso la campagna BDS si sta allargando producendo risultati concreti ed efficaci.


Assumere oggi la soluzione dello Stato Unico come ipotesi su cui dare battaglia politica significa contrastare apertamente la strategia sionista: è anche per questo motivo che nell’ultima delle 10 domande su cui studiosi, giornalisti e attivisti italiani, palestinesi e israeliani saranno chiamati a rispondere il 28 e 29 novembre a Roma, poniamo il seguente interrogativo: “Il progetto di uno Stato Unico per ebrei e palestinesi è da ritenersi una minaccia o una soluzione possibile per la pace in Medio Oriente?”. A nostro avviso innanzitutto è la realtà che ci sta dando delle indicazioni e di queste occorrerà tenere necessariamente conto.


Il Forum Palestina

venerdì 6 novembre 2009

per il BDS a Bologna

MASHI - ORME IN PALESTINA
organizza la rassegna
PALESTINA. LA TERRA CALPESTATA
racconti e immagini
al VAG 61 in via Paolo Fabbri 110 a partire dalle ore20:00
Lunedi' 09/11/2009

B.D.S. (Boicottaggio, Disinvestimenti e Sanzioni)
Ore 20:00 pasta
Ore 21:00 incontro con
Enrico Bartolomei della campagna BDS italiana e
Ben Scribner co-fondatore di STOP Agrexco Roma
Proiezione doc. Campi di Fragole di A. Heller
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