“Abbiamo un paese che è di parole. E tu parla, che io possa fondare la mia strada pietra su pietra.
Abbiamo un paese che è di parole, e tu parla, così che si conosca dove abbia termine il viaggio.”

Mahmud Darwish

domenica 6 febbraio 2011

Un sogno realizzato che può cambiare molte cose in Medio Oriente

di Sergio Cararo
Nei mesi scorsi, mentre centinaia di attivisti cercavano di perforare l’assedio di Gaza forzando sul valico egiziano di Rafah, in molti avevano toccato con mano come il controllo imperialista USA e israeliano sull’area avesse nell’Egitto di Mubarak uno dei suoi maggiori punti di forza.

L’Egitto del perenne stato d’emergenza (in vigore dal 1981), in questi decenni aveva assicurato la copertura politica e militare a Israele dentro il mondo arabo e sulla sua frontiera occidentale. La complicità con l’assedio dei palestinesi a Gaza è stato solo l’ultimo esempio di questa funzione.

In cambio l’Egitto ha ricevuto finanziamenti e aiuti militari dagli Stati Uniti e la possibilità di esportare manufatti negli USA con sistemi preferenziali ma a patto che i prodotti egiziani avessero all’interno una parte di capitale israeliano.

In una economia che si regge soprattutto sul turismo, l’agricoltura e le rimesse degli emigranti, il limitato sviluppo industriale dell’Egitto è stato dunque fortemente condizionato dalla sua integrazione con gli interessi statunitensi e israeliani.

A fronte delle proteste degli attivisti filo palestinesi al Cairo o davanti alle ambasciate egiziane nelle varie capitali, i funzionari egiziani e molti loro concittadini si dichiaravano indignati che qualcuno potesse protestare verso le loro sedi diplomatiche denunciando la complicità con Israele nell’assedio dei palestinesi di Gaza. I fatti hanno dato torto ai diplomatici egiziani e ragione a chi denunciava il ruolo di “stabilizzatore” degli interessi USA e israeliani da parte dell’Egitto di Mubarak.

In molti abbiamo sognato nel tempo che questo ruolo stabilizzante dell’Egitto prima o poi saltasse mettendo in crisi gli interessi statunitensi e israeliani nell’area, consapevoli che solo la crisi del maggiore e più influente paese arabo potesse rimescolare completamente le carte e i rapporti di forza nella regione.

Questo sogno a lungo perseguito si sta realizzando adesso sotto gli occhi di tutti. Lo confermano le crescenti preoccupazioni e ingerenze israeliane sulla crisi egiziana, il panico dell’amministrazione USA e il disorientamento delle stesse autorità palestinesi che sia in Cisgiordania (governata da Al Fatah) che a Gaza (governata da Hamas) hanno impedito manifestazioni di sostegno alla rivolta popolare in Egitto nel timore di fare comunque un passo falso verso l’Egitto del prossimo futuro.

L’Egitto senza il regime di Mubarak come si relazionerà con le molte contraddizioni irrisolte del mondo arabo, prima fra tutti la questione palestinese? Manterrà l’accordo separato di pace del 1979 con Israele o lo rimetterà in discussione come richiesto dai movimenti progressisti del mondo arabo? Continuerà a blindare il valico di Rafah contribuendo all’assedio israeliano di Gaza o permetterà finalmente ai palestinesi della Striscia di respirare? Le ormai palesi preoccupazioni dell’establishment israeliano su tali incognite confermano che sarà questo uno dei test decisivi per capire se e come gli avvenimenti in Egitto cambieranno veramente l’aria nella regione.

da Forumpalestina del 2 febbraio 2011

Egitto. Attentato contro il gasdotto che rifornisce Israele

Un atto di sabotaggio ha seriamente danneggiato il gasdotto che fornisce Israele di gas proveniente dall’Egitto. Una esplosione ha causato un vasto incendio nei pressi della località egiziana di el-Arich, sul braccio dell’infrastruttura diretto in Giordania L'esercito egiziano ha interrotto la fornitura di gas naturale che confluiva nel gasdotto fatto esplodere stamane, nel nord del Sinai. Lo ha reso noto una fonte della sicurezza. "Le forze armate e le autorita' sono riuscite a chiudere la principale sorgente di flusso e stanno cercando di domare le fiamme", ha detto la fonte. L'Egitto fornisce quasi il 40% del gas naturale ad Israele e a dicembre quattro aziende israeliane hanno firmato contratti ventennali del valore di 7,7 miliardi di euro per importare il gas.

da forumpalestina del 5 febbraio 2011

Egitto. I Fratelli Musulmani annunciano referendum sul mantenimento o meno dell'accordo di pace con Israele del 1979

Se la rivoluzione per cacciare Hosni Mubarak avra' successo, in Egitto ci sara' un referendum per decidere il destino dell'accordo di pace firmato con Israele nel 1979. E' quanto ha affermato, in un'intervista con la televisione israeliana Channel 10, il portavoce dei Fratelli Islamici. "Israele non ha nulla da temere se non i suoi stessi crimini", ha detto ancora Assam el-Erian, assicurando comunque che il suo gruppo e' "non violento" e non e' estremista. Nei giorni scorsi il premier israeliano Netanyahu aveva manifestato le sue inquietudini sugli avvenimenti in Egitto dichiarando che "ci aspettiamo che la comunità internazionale esiga da qualsiasi governo terrà le redini dell’Egitto, di onorare la pace. Questo deve essere chiaro, accanto a qualsiasi discussione su riforme e democrazia".

da Forumpalestina del 4 febbraio 2011

Israele pretende che l'Egitto confermi comunque l'accordo del 1979
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha chiesto al Presidente americano Barack Obama e a diversi leader occidentali di pretendere dal futuro nuovo governo egiziano il rispetto dell'accordo di pace firmato nel 1979 con Israele. Stando a quanto riferito al quotidiano Haaretz da diversi funzionari israeliani, Netanyahu vorrebbe che la comunità internazionale fissasse una serie di condizioni che la nuova leadership egiziana dovrebbe rispettare per ottenere legittimità agli occhi dell'Occidente: non solo democrazia e rispetto dei diritti umani, quindi, ma anche il riconoscimento degli accordi internazionali sottoscritti dal Presidente Hosni Mubarak. "La questione è stata esposta agli americani e a molti altri Paesi - ha detto un alto funzionario a Tel Aviv - non ci opponiamo alla democrazia in Egitto, ma per noi è importante tutelare l'accordo di pace".

da Forumpalestina del 2 febbraio 2011


Israele . Si preoccupa e chiede agli USA e all’Unione Europea di sostenere il dittatore Mubarak

Le autorità israeliane avrebbero inviato un messaggio segreto agli Stati Uniti e ai Paesi europei chiedendo loro di sostenere la stabilita' del regime del dittatore egiziano Hosni Mubarak, colpito da un'ondata di contestazioni senza precedenti. A rivelarlo il quotidiano Haaretz. In questo messaggio, le autorita' israeliane spiegherebbero che sostenere Mubarak e' ''nell'interesse dell'Occidente'' e ''dell'intero Medio Oriente mantenere la stabilita' del regime in Egitto'', sottolinea il giornale.''Dobbiamo quindi frenare le critiche pubbliche contro il presidente Hosni Mubarak'', si legge nel messaggio inviato presumibilmente lo scorso weekend dal governo israeliano a Stati Uniti e Unione Europea.

da Forumpalestina del 31 gennaio 2011

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