“Abbiamo un paese che è di parole. E tu parla, che io possa fondare la mia strada pietra su pietra.
Abbiamo un paese che è di parole, e tu parla, così che si conosca dove abbia termine il viaggio.”

Mahmud Darwish

giovedì 15 luglio 2010

Israele non si “difende” solo in Palestina ma pratica il terrorismo anche in America Latina

di Marc Vandepitte *
Il mondo ha reagito con orrore per la strage recentemente compiuta da Israele contro il convoglio umanitario. Le brutalità dello Stato ebraico sono ben note, in particolare quando riguardano la Palestina. Meno noti sono invece gli interventi nelle guerre sporche svoltesi in America Latina negli ultimi cinquant’anni. (...)
Israele non ha le mani pulite nemmeno in Sudamerica. I popoli latinoamericani non hanno un buon ricordo dell’ingerenza dello stato ebraico nel continente. Fin dall’inizio Israele ha appoggiato un ampio ventaglio di regimi di destra e dittature militari. La lista dei paesi cui ha fornito armi, assistenza e formazione di militari e paramilitari è estesa: Argentina, Bolivia, Brasile, Colombia, Costa Rica, Repubblica Dominicana, Ecuador, El Salvador, Guatemala, Haiti, Honduras, Nicaragua, Panama, Paraguay, Perù e Venezuela.

Gli israeliani sono stati molto attivi in varie guerre sporche, mettendo a disposizione dei regimi più brutali le loro esperienze e conoscenze. In El Salvador negli anni sessanta hanno formato la polizia segreta, la stessa da dove sono poi nati gli squadroni della morte responsabili di decine di migliaia di vittime, specialmente civili. L’ufficiale più noto da loro istruito è Roberto D’Aubuisson, colui che ha diretto l’assassinio di Monsignor Romero e di migliaia di altri salvadoregni. In seguito, questo ufficiale ha poi tranquillamente mandato suo figlio a studiare in Israele.

Gli israeliani hanno mostrato il peggio di loro stessi anche in Nicaragua, fornendo fino all’ultimo armamenti al dittatore Somoza. Subito dopo la sua caduta, gli israeliani hanno addestrato i “contras” che operavano partendo dall’Honduras e dalla Costa Rica seminando terrore all’interno del Nicaragua e provocando migliaia di vittime civili innocenti.

La loro partecipazione è stata ancora più sanguinaria in Guatemala, questo dagli anni settanta fino agli anni novanta. Hanno fornito armi, equipaggiamenti militari - compresi aerei - e hanno perfino costruito una fabbrica di munizioni. Sono stati implicati in una delle più violente campagne controrivoluzionarie conosciute nell’emisfero occidentale dai tempi della conquista spagnola. In quell’operazione sono morte più di 200 mila persone, in gran parte indigeni. In quella guerra “l’esperienza” israeliana è stata molto utile. Come capitato ai palestinesi, gli indigeni sono stati deportati e i loro agglomerati urbani rasi al suolo.

La Colombia è il paese dell’America Latina in cui vi sono stati più uccisioni di sindacalisti, militanti per i diritti umani e giornalisti. In tutto ciò Israele non era certo assente. Carlos Castaños è stato (fino alla sua scomparsa) il capo della AUC (Autodifese Unite Colombiane) la milizia paramilitare di destra più forte mai esistita. Questa milizia supera in barbarie quelle di tutti i paesi del continente. Castaños ammette nella sua biografia: “In Israele ho imparato un sacco di cose... devo a quel paese buona parte della mia essenza, dei miei successi umani e militari... ho imparato il concetto di milizia paramilitare in Israele”.

I motivi per cui gli israeliani sono così attivi in operazioni di guerra sporca sono due. Anzitutto l’industria bellica. Da tempo questo paese è uno dei primi produttori di armi al mondo. Ogni anno vende armamenti per 3,5 milioni di dollari e il settore impiega 50 mila persone, ossia il maggiore datore di lavoro del paese, ed inoltre Israele ha la più alta spesa per armi pro capite del mondo.

La seconda ragione è strategica. Lo stato ebraico dipende dagli Stati Uniti. Senza l’appoggio finanziario e militare della Casa Bianca quel paese non sopravvivrebbe, né potrebbe essere una potenza dominante in Medio Oriente. Tel Aviv, in cambio, è disposto a fare il lavoro sporco per la potenza che la protegge. Si tratta dello stesso ruolo giocato dagli anticastristi a Miami. In cambio del sostegno di Washington le organizzazioni terroristiche fanno il lavoro sporco. In quasi tutte le operazioni militari e paramilitari più importanti in America Latina dagli anni settanta, si incontrano le facce dei “Miami boys”. Qualche esempio: nelle guerre dei “contras” contro i Sandinisti, più recentemente nel fallito golpe in Venezuela nel 2002 e in quello dell’Honduras nel 2009.

Non si tratta di una coincidenza che Israele sia implicato nel golpe in Honduras; quando la Casa Bianca non può intervenire direttamente per questioni d’immagine, fa regolarmente intervenire il suo alleato israeliano. Documenti declassificati dimostrano che gli USA hanno sostenuto la controrivoluzione in El Salvador e Guatemala. In un rapporto dell’infame colonnello Oliver North, un membro della sicurezza nazionale di Ronald Reagan, si può leggere: “Così come deciso ieri, ho chiesto alla CIA e ai Ministeri di Difesa e Interni di fornire assistenza a Guatemala e El Salvador. Potrebbero occuparsene gli israeliani”. In un altro documento si legge: “Abbiamo buone ragioni di credere che i nostri amici israeliani siano pronti - o che lo abbiano già fatto - a fornire importanti aiuti militari al governo del Guatemala”.

Sono d’accordo col presidente Chávez, Israele deve comparire di fronte alla Corte suprema internazionale. Ma secondo la mia opinione questo non vale solo per il recente massacro e per quanto fatto a Gaza e in molte altre operazioni in Palestina, ma anche per il ruolo giocato in America Latina.
* da Granma
da Forum Palestina del 17 giugno 2010
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