“Abbiamo un paese che è di parole. E tu parla, che io possa fondare la mia strada pietra su pietra.
Abbiamo un paese che è di parole, e tu parla, così che si conosca dove abbia termine il viaggio.”

Mahmud Darwish

giovedì 31 marzo 2011

Romanzo sulla verità di Sabra e Chatila: Sabra Zoo


di Matthew Cassel, The Electronic Intifada, 17 settembre 2010

L'invasione israeliana del Libano e la successiva occupazione, lunga 22 anni, sono state al centro di tre film israeliani acclamati negli ultimi anni: Lebanon, Valzer con Bashir e Beaufort che raccontano la storia di questo periodo dal punto di vista degli occupanti.

Tutti i giovani in servizio nell'esercito israeliano, i protagonisti dei film, si interrogano sul loro ruolo in Libano. Tuttavia, questo punto di vista narrativo conduce lo spettatore a entrare in sintonia con l'occupante e quindi questi film fanno poco altro che rafforzare una falsificazione semplicistica della storia di Israele come un Paese sempre in conflitto, quando necessario, impegnato in battaglie di auto-difesa. Questo è il racconto che continua a dominare i media occidentali.


Nessuno di questi film fa il minimo tentativo di umanizzare le vittime di Israele o di raccontare la storia dalla loro prospettiva. Il primo romanzo dell'autore britannico Mischa Hiller, Sabra Zoo, è invece raccontato attraverso gli occhi di un giovane di nome Ivan. Sabra Zoo segue le avventure di questo ragazzo, di madre olandese e padre palestinese, che serve come ufficiale l'OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) a Beirut durante il periodo più intenso di invasione israeliana del Libano.

La storia emozionante di Ivan inizia nelle settimane successive l'evacuazione dell'OLP, dopo più di un decennio di base in Libano, e termina poco dopo l'invasione israeliana di Beirut. L'evacuazione dell'OLP è stata seguita dai massacri infami a Sabra e Shatila, campi profughi palestinesi nel sud di Beirut, compiuti 28 anni fa da parte delle milizie di estrema destra alleata con Israele. A causa del suo background multiculturale e passaporto europeo, Ivan funge da interprete per organizzazioni non governative (ONG) straniere che lavoravano a Sabra e Shatila, è impegnato in lavori umili e in attività pericolose per una presunta attività operativa svolta segretamente dall'OLP a Beirut ovest.

Sabra Zoo conduce il lettore attraverso i vari aspetti dell'invasione israeliana del Libano nel 1982 nel mezzo della guerra civile del paese lunga 15 anni. Inoltre, Hiller tenta di riportare la storia attraverso il suo protagonista. Diciottenne, Ivan agisce come molti altri giovani, costantemente preoccupato di sesso e alcol. A tratti nel romanzo, tuttavia, il personaggio di Ivan, si presenta come insensibile e incredibile per il modo in cui si getta dagli orrori vissuti dagli individui nei campi alle sue più immediate ossessioni.

Eppure, come la maggior parte di testimoni della guerra in giovane età, Ivan dimostra una saggezza che altri raggiungono solo molto più tardi nella vita, se mai la raggiungono del tutto. Lui è profondamente provato dai bambini palestinesi e dalle famiglie colpite da bombe a grappolo e altri ordigni ed è sconvolto quando deve tradurre prognosi infelici dei medici per i pazienti e le loro famiglie. Tuttavia, non si tira indietro. Ivan mostra un coraggio incredibile, imparando ad affrontare l'assedio e l'attacco, pur continuando i suoi lavori. Il personaggio di Ivan è anche in grado di offrire ai lettori uno scorcio della percezione occidentale della guerra attraverso gli occhi dei lavoratori delle ONG straniere e dei giornalisti con i quali collabora.

Un cameraman straniero reporter per la guerra, racconta ad Ivan, mentre edita un video delle vittime di bombe a grappolo, che farlo è una "perdita di tempo". Egli spiega: "La gente in Occidente non vuole vedere la realtà troppo durante la cena. Tutta la roba cruenta è eliminata a Londra o a New York ... Credo che se mostrassero gli effetti reali della guerra non ne avremmo più." Attraverso questo personaggio, Hiller presenta una universalità di cui, ogni giornalista occidentale che si è occupato del conflitto in questa regione, è consapevole: gli effetti terribili della guerra come si è visto sul campo sono molto diversi da quelli immaginari igienizzati che i media vendono in Occidente.

Tuttavia, attraverso il libro Hiller lascia il lettore frustrato non raccontando chi ha sparato le bombe a grappolo e rendendo difficile capire chi sta assediando Beirut. La parte più problematica si ha quando Hiller introduce il lettore alla Nakba, o "la catastrofe", come Ivan traduce mentre lavora con i rifugiati nel campo, senza menzione della pulizia etnica, determinata dalle milizie sioniste, che ha costretto 750.000 palestinesi a lasciare le loro case in quella che è oggi considerata Israele. Riportato che, indubbiamente, "il ritorno era Palestina", la storia non va a descrivere le circostanze in cui i palestinesi, che presto saranno massacrati nei campi profughi, hanno dovuto lasciare le loro case la prima volta. Mentre un lettore che ha familiarità con la storia di questa regione può facilmente dedurre che Israele è responsabile per la Nakba, per le bombe a grappolo e l'assedio di Beirut, altri potrebbero essere lasciati in sospeso. Si tratta di un romanzo e non di un testo di storia, ma come un romanzo storico, tale contesto è importante.

Nonostante questo, Sabra Zoo rende in maniera visceralmente chiara la brutalità dell'invasione di Israele, a differenza della storia distorta presentata in Valzer con Bashir, incentrato anch'esso sul massacro. Il ritratto che fa Waltz di soldati israeliani benevoli che sparavano semplicemente qualche colpo sulla strada per Beirut e bengala sopra il campo, ed erano per lo più ignari del massacro che stava accadendo sotto, è in contraddizione con la storia e narrazione di Hiller. Quando Israele è finalmente entrato a Beirut dopo una brutale aggressione che ha ucciso circa 20.000 libanesi e palestinesi ed ha causato il ferimento di molti altri, l'OLP aveva già lasciato Beirut e quindi l'esercito invasore non ha trovato alcuna resistenza nella capitale libanese. "'Chi resisterà adesso?'" chiese l'amico dell'OLP di Ivan, spaventato dopo che i combattenti avevano lasciato le loro armi alle autorità libanesi. La narrazione di Hiller espone la vigliaccheria assoluta dell'invasione di Israele di una città incapace di difendersi e la sua responsabilità per uno degli eventi più raccapriccianti degli ultimi decenni.

Rinarrare la storia di un evento che ebbe luogo 28 anni fa può sembrare banale per alcuni che vogliono rimanere incentrati sul presente e futuro, piuttosto che sugli eventi del passato. Ma prima che Beirut - oggi una delle più popolari destinazioni turistiche del mondo - diventi una città che può essere goduta da parte degli stranieri e dei suoi abitanti, coloro che l'hanno devastata con l'impunità, e minacciano di farlo ancora una volta, devono essere prima portati davanti alla giustizia. Sabra Zoo è una lettura consigliata per tutti coloro che sperano di capire meglio dell'invasione israeliana di Beirut e della lunga lotta per la giustizia dei rifugiati palestinesi che continua ancora oggi.

Matthew Cassel ha sede a Beirut, in Libano ed è Assistant Editor di Electronic Intifada. Il suo sito è http://justimage.org.L'invasione israeliana del Libano e la successiva occupazione, lunga 22 anni, sono state al centro di tre film israeliani acclamati negli ultimi anni: Lebanon, Valzer con Bashir e Beaufort che raccontano la storia di questo periodo dal punto di vista degli occupanti. Tutti i giovani in servizio nell'esercito israeliano, i protagonisti dei film, si interrogano sul loro ruolo in Libano. Tuttavia, questo punto di vista narrativo conduce lo spettatore a entrare in sintonia con l'occupante e quindi questi film fanno poco altro che rafforzare una falsificazione semplicistica della storia di Israele come un Paese sempre in conflitto, quando necessario, impegnato in battaglie di auto-difesa. Questo è il racconto che continua a dominare i media occidentali.

Nessuno di questi film fa il minimo tentativo di umanizzare le vittime di Israele o di raccontare la storia dalla loro prospettiva. Il primo romanzo dell'autore britannico Mischa Hiller, Sabra Zoo, è invece raccontato attraverso gli occhi di un giovane di nome Ivan. Sabra Zoo segue le avventure di questo ragazzo, di madre olandese e padre palestinese, che serve come ufficiale l'OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) a Beirut durante il periodo più intenso di invasione israeliana del Libano.

La storia emozionante di Ivan inizia nelle settimane successive l'evacuazione dell'OLP, dopo più di un decennio di base in Libano, e termina poco dopo l'invasione israeliana di Beirut. L'evacuazione dell'OLP è stata seguita dai massacri infami a Sabra e Shatila, campi profughi palestinesi nel sud di Beirut, compiuti 28 anni fa da parte delle milizie di estrema destra alleata con Israele. A causa del suo background multiculturale e passaporto europeo, Ivan funge da interprete per organizzazioni non governative (ONG) straniere che lavoravano a Sabra e Shatila, è impegnato in lavori umili e in attività pericolose per una presunta attività operativa svolta segretamente dall'OLP a Beirut ovest.

Sabra Zoo conduce il lettore attraverso i vari aspetti dell'invasione israeliana del Libano nel 1982 nel mezzo della guerra civile del paese lunga 15 anni. Inoltre, Hiller tenta di riportare la storia attraverso il suo protagonista. Diciottenne, Ivan agisce come molti altri giovani, costantemente preoccupato di sesso e alcol. A tratti nel romanzo, tuttavia, il personaggio di Ivan, si presenta come insensibile e incredibile per il modo in cui si getta dagli orrori vissuti dagli individui nei campi alle sue più immediate ossessioni.

Eppure, come la maggior parte di testimoni della guerra in giovane età, Ivan dimostra una saggezza che altri raggiungono solo molto più tardi nella vita, se mai la raggiungono del tutto. Lui è profondamente provato dai bambini palestinesi e dalle famiglie colpite da bombe a grappolo e altri ordigni ed è sconvolto quando deve tradurre prognosi infelici dei medici per i pazienti e le loro famiglie. Tuttavia, non si tira indietro. Ivan mostra un coraggio incredibile, imparando ad affrontare l'assedio e l'attacco, pur continuando i suoi lavori. Il personaggio di Ivan è anche in grado di offrire ai lettori uno scorcio della percezione occidentale della guerra attraverso gli occhi dei lavoratori delle ONG straniere e dei giornalisti con i quali collabora.

Un cameraman straniero reporter per la guerra, racconta ad Ivan, mentre edita un video delle vittime di bombe a grappolo, che farlo è una "perdita di tempo". Egli spiega: "La gente in Occidente non vuole vedere la realtà troppo durante la cena. Tutta la roba cruenta è eliminata a Londra o a New York ... Credo che se mostrassero gli effetti reali della guerra non ne avremmo più." Attraverso questo personaggio, Hiller presenta una universalità di cui, ogni giornalista occidentale che si è occupato del conflitto in questa regione, è consapevole: gli effetti terribili della guerra come si è visto sul campo sono molto diversi da quelli immaginari igienizzati che i media vendono in Occidente.

Tuttavia, attraverso il libro Hiller lascia il lettore frustrato non raccontando chi ha sparato le bombe a grappolo e rendendo difficile capire chi sta assediando Beirut. La parte più problematica si ha quando Hiller introduce il lettore alla Nakba, o "la catastrofe", come Ivan traduce mentre lavora con i rifugiati nel campo, senza menzione della pulizia etnica, determinata dalle milizie sioniste, che ha costretto 750.000 palestinesi a lasciare le loro case in quella che è oggi considerata Israele. Riportato che, indubbiamente, "il ritorno era Palestina", la storia non va a descrivere le circostanze in cui i palestinesi, che presto saranno massacrati nei campi profughi, hanno dovuto lasciare le loro case la prima volta. Mentre un lettore che ha familiarità con la storia di questa regione può facilmente dedurre che Israele è responsabile per la Nakba, per le bombe a grappolo e l'assedio di Beirut, altri potrebbero essere lasciati in sospeso. Si tratta di un romanzo e non di un testo di storia, ma come un romanzo storico, tale contesto è importante.

Nonostante questo, Sabra Zoo rende in maniera visceralmente chiara la brutalità dell'invasione di Israele, a differenza della storia distorta presentata in Valzer con Bashir, incentrato anch'esso sul massacro. Il ritratto che fa Waltz di soldati israeliani benevoli che sparavano semplicemente qualche colpo sulla strada per Beirut e bengala sopra il campo, ed erano per lo più ignari del massacro che stava accadendo sotto, è in contraddizione con la storia e narrazione di Hiller. Quando Israele è finalmente entrato a Beirut dopo una brutale aggressione che ha ucciso circa 20.000 libanesi e palestinesi ed ha causato il ferimento di molti altri, l'OLP aveva già lasciato Beirut e quindi l'esercito invasore non ha trovato alcuna resistenza nella capitale libanese. "'Chi resisterà adesso?'" chiese l'amico dell'OLP di Ivan, spaventato dopo che i combattenti avevano lasciato le loro armi alle autorità libanesi. La narrazione di Hiller espone la vigliaccheria assoluta dell'invasione di Israele di una città incapace di difendersi e la sua responsabilità per uno degli eventi più raccapriccianti degli ultimi decenni.

Rinarrare la storia di un evento che ebbe luogo 28 anni fa può sembrare banale per alcuni che vogliono rimanere incentrati sul presente e futuro, piuttosto che sugli eventi del passato. Ma prima che Beirut - oggi una delle più popolari destinazioni turistiche del mondo - diventi una città che può essere goduta da parte degli stranieri e dei suoi abitanti, coloro che l'hanno devastata con l'impunità, e minacciano di farlo ancora una volta, devono essere prima portati davanti alla giustizia. Sabra Zoo è una lettura consigliata per tutti coloro che sperano di capire meglio dell'invasione israeliana di Beirut e della lunga lotta per la giustizia dei rifugiati palestinesi che continua ancora oggi.

Matthew Cassel ha sede a Beirut, in Libano ed è Assistant Editor di Electronic Intifada. Il suo sito è http://justimage.org.

Traduzione di Ter

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